Sul Pnrr, nelle settimane passate il gruppo di ricercatori e operatori di istituzioni e enti pubblici Mind for one health (M4oh), in autonomia e libertà, ha prima scritto una lettera al professor Mario Draghi successivamente presentata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Bruno Tabacci e poi redatto un documento ulteriore corredato di 12 schede tematiche.

Il gruppo attendeva con ansia di vedere la nuova bozza di Pnrr, ricevuta stamani. Avendo ricavato una impressione di insufficienza in generale rispetto alla posta in gioco (sindemia grave, crisi climatica, stress dei sistemi sanitari) e su molti punti specifici, il gruppo M4oh è di nuovo a lavoro per fare commenti e proposte in vista dei passaggi parlamentari e del trasferimento sul piano operativo e di governance a livello nazionale, regionale e locale.

Intanto qualche prima impressione e considerazione.

Le intenzioni

Come molti documenti anche la nuova bozza del Pnrr fa largo uso dei suffissi eco, sostenibile, verde.

ECO: eco-logia e eco-sistemi non sono termini sufficienti di per sé per superare l’antropocentrismo, come già scritto in modo insuperabile da Bruno Latour oltre vent’anni fa (Politiche della natura. Per una democrazia delle scienze, Raffaele Cortina Ed, 2000); oikos è la casa o famiglia, e in gioco c’è la salute planetaria e la salute globale; prima di parlare dello studio delle funzioni di relazione tra persone, organismi vegetali e animali e ambiente in cui vivono (ecologia appunto) e occuparsi dell’insieme degli organismi viventi e della materia non vivente che interagiscono in un determinato ambiente costituendo un sistema autosufficiente e in equilibrio dinamico (eco-sistema appunto), bisogna stabilire che non è il genere umano a essere padrone della casa/famiglia, o dell’Arca come nel caso di Noè, anche se fino a oggi questo è stato il pensiero predominante, altrimenti l’arca affogherà nel “diluvio”. Qui sarebbe stato di utilità dare gambe al concetto di una sola salute o One Health che invece è citato solo in un punto del testo, che credo si commenti da solo: «La definizione entro la fine del 2022, a seguito della presentazione di un disegno di legge alle camere entro il 31 ottobre 2021, di un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, in linea con l’approccio One-Health», cioè rimandato a ottobre…

SOSTENIBILE: un processo, un percorso, un ciclo, in ambito ambientale, economico, sociale in grado di essere mantenuti o continuati indefinitamente. E anche qui, oltre il mis-uso e l’abuso, il pericolo sta nell’assertività: la sostenibilità è spesso dichiarata o evocata, mai presentata col beneficio del dubbio. In presenza del cambiamento climatico, di fenomeni estesi di degrado ambientale, di sovraconsumi, di ricorso al parametro della crescita illimitata, dimenticandosi che siamo in un sistema chiuso, si omette di porre almeno in dubbio la raggiungibilità della sostenibilità.

Un nuovo percorso

Ecco che a proposito del Next generation Eu si scrive che «può essere l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile», ma pare più adeguato parlare di imboccare ex novo un percorso di economia sostenibile, visto che, in scienza e coscienza, quella esperita fino a oggi non può dirsi sostenibile, oppure quando parliamo di necessità di cambiare i modelli di sviluppo e consumo parliamo di altro?

O per fare un altro esempio, la costruzione di tre milioni di punti di ricarica per auto elettriche e 1.000 stazioni di rifornimento a idrogeno (metà entro il 2025) contribuiscono alla mobilità sostenibile? Magari usando la corrente prodotta da centrali a combustibili fossili e continuando a privilegiare l’uso del mezzo privato piuttosto del pubblico, sul quale il nuovo Piano appare restrittivo rispetto al precedente.

O ancora, interventi industriali in siti di bonifica ancora da bonificare, argomento mai entrato nel Piano, potranno seriamente essere chiamati sostenibili? Nel caso da parte di chi?

L’aggettivo sostenibile e il sostantivo sostenibilità sono usati a piene mani nel testo, ma questo non aumenta la sostenibilità del Piano, proprio perché quantomeno da verificare su base tecnico-scientifica.

VERDE, si sa è il colore di erba e foglie, nel periodo vegetativo a meno che non siano sempreverdi, come per il bio allude alla natura e al naturale e alla difesa dell’ambiente. Pensando che non fosse sufficiente, nel Pnrr è stato accoppiato alla rivoluzione e alla transizione ecologica, che poi nel testo diventa transizione verde (perdendo per strada la rivoluzione e l’ecologia).

Il concetto è in realtà ripreso dall’European green deal con il doppio obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55 per cento entro il 2030 rispetto allo scenario del 1990, obiettivi di tutto rispetto.

Il Next generation Eu prevede che «almeno il 37 per cento della spesa per investimenti e riforme programmata nei Pnrr debba sostenere gli obiettivi climatici», poi prosegue spiegando che «gli investimenti e le riforme previste da tali piani devono rispettare il principio del non arrecare danni significativi all’ambiente».

Valutazione dell’impatto

Per essere ragionevolmente sicuri che gli interventi non arrechino danni all’ambiente e alla salute, c’è solo la strada delle valutazioni ex ante ed ex post di impatto e di sostenibilità degli stessi interventi, peccato che su questo il Pnrr sia proiettato ad alleggerire tali valutazioni perché come si scrive «le norme vigenti prevedono procedure di durata troppo lunga e ostacolano la realizzazione di infrastrutture e di altri interventi sul territorio.

Questa disfunzione spesso si somma alla complicazione normativa e procedurale in materia di contratti di appalto pubblico».

Per superare quelli che vengono definiti “colli di bottiglia” si prevede addirittura «una speciale Via statale che assicuri una velocizzazione dei tempi di conclusione del procedimento, demandando a un’apposita Commissione lo svolgimento delle valutazioni in questione attraverso modalità accelerate, come già previsto per il Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima (Pniec 2030)».

Un tale alleggerimento, oltre che non apparire particolarmente favorevole al contrasto della corruzione, di cui nel Pnrr si parla due paragrafi dopo, non pare tenere conto della storia del nostro paese: migliaia di siti contaminati, impianti abbandonati, territori da bonificare, per effetto di interventi effettuati quando le norme non c’erano o erano più deboli; decine di milioni di persone esposte a inquinamento atmosferico oltre i limiti raccomandati dall’Oms per effetti di una mobilità del tutto insostenibile, una scarsa o assente attenzione alla prevenzione primaria, confermata anche in questo Pnrr, e molto altro…oppure viviamo in un paese diverso?

 

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