Il voto non è un discorso articolato. Le elettrici e gli elettori non mandano una lettera d’intenti. Nella migliore delle ipotesi votano per piattaforme politiche che condividono in parte, nella peggiore votano per o contro qualcuno o qualcosa.

Per questo è difficile interpretare il voto e ancora più difficile è farlo oggi, con risultati come questi. Le destre avanzano, ma non così tanto, e a macchia di leopardo. Alcune sinistre confermano la loro tenuta e anzi migliorano.

In Italia il M5s è in caduta libera. In Germania la sconfitta della sinistra è anche maggiore per i Verdi (che perdono l’8,5 per cento rispetto alle passate elezioni, in Europa passano da 71 a 53 seggi). Nel caso dei Verdi e delle tematiche ambientali la lettura del voto è anche più difficile.

Forse per molti elettori ed elettrici l’ambiente non è una priorità. Ma i dati dell’Eurobarometro attestano che il 90 per cento degli europei ritiene che il cambiamento climatico sia una questione seria. Forse chi vota non nega il problema, ma contesta le soluzioni.

Chi vota a destra forse dice che le questioni ambientali non si risolvono riducendo le emissioni e passando alle energie alternative. Ma cos’altro si può fare? Ci sono reali alternative e ci sono partiti che le hanno presentate?

Paura senza speranza

Forse ciò che i Verdi tedeschi e altri pezzi dell’ambientalismo politico scontano è una scarsa attenzione ai costi sociali della transizione (perdita di posti di lavoro, aumento dei costi della vita, ridotto reddito). Ma, se fosse così, in Germania i voti sarebbero dovuti passare dai Verdi alla Spd e il successo dei partiti di sinistra a livello europeo avrebbe dovuto essere maggiore.

Più probabile è che del cambiamento climatico cittadini e cittadine abbiano paura senza per questo negarlo. Ma le soluzioni proposte non toccano il loro cuore. E una paura senza speranza nelle soluzioni porta ad abbandonarsi a messaggi minimizzanti e negazionisti, quelli che le élite della destra, insieme a parte della stampa e degli uffici stampa delle aziende meno inclini al cambiamento, ha diffuso.

A cittadini e cittadine impauriti e dubbiosi, insomma, sono state presentate due ricette: una austera, complicata, fatta di rinunce necessarie e piani a lungo termine, l’altra sventata e semplicistica, ma in fondo ottimistica, nutrita dall’infondata speranza che le cose non vadano così male, che i dati siano sbagliati, che i pochi scienziati dubbiosi e incompetenti e i divulgatori claudicanti che li amplificano abbiano ragione, in fondo.

Chi vota ha ragione sempre: non perché la ricetta negazionista sia giusta, ma perché la ricetta austera non parla al cuore, indicando una via di speranza, oltre che di cambiamento, una retorica delle opportunità del futuro, più che degli errori del passato.

Una storia plausibile

Questo è mancato all’ambientalismo politico europeo: una storia plausibile, accenti ed emozioni rivolti al futuro – dei più giovani, della razza umana, del pianeta. E in mancanza di questo, perché elettori ed elettrici non avrebbero dovuto rifugiarsi presso chi racconta storie belle e rassicuranti, che sedano l’ansia e attenuano la paura?

Da qui dovrebbe ripartire l’ambientalismo politico in Europa. Per un po’ basta coi dati, con gli scenari catastrofici, con il bilancino delle riduzioni di emissioni. Si provi a raccontare una storia convincente e appassionante.

Anche il rancore di chi vive male e si sente abbandonato, anche il serbatoio di protesta e paura che alimenta l’odio raccolto e amplificato da certi partiti si collocano nell’orizzonte di comunità e presuppongono una visione del futuro. Nessuno pensa solo a se stesso per davvero.

Fare appello al desiderio di preservare i propri stili di vita, i propri valori, di tramandare le proprie identità nel futuro, in un pianeta vivibile: forse questa potrebbe essere la via per far girare da questa parte la testa di chi ha paura di vedere il domani e preferisce rimpiangere i giorni e le epoche passate, il modo per conquistare gli elettori e le elettrici dell’altra parte senza cedere alle retoriche e agli slogan degli avversari.

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