«Sembra un po' spaesato». È la descrizione più frequente di chi sta osservando l'esperienza del nuovo ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin alla COP27, il negoziato sui cambiamenti climatici in corso in Egitto.

Dopo un primo passaggio col gruppo di Giorgia Meloni durante il segmento dei capi di stato e governo, il ministro è tornato a Sharm El Sheikh per due giorni di incontri su una materia della quale conosce pochissimo.

La sua formazione è da commercialista e la sua esperienza di parlamentare e viceministro è stata sull'industria.

Non aiuta il fatto che Pichetto Fratin non parli inglese, il suo incontro bilaterale con l'inviato per il clima Usa John Kerry è durato mezz'ora, con quindici minuti effettivi di conversazione, perché ogni frase andava tradotta da un'interprete.

Il ministro allo sbaraglio 

(AP Photo/Peter Dejong)

Pichetto Fratin è stato lanciato in un contesto complesso a digiuno sui temi chiave di un vertice in questo momento tesissimo, come la finanza climatica o i risarcimenti per danni e perdite. Il predecessore Roberto Cingolani, rimasto consulente,  sta gestendo il passaggio di consegne sull'energia, ma sul clima e relativa diplomazia spetta a lui.

Sarebbe stato impossibile approfondire in un mese trent'anni di negoziato multilaterale Onu, ma questa è la prova di quanto COP27 fosse vista come un evento marginale dal nuovo governo, senza per altro ricordare l'imbarazzo per lo scambio di ministeri al momento della nomina (Pichetto Fratin aveva ringraziato pubblicamente quella alla Funzione pubblica).

«L'Italia ha un profilo molto basso a COP27, ed è un peccato, contando il ruolo che potrebbe avere nei temi legati a Mediterraneo e Africa, ma qui riesce solo ad andare a traino dell'Europa, senza posizioni o letture proprie su niente», commenta Chiara Martinelli di Climate Action Network.

Gli altri grandi paesi europei sono arrivati qui con proposte strutturate, la Francia ha adottato l'idea di riformare il Fondo monetario internazionale e l'architettura globale del debito della premier di Barbados Mia Mottley, creando una delle alleanze più significative del vertice.

La Germania ha contribuito presentando col Ghana il Global Shield, lo schema assicurativo mondiale contro la crisi climatica.

«La povertà delle proposte italiane riflette la povertà del dibattito pubblico italiano sui cambiamenti climatici», commenta Chiara Braga, responsabile ambiente del Pd, qui a COP27 come parte di una delegazione parlamentare.

Il tempo per prepararsi era poco, ma il vertice Onu era l'occasione per testare argomenti che Meloni aveva portato avanti in campagna elettorale: l'idea di ecologia conservatrice, il ruolo del nucleare nella decarbonizzazione o il Piano Mattei per l'Africa, proposta praticamente ignorata da ogni leader.

Transizione ecologica addio

A Cop27 c'è un ministero dal nome ormai superato, il padiglione dice «Transizione ecologica» ma la struttura ha ufficialmente cambiato nome a vertice in corso in «Ambiente e sicurezza energetica».

Il vero problema però non è il nome ma l'eredità della gestione Cingolani, che ha svuotato il ministero di capitale umano. Diversi esperti chiave hanno lasciato un ministero schiacciato dalla personalità di un ministro muscolare e interventista, nel quale per molti è stato impossibile lavorare.

Questa perdita di personale si riflette a ogni livello: COP27, negoziato per il pacchetto di riforme climatiche Fit for 55, e PNRR, i cui effetti climatici non si stanno vedendo. L'Italia è al di sotto della media europea, secondo il Climate Change Performance Index.

Alla Cop27 è molto attivo l'inviato italiano per il clima Alessandro Modiano, nominato ma messo in panchina da Cingolani, che pretendeva la parte diplomatica per sé (e almeno parlava inglese).

Dopo il cambio di gestione, Modiano è diventato una figura chiave per il ministero, ma con una posizione paradossale, attivo ma senza investitura politica chiara, come quella che hanno i suoi omologhi John Kerry (Usa) o Jennifer Morgan (Germania).

Ascoltare senza parlare

U.S. Special Presidential Envoy for Climate John Kerry speaks at the COP27 U.N. Climate Summit, Saturday, Nov. 12, 2022, in Sharm el-Sheikh, Egypt. (AP Photo/Peter Dejong)

Prima dell'incontro bilaterale con Kerry, Pichetto Fratin ha riunito le organizzazioni ambientaliste italiane presenti a Cop27. Questo dialogo a porte chiuse tra ministro e Ong è una tradizione italiana di tutte le conferenze sul clima.

Il racconto di chi c'era è unanime: «È una persona gentile e si è messo in una posizione di ascolto», dice Mariagrazia Midulla del Wwf.

Sembra una banalità, non lo è dopo un anno e mezzo di Cingolani, che aveva fatto dell'attacco agli ambientalisti la sua cifra di ministro della transizione ecologica. Ha preso nota delle osservazioni ma ha detto una serie di cose contraddittorie, spiegando che «l'Italia deve andare oltre la transizione» ma anche promettendo che sarà lui «il ministro che metterà una data di morte ai combustibili fossili in Italia».

I presenti erano sbigottiti, dal momento che lo stesso governo ha appena dato il via a nuove trivellazioni in Adriatico e usato Cop27 per rafforzare partnership basate sul gas con i paesi africani, a partire dall'Egitto.

L'Italia è tra i paesi più attivi nella ricolonizzazione dell'Africa: Eni è il secondo produttore di combustibili fossili del continente, dove trae due terzi della sua produzione, come spiega un rapporto internazionale diffuso ieri per l'Italia da Recommon. L’annuncio di morte dato dal ministro per accontentare gli ambientalisti è, se non altro, prematuro. 

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