Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


Dalle dichiarazioni di Vincenzo Marsala si evince, dunque, che Giuseppe Marsala (capo del “mandamento” e rappresentante della “famiglia” di Vicari fino al 1969, il quale manteneva i contatti con gli esponenti politici) offriva costantemente il proprio appoggio elettorale a Salvo Lima e diffondeva l’indicazione di votare in favore di quest’ultimo e di altri candidati (segnatamente, D’Acquisto, Pergolizzi, Ciancimino); che anche Mariano Marsala impartì l’ordine di indirizzare il consenso elettorale verso Salvo Lima ed altri esponenti della Democrazia Cristiana (D’Acquisto, Carollo, Fasino, Ferrara); che Aurelio Ocelli si attivava nelle campagne elettorali di Salvo Lima; che in generale il sostegno elettorale di “Cosa Nostra” veniva rivolto verso gli uomini politici che, per il loro potere e la loro importanza, potevano garantire, mediante condotte di favoritismo, il conseguimento di vantaggi per l’associazione mafiosa.

Un significativo comportamento attuato dal Lima a favore di soggetti legati a “Cosa Nostra” è quello, menzionato – come si è detto – nella pronunzia del 16 aprile 1988 della Corte di Assise di Palermo, riguardante l’irregolare assegnazione di case popolari a mafiosi e a loro congiunti.

Sulla base delle risultanze probatorie precedentemente riassunte, è quindi rimasto dimostrato che, anteriormente alla sua adesione alla corrente andreottiana, Salvo Lima aveva già instaurato un intenso rapporto di scambio con una pluralità di articolazioni dell’organizzazione mafiosa, che gli assicuravano il proprio sostegno elettorale e ricevevano da lui molteplici favori attraverso illecite condotte di condizionamento dell’operato della pubblica amministrazione.

Si è precedentemente rilevato che l’onorevole Lima non nascose i propri contatti con un esponente di spicco di “Cosa Nostra” come Tommaso Buscetta all’uomo politico che aveva favorito, con una essenziale opera di impulso e di intermediazione, il suo ingresso nella corrente andreottiana: l’onorevole Evangelisti, cui l’onorevole Lima aveva esternato la propria amicizia con il Buscetta, esprimendo altresì una chiara consapevolezza dell’influenza di quest’ultimo soggetto (“è un mio amico, è uno che conta”).

L’atteggiamento manifestato dall’onorevole Lima nella suesposta conversazione con l’onorevole Evangelisti palesa l’importanza che l’uomo politico siciliano attribuiva ai propri rapporti con un esponente mafioso che si era efficacemente attivato per assicurargli un diffuso sostegno elettorale in ambienti nei quali era particolarmente forte il condizionamento esercitato da “Cosa Nostra”.

Non è, quindi, un caso che i rapporti dell’onorevole Lima con il Buscetta siano proseguiti anche dopo l’ingresso del primo nella corrente andreottiana e dopo la sottoposizione del secondo soggetto allo stato di detenzione.

Al riguardo, il Buscetta nel corso dell’udienza del 9 gennaio 1996 ha precisato che, mentre era detenuto presso la Casa Circondariale di Palermo, negli anni 1972-77, non ebbe contatti personali con l’onorevole Lima. Quest’ultimo, tuttavia, continuò ad inviargli informazioni, e gli comunicò – attraverso il Brandaleone, il quale trasmetteva tali messaggi avvalendosi dell’onorevole Barbaccia – di essere spiacente di non potersi interessare di lui, rappresentando che un eventuale interessamento non avrebbe prodotto risultati utili per il Buscetta ed avrebbe, invece, arrecato un danno allo stesso Lima, il quale sarebbe stato pubblicamente screditato.

Il Buscetta veniva settimanalmente sottoposto a visita medica dal Barbaccia, ed in queste occasioni conversava con lui; il Barbaccia gli riferì che i Salvo (precedentemente ignoti al Buscetta) avevano acquistato importanza sia nell’ambito di “Cosa Nostra”, sia come personaggi di primo piano nel mondo economico, ed appoggiavano l’onorevole Lima (“i cugini Salvo non avevano altro candidato all’infuori di Salvo Lima, nella Provincia di Palermo”).

Il collaboratore di giustizia ha aggiunto che nell’estate del 1980, resosi latitante, incontrò a Roma, presso l’Hotel Flora, l’onorevole Lima. L’incontro avvenne per volontà dello stesso esponente politico, il quale desiderava salutare il Buscetta e scusarsi con lui per non avere avuto la possibilità di operare in suo favore durante la sua detenzione; ciò fu comunicato preventivamente al Buscetta da Antonino Salvo (il quale si trovava nella capitale perché doveva essere sentito da un giudice), nel corso di una colazione svoltasi nell’abitazione romana di Giuseppe Calò.

Il Buscetta si recò presso il suddetto albergo in compagnia di Antonino Salvo. Quest’ultimo, dopo i saluti, lasciò soli il Buscetta e l’onorevole Lima, che si sedettero su una panca posta in un punto poco illuminato, sulla destra dell’atrio dell’albergo, e si soffermarono a discutere per circa quindici minuti.

Nel corso della conversazione, l’esponente politico affermò di essere dispiaciuto di “non essersi potuto interessare” del Buscetta, e quest’ultimo non potè dargli torto, avuto riguardo alla fortissima attenzione che avevano manifestato nei suoi confronti le forze di polizia.

L’onorevole Lima ed il Buscetta, poi, parlarono dei fatti che rientravano nei loro comuni ricordi. Il discorso cadde sulla personalità del Ciancimino e sui problemi creati da costui. L’onorevole Lima faceva riferimento alle pretese avanzate dal Ciancimino, e desiderava che il Buscetta comprendesse che i “corleonesi” gli arrecavano un notevole fastidio proprio attraverso il Ciancimino.

Durante l’incontro, il Buscetta e l’onorevole Lima videro passare davanti all’albergo il loro comune amico sen. Giuseppe Cerami, ma non lo chiamarono per non interrompere la loro discussione.

Dopo la conclusione dell’incontro, Antonino Salvo rappresentò al Buscetta che i “corleonesi” creavano gravi difficoltà all’onorevole Lima attraverso il Ciancimino, il quale era appoggiato da costoro in modo incondizionato.

Da questi discorsi, il Buscetta trasse la conclusione che l’onorevole Lima intendeva avvalersi della sua mediazione per la gestione dei rapporti con i “corleonesi”. Anche i Salvo in altre occasioni gli espressero un analogo intento.

Le dichiarazioni rese dal Buscetta in proposito sono di seguito trascritte:

Domanda - Prima di passare alla prossima Domanda sul prosieguo dei suoi rapporti con Lima, se ve ne furono, desidererei che lei precisasse al Tribunale il periodo della sua detenzione in Italia, dal momento in cui venne estradato la prima volta dal Brasile.

Risposta - Il periodo è dal 3 o 4 dicembre del 1972 fino al gennaio del 1980. (...)

Domanda - E durante la sua carcerazione (...) dal ’72 all’80 per la precisione, ricorda in che carceri passò la sua detenzione? Cominciamo con il carcere dell’Ucciardone, fu mai detenuto all’Ucciardone?

Risposta - Sì, e ci rimasi fino a che fui trasferito alla fine degli anni ’73 per passare un processo d’appello alla Corte d’Assisi (rectius Assise: n.d.e.) di Catanzaro. Ritornai nuovamente all’Ucciardone nel mese di gennaio del 1974. Quindi rimasi a Catanzaro circa un mese e mezzo.

Domanda - Poi?

Risposta - Poi fui trasferito al carcere di Barcellona, Sicilia, per un periodo di un mese e mezzo, credo, nel mese di maggio del 1974 stesso. (…) Da Barcellona rientrai all’Ucciardone (...). E vi rimasi fino all’agosto del 1977, ininterrottamente, tranne qualche sortita di pochi giorni per andare alle cliniche di Palermo, agli ospedali, ma due o tre giorni.

Domanda - Quindi diciamo dalla fine del ’72 all’agosto del ’77 lei è stato quasi ininterrottamente all’Ucciardone?

Risposta - Sì.

Domanda - All’Ucciardone dove dimorava, solitamente?

Risposta - All’infermeria. Quando ritorno dal centro clinico di Barcellona, vado direttamente all’infermeria e di là esco solo nel 1977. (...)

Domanda - Dopodiché lei passa (...) nel circuito dei supercarceri?

Risposta - Sì.

Domanda - E quali carceri frequenta nel periodo ’77-’80?

Risposta - Vengo trasferito prima all’Asinara, dall’Asinara a Sassari, da Sassari a Paliano, da Paliano a Roma, da Roma a Cuneo, da Cuneo a Napoli, da Napoli a Cuneo, da Cuneo a Milano, da Milano a Palermo, da Milano a Cuneo, da Cuneo a Palermo. (..) Quando esco dal circuito carcerario mi trovo a Torino. (...) In semilibertà. Credo che questa semilibertà mi venne concessa nel mese di gennaio o di febbraio del 1980.

Domanda - Lei rispetta l’obbligo della semilibertà?

Risposta - Sì. Lo rispetto fino al mese di giugno o maggio, che mi viene concesso dal giudice di sorveglianza di Torino un permesso per recarmi a Palermo (...) e non ritorno più a Torino.

Domanda - E da quel momento?

Risposta - Divento latitante.

Domanda - Fino a quando poi non viene di nuovo ricatturato, dove e quando?

Risposta - Vengo ricatturato in Brasile nel 1983, nel mese di ottobre. (...)

Domanda - Fatte queste premesse di ordine cronologico, ritorniamo al periodo in cui lei dal 1972 fu detenuto nel carcere dell’Ucciardone. I suoi rapporti con l’onorevole Lima in questo periodo si interruppero?

Risposta - Certamente e personalmente sì, ma non si interruppero a livello di avere informazioni da Lima, o Lima stesso mandarmi a dire, attraverso Brandaleone, che trasmetteva all’onorevole Barbaccia che gli dispiaceva non potersi interessare di me, perché se si fosse interessato di me avrebbe causato un danno a me, senz’altro, perché non avrebbe ottenuto lo scopo, ma un danno a se stesso, perché pubblicamente sarebbe stato messo alla berlina.

Domanda - L’onorevole Barbaccia è il dottor Barbaccia, otorino, del quale lei ha parlato?

Risposta - Sì.

Domanda - Ed i suoi contatti con il dottore Barbaccia quando avvenivano, se avvenivano?

Risposta - Avvenivano tutti i lunedì di tutti i mesi, tranne quei periodi di ferie che lui prendeva logicamente, come qualsiasi persona, ma se lui non era in ferie ogni lunedì era all’Ucciardone, che io ricordi.

Domanda - Lei tutti i lunedì si faceva visitare?

Risposta - Beh, mi facevo visitare e certe volte mi facevo anche visitare per poter scrivere qualcosa nella cartella clinica, ma non era una visita ma era più che altro stare quella mezzoretta, quei tre quarti d’ora insieme al suddetto Barbaccia, discutendo cosa graziosa, oppure cosa non graziosa, era che lui era un fumatore che aveva smesso di fumare. Ma ogni lunedì lui si fumava le sue 5, 6 sigarette tutta in una volta e diceva: «Adesso fumo, fumerò nuovamente lunedì prossimo». E la passavamo discutendo.

Domanda - E nel corso di queste discussioni Barbaccia le parlava dell’onorevole Lima?

Risposta - Sì, parlava dell’onorevole Lima, del nuovo stato di cose che si erano instaurate a Palermo, che dopo... Per esempio una cosa che trattavo era che i fratelli La Barbera non c’erano più, Gioacchino Pennino era vecchio, non si interessava più. I nuovi amici che si interessavano per Lima si chiamavano i Salvo. Solo in quell’epoca io appresi che c’erano delle persone che si chiamassero Salvo, prima non l’avevo saputo.

Domanda - Quindi negli anni ’70 lei sa se Lima era ancora appoggiato dalla famiglia di Palermo Centro, nonostante fossero venuti meno i La Barbera o se era passato ad altro appoggio, a cercare altri appoggi politici?

Risposta - La famiglia di Palermo non c’era più, né con i La Barbera e né senza i La Barbera, dopo quello che si era verificato nel 1963, avevamo stabilito che famiglia a Palermo per molti anni non ce ne dovevano essere più. Intendo dire Palermo Centro.

Domanda - Ritorniamo all’appoggio di Cosa Nostra all’onorevole Lima: cosa le dice più esattamente Barbaccia nel corso di questi vostri colloqui?

Risposta - Che il candidato dei cugini Salvo, di cui mi fa una relazione, chi erano e le importanze che avessero e in Cosa Nostra e come persone di primo piano nel mondo economico, erano i cugini

Salvo. Il candidato, l’unico candidato dei cugini Salvo si chiamava Salvo Lima; i cugini Salvo non avevano altro candidato all’infuori di Salvo Lima, nella Provincia di Palermo; quello che io conosco è nella Provincia di Palermo.

Domanda - Passiamo al 1980, periodo in cui lei, come ha detto, si rende latitante approfittando di un permesso. Ha avuto più modo di incontrare personalmente Salvo Lima?

Risposta - Sì. L’ho incontrato a Roma nel 1980. E proprio a proposito di questo, quando si parla a Falcone, politici, mafia e politica, io dissi a Falcone che nel 1980 avevo incontrato un parlamentare in un hotel di Roma. Dissi poi che l’avevo incontrato insieme ai Salvo, non feci mai il nome di Lima, malgrado Falcone ci fosse arrivato per cognizione personale.

Ricordo che una volta interrogandomi, il giudice Falcone, gli disse: «Non lo accetto e non lo smentisco, comunque quando arriverà il tempo di parlare di mafia e politica ne parlerò». L’ho incontrato, adesso lo so meglio, all’Hotel Flora di Roma, l’ho indicato come un hotel che andava visto come se venendo da Piazza Barberini ed andando verso quei muri, quegli archi antichi, sulla destra, al finale di Via Veneto. Adesso so che si chiama Hotel Flora, ed in quell’Hotel Flora io mi recai insieme a Nino Salvo, perché Lima l’aveva voluto e perché desiderava salutarmi.

Domanda - Nino Salvo cosa le dice, prima di questo incontro?

Risposta - Nino Salvo cosa mi dice!

Domanda - Esattamente, se riesce a ricordarlo?

Risposta - Perché lui si trova a Roma?

Domanda - Anche.

Risposta - Lui si trova a Roma perché deve rispondere o deve essere interrogato da qualche giudice e noi ci troviamo a colazione, no a pranzo, a casa di Giuseppe Calò, che abita a Roma, e mi dice che c’è Salvo Lima che mi vuole salutare e che si vuole scusare per quello che non ha potuto fare durante gli anni della tua detenzione.

Domanda - Lei quindi accetta di incontrarlo, vi incontrate all’Hotel Flora; qual è l’oggetto della conversazione durante questo incontro?

Risposta - Anche se l’incontro non è stato molto lungo, è stato breve, non si

tratta di ore, si parlò. Prima di ogni cosa mi disse che gli dispiaceva di non essersi potuto interessare di me, ed io non potei dargli torto, perché effettivamente aveva ragione lui, quando si parlava, a quell’epoca non esisteva né Totò Riina, né i Corleonesi, non esisteva nessuno, esisteva solo Tommaso Buscetta, che era il re dei due mondi, era il re della droga, era l’uomo a cui tutta la polizia d’Italia doveva dedicare il suo tempo. E quindi io ritenevo che l’onorevole Lima avesse ragione, quindi non ce l’avevo proprio con lui.

Poi passammo a parlare dei fatti che ci ricordavamo insieme, di chi era Ciancimino, che Ciancimino continuava a essere sempre lo stesso, che Ciancimino dava dei problemi, che Ciancimino "non so che cosa pretendeva" diceva lui, se sono arrivato al punto che si discute dei 4 quartieri di Palermo e l’abbiamo dedicato proprio a lui per amministrarli. Quindi la conversazione è stata piuttosto futile, niente di importante, ma comunque una cosa era certa: lui voleva che io capissi che i Corleonesi gli davano molto fastidio a lui, che non lo lasciavano vivere e che questo avveniva attraverso Ciancimino. Nino Salvo, quando ci lasciammo, fu più esplicito.

Domanda - Nino Salvo partecipa a questo incontro oppure no?

Risposta - No. Nino Salvo partecipa all’incontro, però ci lascia soli, non so se lo fa per un rispetto a me, ma non credo, lo farà forse per un rispetto all’onorevole Lima. Ma quando noi, dopo esserci salutati, ci siamo appartati, Nino Salvo rimase nei pressi però senza intervenire agli scambi di opinione che avevamo io e Lima. Ma ripeto...

Domanda - Io l’ho interrotta, lei stava riferendo che Nino Salvo, conclusosi l’incontro, le sta dicendo qualcosa; che cosa?

Risposta - Mi sta dicendo proprio che i Corleonesi fanno la vita impossibile a Lima, attraverso Ciancimino, perché Ciancimino è indomabile ed è appoggiato incondizionatamente dei Corleonesi.

Domanda - Quindi lei che conclusione trae da questo incontro con Salvo Lima prima e con Nino Salvo poi? Che cosa si voleva da lei?

Risposta - Come al solito la mediazione. Io potrei dirle, saprei dirlo molto bene se potessi parlare in siciliano, ma devo parlare in italiano e devo dire, come al solito, la mia mediazione, perché lui ha dato un messaggio ben chiaro: "Aiutami nella gestione di questi benedetti Corleonesi".

Intervento del presidente - Lui chi?

Risposta - Salvo Lima, che poi, tra l’altro, erano anche i Salvo che lo volevano, e che in altre occasioni non ne fecero segreto, dicendomi ben chiaramente che cosa erano i Corleonesi per loro. Però non siamo a proposito dei Salvo.

Domanda - Durante l’incontro dell’Hotel Flora, ha visto qualche altro uomo politico, o qualche altro palermitano, oltre a Nino Salvo, ovviamente? Lo ha visto, intendo lo ha visto passare, non che abbia partecipato all’incontro?

Risposta - Sì.

Domanda - Chi era?

Risposta - No, ho visto, abbiamo visto passare Giuseppe Cerami, Senatore, amico di Lima ed amico mio. Abbiamo preferito non fare interrompere il rapporto che si stava creando tra me e Lima, perché averlo chiamato, se lui ci avesse visto non ci avrebbe dato fastidio.

Intervento del presidente – Dove lo avete visto passare?

Risposta - Davanti l’hotel.

Domanda - A proposito dell’hotel, questo incontro, questo pour parler tra lei e Lima, dove avviene nell’hotel, se lo ricorda? Lo può descrivere?

Risposta - Io ho un ricordo vago adesso, ma comunque tenterò. Entrando dall’hotel, sulla destra c’è una zona d’ombra, dove c’è una panca, dove c’era una panca perché non so se c’è più, noi, al momento di salutarci, con Lima, ci siamo salutati nell’atrio dell’hotel, poi ci siamo avviati verso questa panca, ci siamo seduti, quando saranno passati 10 minuti, 15 minuti, non saprei dire quanto, ci siamo alzati quasi andando incontro a Nino Salvo che era un po’ più appartato sulla sinistra dell’ingresso dell’hotel.

Domanda - Ritorniamo a Nino e Ignazio Salvo. Lei ha già detto di averne sentito parlare, per la prima volta, nel carcere di Palermo, attraverso il dottor Barbaccia, li ha mai conosciuti personalmente, e se sì, quando?

Risposta - Li ho conosciuti personalmente nell’agosto-luglio, subito dopo che mi sono dato alla latitanza mi sono stati presentati da Stefano Bontade.

Intervento del presidente – Quindi siamo nell’anno?

Risposta - 1980, subito dopo la latitanza.

Domanda - Quando dice: mi furono presentati, intende...?

Risposta - Ufficialmente, nel senso di uomini d’onore. (...)

Domanda - I Salvo, lo ha già accennato, erano in rapporti con Salvo Lima. Sa qualche cosa di più di ciò che ha detto su questi rapporti tra i cugini Salvo e Salvo Lima?

Risposta - Qualcosa di più, i rapporti sono elettorali, perché ho detto poc’anzi che il candidato per i cugini Salvo era Salvo Lima, e logicamente consideravano Salvo Lima come se fosse uno della loro stessa famiglia, intendo dire famiglia, non Cosa Nostra, come se fosse un parente. Loro parlavano di Salvo Lima come se fosse una cosa loro, Salvo Lima significava per loro difenderlo e portarlo incondizionatamente perché Salvo Lima rispondeva a tutti i requisiti dell’uomo di cui loro avevano bisogno. (...)

Intervento del presidente – L’incontro all’Hotel Flora quando avviene?

Risposta - Avviene durante l’estate dell’80, perché è un’estate caldissima.

È particolarmente significativo il fatto che Salvo Lima, in questa occasione, abbia chiesto di incontrare un esponente mafioso latitante, come Tommaso Buscetta, proprio per avvalersi della sua opera di mediazione in ordine ai rapporti con lo schieramento “corleonese” di Cosa Nostra, dal quale era energicamente sostenuto Vito Ciancimino.

Un simile contegno dimostra inequivocabilmente l’inestricabile intreccio venutosi a creare nelle relazioni tra esponenti politici e mafiosi per effetto del rapporto di stabile collaborazione rispettivamente instaurato dal Ciancimino con lo schieramento “corleonese” e dal Lima con lo schieramento contrapposto. La decisione dell’onorevole Lima di avvalersi della mediazione del Buscetta costituisce, infatti, un inequivocabile indice dell’impossibilità di risolvere attraverso canali politici i contrasti esistenti con il Ciancimino, ed, al contempo, una palese accettazione dell’influenza esercitata da “Cosa Nostra” sul piano politico.

Per quanto attiene all’episodio in esame, le dichiarazioni del Buscetta trovano univoco e preciso riscontro in diversi altri elementi di convincimento.

Il collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino, all’udienza del 15 dicembre 1995, ha dichiarato che nel 1983 il sen. Cerami gli riferì di avere intravisto nel 1980 a Roma, nella hall dell’Hotel Flora, Antonino Salvo e Salvo Lima, i quali si intrattenevano con Tommaso Buscetta. Il sen. Cerami (il quale alla fine degli anni ’50 aveva partecipato ad una riunione nell’abitazione di Salvo Lima con il Buscetta, lo stesso Gioacchino Pennino e l’omonimo zio di costui) espresse al Pennino il proprio stupore per il fatto che l’onorevole Lima continuasse ad avere rapporti, dopo tanto tempo, con il Buscetta. […].

Un rilevante riscontro alle dichiarazioni del Buscetta è desumibile dalle risultanze dell’interrogatorio reso da Antonino Salvo in data 17 novembre 1984 davanti ai Giudici Istruttori del Tribunale di Palermo dott. Falcone e dott. Borsellino. Antonino Salvo, infatti, ammise di essere

stato interrogato nel 1980 a Roma da un Giudice (a suo avviso, della Sezione Fallimentare) in relazione al fallimento dei Caltagirone, e di avere alloggiato in un albergo sito in Via Veneto. Pur negando di avere preso parte all’incontro con il Buscetta e con un “parlamentare palermitano” (che in quel periodo non era ancora stato indicato nominativamente dal collaboratore di giustizia),

Antonino Salvo non fu in grado di spiegare come mai il Buscetta fosse a conoscenza del fatto che egli era stato sottoposto ad interrogatorio a Roma ed aveva preso alloggio in un albergo di via Veneto. […] La descrizione del luogo dell’incontro fornita dal Buscetta ha trovato puntuale riscontro nelle risultanze investigative esposte dal teste isp. Lorenzo Giacomini all’udienza del 23 maggio 1996. […]

La circostanza che il Buscetta sia stato ospitato nel 1980 presso l’abitazione romana di Giuseppe Calò, sita in Via Aurelia n. 471, è stata ammessa dallo stesso Calò nel corso del processo n. 29/85 svoltosi davanti alla Corte di Assise di Palermo nei confronti di Abbate Giovanni ed altri 459 imputati (c.d. maxiprocesso), come si evince dalla sentenza emessa il 16 dicembre 1987 a conclusione del giudizio di primo grado (pag. 4300 e segg.).

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