Per ora la Digos, racconta Beatrice, non li può controllare più di tanto. Nel giorno della prima alla presenza del capo dello stato, Sergio Mattarella, e della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, gli attivisti per il clima di Ultima generazione hanno lanciato vernice sull’ingresso del Teatro alla Scala. L’ex ministro dell’Interno, oggi vicepremier e titolare del dicastero delle Infrastrutture, Matteo Salvini, li ha definiti «cretini» e ha twittato che meritano di finire in galera. «Facile che Salvini si ponga contro, il fatto stesso che lui ci menzioni sui social con i suoi milioni di follower aiuta la causa», risponde lei. Intanto sono finiti in questura.

Beatrice è una delle fondatrici, lei e tutti gli altri – al momento sono poche decine gli attivisti protagonisti delle mobilitazioni – preferiscono che non vengano usati i loro cognomi perché sui social sono spesso vittime di attacchi. Ma in rete si trovano tutte le informazioni riguardo al gruppo che non si definisce un’associazione, ma «una campagna», e si incontra domenica sera su Zoom per raccogliere nuove adesioni. Come reazione al mutamento climatico, in sintonia con  altri attivisti nel resto del mondo, assaltano con zuppa e vernice le opere d’arte o bloccano il traffico.

Ultima generazione

Su Internet vengono raccontati come una costola di Extinction Rebellion, un altro gruppo ambientalista internazionale. In realtà gli attivisti di Ultima generazione in passato hanno aderito a vari gruppi, anche a Er o Fridays For Future, ma «la frustrazione» di non vedere risultati, dice Beatrice, ha fatto sì che pochi ragazzi cominciassero a pensare ad azioni più drastiche, aderendo alla rete A22 di cui fanno parte. «Un gruppo di progetti interconnessi impegnati in una folle corsa: provare a salvare l’umanità», si legge sul sito, attraverso «la resistenza civile». Come Gandhi, aggiungono loro.

Della rete fanno parte i britannici di Just Stop Oil che chiedono al Regno Unito di bloccare le estrazioni petrolifere. Il nome usato in Italia, così come accaduto in Germania, si ispira alle prime parole della dichiarazione della rete A22, che sta per “Aprile 2022”: «Siamo l’ultima generazione del vecchio mondo. Siamo qui oggi per dire che creeremo un nuovo mondo, in cui l’umanità si abbraccerà, si perdonerà, amerà se stessa e si impegnerà a continuare la nostra grande avventura».

Le azioni in tutto il mondo vengono sostenute economicamente tramite il Climate Emergency Fund, un fondo nato negli Stati Uniti che permette di donare in maniera anonima. La direttrice, come ha raccontato il New York Times, è Margaret Klein Salamon e vanta sostenitori celebri. Una delle donatrici finite in mezzo alle polemiche è stata Aileen Getty, nipote del magnate del petrolio Jean Paul Getty, che oggi ritiene di ripagare così il suo debito con la Terra.

In Italia

La particolarità è avere richieste differenziate che si adattano esattamente al territorio. «Vogliamo che siano concrete», dice Beatrice. In Italia hanno due punti all’ordine del giorno: 1) andare verso la dismissione delle centrali a carbone e cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale; 2) procedere immediatamente a un incremento di energia solare ed eolica di almeno 20GW e creare migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile, aiutando gli operai dell’industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili.

Per loro «si può fare qualcosa per determinare il futuro dell’umanità. Possiamo determinarlo in meglio, facendo azioni di disobbedienza civile nonviolenta», si legge sul loro sito.

La loro resistenza civile è partita a dicembre 2021. La prima azione è stata a Roma dove si sono seduti in mezzo al Grande raccordo anulare. 

Sempre a Roma hanno lanciato della zuppa di piselli sui girasoli di Vincent van Gogh (coperti dal vetro) in mostra a palazzo Bonaparte, a Firenze si sono incollati al vetro davanti alla Primavera del Botticelli, di recente a Milano hanno buttato farina su un’auto dipinta da Andy Wharol.

Nel video che hanno condiviso su Instagram si sente una voce che li critica. «Non ci interessa avere consenso su di noi, ma che qualcuno si chieda cosa vuole essere adesso nel 2022».

A novembre hanno lanciato vernice pure sulla sede di Cassa depositi e prestiti, azionista della compagnia della rete gas Snam, ad aprile si erano recati in un Eni Energy Store di Roma: oltre a dipingere l’ingresso del palazzo del Cane a sei zampe con la vernice, le persone coinvolte nell’azione hanno danneggiato le vetrate del cancello per simboleggiare le ultime trivellazioni dell’azienda autorizzate dal governo Draghi.

Arrestateci tutti

La politica e il mondo della cultura li guardano con diffidenza. Dopo le elezioni, oltre a portare avanti uno sciopero della fame, hanno mandato una lettera a tutti i segretari dei partiti. Li ha voluti incontrare solo la co-portavoce dei Verdi, Eleonora Evi, che ha promesso di presentare le loro istanze in parlamento. «Ci avevano detto che anche Giuseppe Conte ci avrebbe incontrato a Milano, ma poi non se ne è fatto più niente». Un altro che li aveva appoggiati, raccontano ora con un sospiro, era il deputato di Verdi-Si, Aboubakar Soumahoro, finito però in mezzo alle vicende legate alle cooperative della compagna e della suocera.

Tuttavia non sono i politici che interessano a Ultima generazione, ma la stampa e le persone. Sanno che le loro azioni sono molto criticate. Da Alfonso Signorini su Chi al sindaco di Milano Beppe Sala, la maggior parte dei commentatori ritiene che queste manifestazioni non siano utili. «Il consenso aumenta. – spiega Beatrice – Quello che la società civile considera giusto e accettabile cambia, non è mai assoluto: adesso molte più persone ritengono che sia giusto fare resistenza civile. Abbiamo la prova che funziona». Attualmente contano 70 persone passibili di denuncia.

«Anche con 300-400 persone si riuscirebbe a ottenere la giusta indignazione. Il punto è arrivare ad avere persone che finiscono in carcere o con restrizioni personali per avere una “situazione dilemma” con un aumento dell’attenzione al clima».

L’obiettivo ideale per loro sarebbe avere migliaia di persone: «A quel punto non è più possibile reprimere la popolazione. Certo, porta anche alla polarizzazione». E alla violenza? «La violenza potrebbe esserci, a quel punto il controllo da parte nostra sarà necessario. Bisognerà valutare il controllo e formarsi alla non violenza perché non accada nulla, noi non siamo violenti».

La polizia li ha individuati. Alcuni hanno il foglio di via, per altri il processo sarebbe dovuto partire già a settembre. «Preoccupa il fatto che a noi non interessa essere denunciati. Non sono contenta, la resistenza a pubblico ufficiale me la eviterei visto che siamo non violenti, ma noi continuiamo. La Digos tenta di bloccarci. Ma non possono fare affidamento sui tempi legali: così ci sono persone libere per legge che continuano a fare azioni di disturbo».

Intanto li fermano e li identificano. Loro asseriscono di essere pedinati: «La repressione è questa». Finora però non ha funzionato. E la prossima azione, risponde Beatrice ridendo, «è fra pochi giorni».

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