L’ennesimo vertice di centrodestra «non sulle regionali», come continuano a ripetere i leader, è durato poco meno di un’ora. Tra un impegno internazionale e l’altro di Giorgia Meloni, a palazzo Chigi si sono riuniti i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi, ma anche il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. La sua presenza è stata quella più significativa, che ha connotato un incontro che altrimenti sarebbe terminato con un nuovo rinvio.

Il dossier di cui nessuno vuole parlare direttamente, ma che è al centro dei pensieri di tutti i partiti, è quello delle regionali. Formalmente, mancano ancora almeno tre candidati. In Puglia c’è da confermare il forzista Mauro D’Attis per sfidare Antonio Decaro, in Campania l’avversario di Roberto Fico dovrebbe essere il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, civico ma di area Fratelli d’Italia.

Molti più problemi li crea invece il Veneto, che la Lega rivendica a gran voce, ma che FdI non è pronta ad accordare fino a quando non avrà messo in cassaforte la vittoria nelle Marche (il 28 e 29 settembre), con la conferma dell’uscente Francesco Acquaroli, secondo i sondaggi tallonato, a due punti di distanza, da Matteo Ricci. Risultato: alla Lega rimane poco e niente da rivendicare dal pratone di Pontida, dove si riunirà il prossimo 21 settembre.

L’autonomia

Ecco perché, formalmente, il vertice si è trasformato in un incontro non sulle regionali, ma «in cui parlare dell’autonomia», come ha spiegato Lupi. Ed ecco così spiegata la presenza del ministro Calderoli, la cui legge ordinaria sull’autonomia si è infranta sulla sentenza della Consulta, che ne ha bocciato i punti salienti. Ora andranno riscritti, se non si vuole archiviare la riforma bandiera dei leghisti, e il ministero è da mesi all’opera per correggere soprattutto la parte sui livelli essenziali delle prestazioni. La matassa è tecnica e complicatissima, ma soprattutto serve la volontà politica di ricalendarizzare la riforma. «Si va avanti nel percorso con i passaggi formali che si dovranno fare», ha commentato Lupi.

Nulla di più, nulla di meno. Fonti leghiste confermano che proprio la ripresa dell’iter dell’autonomia differenziata sarà portata da Salvini sul pratone della bergamasca dove esordirà anche il contestato (almeno dai dirigenti della vecchia guardia) generale Roberto Vannacci.

La linea è che la riforma c’è, va solo leggermente corretta e il governo è deciso a farlo il prima possibile. Poco, considerando che la speranza del segretario era quella di poter annunciare il candidato leghista alla regione Veneto, dove in pole c’è il segretario regionale, Alberto Stefani. Più di così, però, non si è riusciti a fare. Del resto FdI ha fatto capire di non avere fretta di risolvere la grana dell’ultima regione al voto, si parla del 23 novembre, nel 2025.

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