Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci delle motivazioni della sentenza di secondo grado sul processo Montante.


La dirigente della Squadra Mobile di Caltanissetta, dott.ssa Marzia Giustolisi, aveva riferito con una relazione di servizio in data 13.6.2016 che, dopo la pubblicazione dell'articolo sul quotidiano "Repubblica" del 9.2.2015, aveva interloquito per le vie brevi con la I divisione dello SCO e aveva confermato l'esistenza delle indagini su Montante anche con attività di intercettazione.

Una seconda interlocuzione con lo SCO vi fu nel dicembre 2015 per preannunciare le imminenti perquisizioni delegate dal P.M., che dovevano interessare anche Giuseppe D'Agata e alcuni uffici dell'AISI.

Andrea Grassi dichiarò in sede di indagini di avere avuto notizia dell'indagine su Montante in epoca anteriore, già nel 2014, e comunque prima della pubblicazione dell'articolo giornalistico che ne divulgava la notizia, tanto da ricordare di esserne rimasto stupito.

La dott.ssa Giustolisi, sentita nel corso del giudizio di primo grado, ha riferito che in effetti aveva parlato con i dirigenti dello SCO delle indagini in corso, ancora non del tutto strutturate, ma comunque già avviate per verificare le dichiarazioni dei collaboratori su Montante; lo aveva fatto prima ancora di comunicare - dopo che furono concordate con l'Ufficio inquirente - l'imminente avvio delle programmate attività di intercettazione. Ciò accadde con un'interlocuzione (avvenuta in occasione di un soggiorno a Roma della Giustolisi per ragioni di ufficio) con altro dirigente dello SCO il dott. Raffaele Grassi, che tuttavia al momento in cui fu comunicato l'avvio delle intercettazioni era in procinto di assumere altro incarico a Reggio Calabria.

Sicchè, secondo la ricostruzione del GUP, le comunicazioni allo SCO riguardo le indagini su Montante di cui era poi venuto a conoscenza Andrea Grassi ( poi assolto in appello in questo processo) erano state tre:

Una prima nell'ottobre 2014, che aveva ad oggetto la generica informazione dell'esistenza di un'indagine su di lui;

Una più precisa informazione sulle attività di intercettazioni, risalente al febbraio 2015, dopo la divulgazione della notizia dell'indagine;

Una terza ancora di maggior dettaglio, risalente al dicembre 2015, relativa all'imminente esecuzione di perquisizioni che coinvolgevano pure il col. D'Agata.

Nel corso delle intercettazioni veniva captata a bordo della loro Mini Cooper una conversazione tra D'Agata e la moglie Battiato che in data 31.1.2016 da Catania si stavano recando a Palermo per incontrare il prof. Angelo Cuva, il quale aveva convocato d'urgenza l'ufficiale per delle comunicazioni.

Già le indagini avevano dato contezza del fatto che sia Montante sia D'Agata erano a conoscenza delle investigazioni a loro carico e adottavano cautele nei colloqui telefonici.

Ampie sono le risultanze riguardo ad un certosino lavorio svolte da persone di fiducia di Montante su mandato di costui al fine di raccogliere documenti cartacei e informatici, catalogarli e occultarli. Con Cuva D'Agata aveva già intrattenuto diverse comunicazioni telefoniche nel corso delle quali con linguaggio allusivo, mascherato da riferimenti a ricerche, a professori universitari e a testi di studio, secondo gli inquirenti, parlava delle notizie . . . . apprese sulle indagini in corso attraverso un canale che dal gen. Esposito attraverso il Sen. Schifani arrivava a lui (sul punto si rinvia all'esegesi della conversazione del 19 del 21 e del 24.1.2016, di cui alle pagg. 1582 e seguenti della sentenza di primo grado).

La conversazione del 31.1.2016 conteneva un 'indicazione precisa della prima fonte dalla quale D'Agata aveva avuto notizia dell'indagine. Mentre si recavano da Angelo Cuva e comunque la moglie cercava di rassicurare D'Agata auspicando che magari avrebbero appreso cose meno gravi di quelle che si potevano aspettare, emergeva che l'ufficiale era stato avvisato che Montante era sotto intercettazione già da un anno da Cavacece e non da "Angelo"

BATTIATO: quando ti avevano detto che lui c'aveva sotto controllo chi te lo aveva detto?

D'AGATA: CAVACECE, ma quasi un anno fa .. .

BATTIATO: t'aveva detto ... (inc) ... Angelo? .. .

D'AGATA: no ...

BATTIATO: chi era sotto?

D'AGATA: Monta ... Montante ...

BATTIATO: ah. .. pensavo Angelo

D'AGATA: no ...

BATTIATO: cioè, un anno di intercettazioni. è veramente ... (inc) ... da incubo ...

Il riferimento era allo stesso periodo in cui la Squadra mobile di Caltanissetta aveva comunicato allo SCO dell'avvio delle intercettazioni nel procedimento a carico di Montante (in realtà le prime intercettazione ebbero come obiettivo, per precisa scelta di strategia investigativa, i suoi più stretti collaboratori, come Vincenzo Mistretta e Carmelo Giardina) e coincideva con il periodo in cui Montante aveva diradato i contatti telefonici con D'Agata, rimasti frequenti e con cadenza regolare fino al 21.2.2015.

Da quel momento Montante cominciava ad osservare accortezze assai sintomatiche della consapevolezza di essere sottoposto ad indagini tecniche.

Si recava all' AISI per incontrare il Gen. Esposito e il dott. Mario Blasco, ma spegneva il telefono per impedire la geolocalizzazione o le captazioni attraverso intrusore informatico; disponeva bonifiche da microspie nei luoghi da lui abitati o frequentati; si attrezzava con utenze riservate intestate a terzi per comunicare con i suoi più stretti collaboratori; organizzava una complessa operazione di occultamento di documenti che veniva eseguita dai collaboratori.

Tutte queste sintomatiche attività vengono ricostruite dettagliatamente dal giudice di primo grado, riportando documenti investigativi, alle pagg. 1514 e seguenti della sentenza impugnata.

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