Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


Al fine di verificare se il senatore Andreotti abbia arrecato, personalmente o avvalendosi dell’opera di altre persone, un consapevole contributo diretto ad assicurare l’esistenza ed il rafforzamento dell’organizzazione mafiosa, occorre prendere in esame i contatti intercorsi tra l’illecito sodalizio e l’onorevole Salvo Lima.

In proposito, significativi elementi di convincimento si traggono dalle convergenti dichiarazioni – intrinsecamente attendibili per la loro spontaneità, coerenza logica ed univocità – rese, in modo del tutto autonomo e disinteressato, da una pluralità di collaboratori di giustizia sulla cui credibilità soggettiva possono formularsi giudizi positivi per le ragioni esposte nella Sezione I e nel capitolo relativo ai rapporti tra il sen. Andreotti e Michele Sindona.

Va, peraltro, osservato che, sulla base dei principi enunziati nel capitolo III, nell’esame dei diversi fatti che formano oggetto della presente pronunzia, occorre procedere ad una valutazione frazionata delle dichiarazioni accusatorie provenienti dai collaboratori di giustizia; conseguentemente l’attendibilità del dichiarante, anche se denegata per una parte del suo racconto, non ne coinvolge necessariamente tutte le altre, che reggano alla verifica giudiziale della conferma, in quanto suffragate da idonei elementi di riscontro esterno; così come, per altro verso, la credibilità ammessa per una parte dell’accusa non può significare in modo automatico attendibilità per l’intera narrazione.

Dagli elementi di prova acquisiti si desume che già prima di aderire alla corrente andreottiana, l’onorevole Lima aveva instaurato un rapporto di stabile collaborazione con “Cosa Nostra”.

All’associazione mafiosa egli era vicino anche per la sua estrazione familiare, poiché suo padre, Vincenzo Lima, era un “uomo d’onore” della “famiglia” di Palermo–Centro, che faceva capo ai fratelli Angelo e Salvatore La Barbera. Convergono sul punto le deposizioni rese dai collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta, Francesco Di Carlo ed Angelo Siino.

Tommaso Buscetta, escusso all’udienza del 9 gennaio 1996, ha riferito che Vincenzo Lima, il quale gli fu presentato ritualmente come “uomo d’onore” della “famiglia” di Palermo, aveva “raccomandato” il figlio ai fratelli La Barbera perché lo sostenessero elettoralmente.

Le dichiarazioni rese dal collaborante sull’argomento sono di seguito riportate:

Domanda – Lei ha conosciuto anche il padre di Lima?

Risposta – Io l’ho conosciuto sì, il padre di Lima anche lui era uomo d’onore, faceva parte della famiglia di Palermo ed era stato uno di quelli che hanno raccomandato suo figlio ai fratelli La Barbera e Angelo La Barbera era suo rappresentante.

Domanda – In che senso aveva raccomandato Lima?

Risposta – Elettoralmente, perché i fratelli La Barbera si interessavano veramente di Lima a quell’epoca.

Domanda – In che modo si interessava?

Risposta – Sempre alla solita maniera, io non so come dovrei spiegarlo, l’interessamento politico è una cosa difficile che cambia, perlomeno in Sicilia non c’è né il pacco della pasta, né il paio di scarpe. In Sicilia è l’influenza che il rappresentante di una borgata ha su quel rione, ed allora su quel rione quasi si possono stabilire i voti che ci saranno per la Democrazia Cristiana.

Domanda – La Domanda era per capire se lo avevano aiutato nella carriera politica.

Risposta – Lo avevano aiutato, è logico, era uno dei suoi candidati Lima.

Domanda – Dei suoi di chi?

Risposta – Dei fratelli La Barbera.

Domanda – Il padre di Lima da chi le fu presentato?

Risposta – Io non lo ricordo perché questa è una Domanda che si fa sempre, in tutti i processi ascolto questo: da chi le fu presentato? L’importante è averlo avuto presentato, ma non è necessario conoscere la persona che me lo presentò.

Intervento del presidente – Lei risponda alla Domanda. Se lei ricorda da chi le è stato presentato o non lo ricorda. Non faccia commenti sulle domande.

Risposta – Non lo ricordo.

Domanda – Comunque le fu presentato ritualmente come uomo d’onore?

Risposta – Sì.

Domanda – Le fu presentato una sola volta o più volte?

Risposta – Come più volte? Una volta. Una volta è sufficiente.

Dalle suesposte affermazioni del Buscetta emerge, quindi, lo stretto nesso di dipendenza tra l’affiliazione di Vincenzo Lima a “Cosa Nostra” e l’interessamento spiegato dai fratelli La Barbera in favore di Salvo Lima. L’inserimento di Vincenzo Lima nella cosca mafiosa di Palermo Centro, riconducibile ai fratelli La Barbera, è stato confermato dal collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo, il quale ha riferito quanto segue:

Pm: (...) lei ha fatto riferimento già all’onorevole Lima e ha detto che l’onorevole Lima non era amico vostro, non era uomo d’onore. Sa se qualcuno della sua famiglia lo è stato o lo era?

Di Carlo F.: Per quello che mi risulta, perché io non l’ho conosciuto, era il padre in Cosa Nostra. Il padre di Lima era in Cosa Nostra.

Pm: Sa a quale famiglia, di quale famiglia faceva parte?

Di Carlo F.: Faceva parte della vecchia famiglia di La Barbera Palermo Centro. I La Barbera, fratelli La Barbera, i famosi fratelli La Barbera.

Anche il collaboratore di giustizia Angelo Siino ha dichiarato di avere appreso da alcuni esponenti mafiosi che il padre dell’onorevole Lima era un “uomo d’onore” della “famiglia” di Palermo Centro, ed ha rilevato che quindi il medesimo uomo politico godeva di una particolare considerazione nell’ambito di “Cosa Nostra”, specificando quanto segue:

Siino A.: (...) è un periodo ancora dove io ero abbastanza giovane (...). Io di riunioni politiche me ne ricordo diverse dove partecipò sia Lima, sia dove partecipò l’allora ... era Ministro mi pare allora, Franco Restivo. C’erano anche delle altre riunioni dove partecipava Gioia, dove

c’era anche l’Onorevole Cerami. Insomma ce ne sono state di tutti i tipi e colori a cui io vi ho partecipato.

Pm: Signor Siino, mi scusi, la Domanda era incentrata sull’Onorevole Lima.

Siino A.: Sì.

Pm: Quali ricorda in quel periodo e ad esempio, per collocarlo un pò nel tempo se è in grado di dire se Lima era già stato eletto Sindaco di Palermo oppure siamo addirittura ...

Siino A.: Prima.

Pm: Prima che venisse ...

Siino A.: Sì, sì, ed è stato eletto ... In che anno è stato eletto non me lo ricordo io, comunque sicuramente era prima perchè ...

Pm: ’58 ...

Siino A.: No, allora era diciamo intorno qualche anno prima, ’57, ’58, perchè ero sempre ragazzino. Lui mi pare che prima di essere eletto Sindaco di Palermo fu per, non lo so, aveva un incarico di partito, per cui chiaramente già girava come consigliere comunale, oppure fu proprio in occasione della sua elezione a consigliere comunale. Comunque c’erano le solite mega mangiate nei posti più disparati della Conca d’oro, anche ...

Pm: Ecco, ci vuole descrivere quindi questa ... queste occasioni che sta ricordando, chi c’era insieme a Lima in queste riunioni?

Siino A.: Io mi ricordo che c’era anche oltre Lima c’erano degli altri personaggi che non ricordo, personaggi pseudo politici. I mafiosi invece me li ricordo. C’era Nino Ricco, Nino Sorce, c’erano un altro che si chiamava Lo Verde, c’erano dei personaggi della zona che si chiamavano

Cirafici, insomma c’erano un sacco di gente. C’erano i Cottone, intendo dire i Cottone originari di Villabate e c’erano parecchi personaggi a cui lui era molto legato, che lo tenevano in grandissima considerazione. Tanto è il fatto anche ...

Pm: Che significa lo tenevano in grandissima considerazione?

Siino A.: Cioè praticamente quello che io sento ... quello che si diceva allora è che Lima fosse figlio di un uomo d’onore, di un uomo d’onore appartenente alla famiglia di Palermo centro. E per cui praticamente era tenuto in certa considerazione, mafiosamente parlando. Cioè poi che era

un ragazzo sveglio, dicevano che andava forte, si sarebbe fatto e cose di questo genere. In effetti lui camminava sempre con un codazzo di personaggi che ... politici e non, che praticamente erano anche riconducibili a mafiosi, ci camminava con Brandaleone, camminava con altri personaggi della zona di Corso dei Mille, camminava con Guttadauro, Guttadauro era il padre dell’attuale ... del medico, di Giuseppe Guttadauro, Carlo Guttadauro e l’altro fratello non so come si chiama. Comunque camminava con tutti questi personaggi.

La statura delinquenziale di Vincenzo Lima non era sfuggita alle forze dell’ordine: dalla deposizione resa dal teste isp. Salvatore Bonferraro all’udienza del 22 maggio 1996 si evince, infatti, che a carico di Vincenzo Lima risultano diversi precedenti di polizia e giudiziari, relativi al periodo dal 1910 al 1958. Contro di lui vennero sporte numerose denunce (tra l’altro, per i reati di minacce, furto aggravato, favoreggiamento, porto di rivoltella senza licenza, truffa, lesioni, insolvenza fraudolenta).

In data 30 settembre 1931 egli fu denunciato all’Autorità Giudiziaria per rispondere del reato di tentato omicidio in danno del vigilato speciale Arturo Mingoia, di varie estorsioni, di associazione per delinquere finalizzata alla consumazione di reati contro il patrimonio e la persona, e di favoreggiamento nei confronti dei latitanti Salvatore Scrima e Giuseppe Ingrassia; tra gli imputati in tale processo, figuravano Gaetano PenNino e Gioacchino PenNino, rispettivamente padre e nonno dell’attuale collaboratore di giustizia Gioacchino PenNino.

Il tentato omicidio era stato commesso dai latitanti Scrima e Ingrassia, per vendetta nei confronti del Mingoia. Il teste Bonferraro ha precisato che «fallito questo tentativo (...) lo Scrima con la complicità del Lima, del Marrone Vincenzo ed altri, pensò di ricostituire una nuova organizzazione criminale che si andava formando in quegli anni con la denominazione di nuova Sicilia, che si riproponeva la ricostituzione della mafia che già era stata debellata (...) dalle energiche azioni di Polizia di quegli anni del Prefetto Mori».

All’esito del relativo processo, Vincenzo Lima venne assolto dalle imputazioni di tentato omicidio e di estorsione; venne pure prosciolto, per amnistia, dai reati di favoreggiamento e di associazione per delinquere.

Questa vicenda giudiziaria era conosciuta anche dal collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino, il quale nel suo esame dibattimentale, essendogli stato Domandato se avesse conosciuto il padre dell’onorevole Lima, ha dichiarato: «io non ho conosciuto il padre di... sapevo che si chiamava Vincenzo in quanto mio padre mi ebbe a dire che il predetto, negli anni ’30, (...) era stato inquisito con mio padre per un’associazione a delinquere e di cui era il capolista». I contatti di Salvo Lima con esponenti di “Cosa Nostra” furono, dunque, favoriti dalla sua estrazione familiare, ed accompagnarono tutte le fasi della sua carriera politica.

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