Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci delle motivazioni della sentenza di secondo grado sul processo Montante


Un altro capitolo dell'indagine riguarda le bonifiche che Montante disponeva nei locali di suo interesse avvalendosi della ditta Calì service e nel contesto di questi accertamenti il p.m. ha ipotizzato il reato di cui all'art. 367 c.p. commesso il 3.4.2015, quando Montante e Di Simone, in concorso con Carlo La Rotonda e Salvatore Calì, avrebbero creato le tracce dell'installazione di un impianto di intercettazione abusivo nella sala d'aspetto di Confindustria Sicilia per poi denunciare alla Polizia di Stato la commissione del delitto di cui all'art. 617bis in relazione all'art. 623bis c.p.

Le intercettazioni del 23.2.2016 hanno registrato un colloquio tra Di Simone e Montante nella quale il primo riferisce al secondo di una bonifica che la ditta Calì service sta effettuando a casa dell'imprenditore a Serradifalco in contrada Altarello, segnalandogli alcuni problemi; in quell'occasione gli operatori giunti con la vettura della ditta Calì avevano fatto ingresso nell'abitazione, avevano rinvenuto gli apparati di captazione già montati, fotografandoli senza rimuoverli.

Montante commenta: "però quello che mi hanno detto è che le hanno messe ".

Gli investigatori accertavano che le operazioni di bonifica erano state eseguite proprio da Salvatore e Andrea Calì.

Il giudice di primo grado riportava altresì gli elementi investigativi in base ai quali venivano ricostruite ulteriori attività di bonifica eseguite da Calì nel 2016 dopo quella di contrada Altarello, il 15 marzo nella sede di Confindustria a Palermo e il 30 marzo presso la sede di Confindustria nazionale.

Da una bonifica fittizia avrebbe avuto origine la commissione del reato di cui all'art. 367 il 3.4.2015, al fine di simulare uno spionaggio in danno di Confindustria Centro Sicilia, di cui all'epoca era presidente Marco Venturi e direttore Carlo La Rotonda.

Il 18.3.2015 era stato fatto pervenire alla sede di Confindustria Centro Sicilia un esposto anonimo di cui già si è detto, nel quale il giornalista Gianpiero Casagni (che frattanto aveva già proposto al direttore di Panorama degli articoli sui rapporti tra Montante e Arnone e che era oggetto di verifiche illegali attraverso l'accesso alla banca dati SDI) veniva indicato come uomo vicino alla mafia nissena in particolare a Di Vincenzo, Giarratano, Cortese, Rando, Tornatore, a loro volta tutti vicini alla famiglia Madonia; Casagni, secondo l'anonimo, sarebbe stato ingaggiato per distribuire carte e documenti sottratti in varie circostanze a Confindustria.

Il giornalista aveva effettivamente fatto accesso alla sede di Confindustria in via Amico Valenti a Caltanissetta in epoca antecedente e prossima alle festività pasquali del 2015, allo scopo di acquisire informazioni sul PON sicurezza e di accertare se all'interno di quegli uffici operasse effettivamente lo sportello della legalità, prima di pubblicare un articolo sull'argomento sul periodico "Centonove" il 12 marzo 2015.

Di questa visita collocata alla data del 6.3.2015 vi è specifico appunto nel file excel, più volte citato, sequestrato a Montante.

Lo stesso Montante nella conversazione intercettata il 13.3.2015 con Vincenzo Mistretta (e della quale già si è parlato) indicava Casagni come una persona della quale, in base ad "elementi pazzeschi", si doveva pensare che fosse un avvicinato a cosa nostra.

Orbene, Marco Venturi al P.M. in data 17.9.2015 aveva riferito di una vicenda a suo giudizio anomala.

Il 9.4.2015 (giorno in cui era rientrato da un viaggio all'estero) Venturi era stato informato dal direttore di Confindustria La Rotonda che il precedente 3 aprile Montante e Di Simone gli avevano ordinato di effettuare una bonifica nei locali dell'associazione; era stata rinvenuta una microspia che La Rotonda aveva conservato in un sacchetto e che aveva mostrato al Venturi, spiegandogli che era

stata trovata in un termoconvettore.

Venturi si era allora adirato con La Rotonda, rimproverandolo per avere rimosso la microspia dal luogo dove era collocata senza avvisare tempestivamente le autorità competenti perché procedessero ai necessari accertamenti.

La Rotonda gli aveva spiegato che la bonifica si era resa necessaria a seguito di una visita due giorni prima del Casagni, ipotizzando che l'avesse collocata proprio costui.

Gli aveva anche detto di non avere sporto denuncia e, all'invito di Venturi a farlo, La Rotonda aveva risposto che prima ne doveva parlare con Montante e Di Simone.

Il 13.4.2015 ad una riunione di Confindustria Sicilia Venturi aveva notato che La Rotonda si era intrattenuto a parlare con Montante e Di Simone. Poi Di Simone aveva parlato con Venturi del fatto che Confindustria era in quel momento sottoposta ad un violento attacco, alludendo al rinvenimento della microspia.

Venturi aveva mostrato il suo scetticismo, sottolineando che gli sembrava strano che non si fosse tempestivamente denunciato il fatto.

La Rotonda avrebbe poi sporto denuncia il 14.4.2015 ma riferendo i fatti in modo diverso da come si erano svolti.

Alla fine di maggio dello stesso anno Montante aveva chiesto a Venturi spiegazioni su cosa fosse avvenuto con La Rotonda, sostenendo comunque di essere estraneo alla vicenda; ma Venturi gli aveva ribattuto che La Rotonda gli aveva esplicitamente riferito di avere ricevuto direttive da lui per eseguire la bonifica.

Dopo quella tesa conversazione, finita in malo modo, Venturi e Montante non ebbero più rapporti e Venturi ebbe l'impressione che tutta la vicenda fosse stata creata al fine di far apparire Casagni coinvolto in attività di spionaggio e il progetto non fosse andato in porto per la sua contrarietà.

Nella sua denuncia La Rotonda sostenne che il 3.4.2015 di sua iniziativa, dopo aver notato ripetute interruzioni di corrente aveva incaricato la ditta "Calì service" di Palermo di procedere ad un controllo di tutto l'impianto elettrico e che così era stata rinvenuta da questa ditta la microspia

Sosteneva di avere informato Venturi il giorno prima e di avere sporto denuncia dopo che insieme avevano concordato sull'opportunità di farlo; escludeva di avere informato altre persone.

Alla denuncia veniva allegata una relazione di operazioni datata 13.4.2015 della ditta Calì, ma l'incarico e le fatture per il lavoro svolto recavano date antecedenti in parte anche alla data in cui, secondo La Rotonda, egli si sarebbe accorto dei problemi all'impianto elettrico. Inoltre i tabulati telefonici mostrano che La Rotonda ha intrattenuto contatti con Di Simone antecedenti al controllo tecnico e non ne aveva avuti più dopo il controllo, mentre, invece, secondo il GUP, sarebbe stato più logico che, scoperta la microspia, egli informasse subito il responsabile della sicurezza di Confindustria.

Infine dagli accertamenti svolti dal P .M. emerge che la microspia- trasmettitore non era perfettamente funzionante, come sostenuto da La Rotonda, ma era guasta e in corto circuito.

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