ReCommon e Greenpeace Italia hanno prodotto un documentario, scritto e diretto dalla giornalista indipendente del collettivo Fada Sara Manisera, in uscita il 23 maggio a Roma, al Nuovo cinema Aquila. Un racconto che intreccia le storie di persone comuni i cui destini sono condizionati dalla crisi climatica e dall’industria fossile
Se nell’universo trumpiano e dei suoi accoliti la crisi climatica è stata ormai cancellata in tutti i modi, nella realtà continua a far sentire i suoi disastrosi effetti. Per questa ragione ReCommon e Greenpeace Italia hanno deciso di produrre il documentario Il prezzo che paghiamo, scritto e diretto dalla giornalista indipendente del collettivo Fada Sara Manisera, in uscita il 23 maggio a Roma al Nuovo cinema Aquila nell’ambito del Festival delle Terre organizzato dall’ong Crocevia.
Alluvioni, siccità, scioglimento dei ghiacci e altri fenomeni climatici estremi sono sempre più violenti e frequenti anche nel nostro paese. La conta delle vittime e dei disastri sociali ed economici è purtroppo in continuo aggiornamento, sebbene il nostro governo sembri non voler affrontare in maniera adeguata le cause reali di questo disastro annunciato. E soprattutto sia tra i principali soggetti che preferiscono ignorare che esiste un legame indissolubile tra la crisi climatica in atto e l'industria fossile.
La grande omissione
Fin almeno dagli anni Settanta, le multinazionali del petrolio e del gas conoscevano l’impatto devastante delle loro attività sul clima del pianeta. Ma hanno fatto finta di niente, non mettendo minimamente in discussione le drammatiche conseguenze, per il pianeta e le generazioni future, del loro modello estrattivista. Numerosi sono gli studi e gli articoli che raccontano questo comportamento che possiamo eufemisticamente definire omissivo da parte delle varie Shell, Exxon e loro consorelle.
Nel 2023, anche Greenpeace Italia e ReCommon avevano pubblicato un rapporto dal titolo molto esplicativo, Eni sapeva, basato su documenti ufficiali visionati negli archivi della società e di istituzioni scientifiche come il Consiglio nazionale delle ricerche, in cui lo stesso cane a sei zampe evidenziava i rischi dell’accumulo di carbonio in atmosfera e del connesso aumento delle temperature globali.
Sempre nel 2023, le due associazioni, insieme a 12 cittadine e cittadini, avevano intentato nei confronti di Eni e dei suoi controllanti ministero dell’Economia delle finanze e Cassa depositi e prestiti la prima climate litigation italiana contro una società. Il cane a sei zampe è ritenuto responsabile per danni alla salute, all’incolumità e alle proprietà, nonché per aver messo, e aver continuato a mettere, in pericolo gli stessi beni per effetto delle conseguenze del cambiamento climatico.
Storie comuni
Tornando al documentario, Il prezzo che paghiamo intreccia le storie di persone comuni, i cui destini sono condizionati dalla crisi climatica e dall'industria fossile. In Emilia-Romagna, Maria Gordini, un’agricoltrice, ha perso la casa e l’azienda a causa delle gravi alluvioni che hanno pesantemente colpito la regione nel 2023 e 2024. In Basilicata, Camilla Nigro, Isabella Abate e Giorgio Santoriello vivono le pesanti conseguenze delle attività estrattiva di Eni, Shell e TotalEnergies.
Nei territori in cui abitano, segnati da decenni di trivellazioni, si trova il più grande giacimento di petrolio su terra dell’Europa occidentale. Il racconto delle vicende personali di Maria, Camilla, Isabella e Giorgio, alternato alle testimonianze e alle analisi di ricercatori, giornalisti e attivisti, mette in luce le connessioni tra l’estrazione del petrolio e le devastanti ricadute sociali, ambientali ed economiche, dalla contaminazione delle terre e delle acque, fino alle alluvioni e ai fenomeni climatici estremi.
Greenwashing
Oltre a narrare storie così significative delle persone colpite dalle politiche climatiche delle multinazionali fossili, il documentario di Sara Manisera si focalizza sul racconto delle tecniche di greenwashing messe in atto, delle finte promesse climatiche e del controllo esercitato – tra gli altri – sui media.
Come accennato, il viaggio tra storie umane e inchiesta per raccontare quello che la più potente multinazionale fossile italiana e le altre multinazionali fossili internazionali vogliono nascondere inizia a Roma, ma toccherà Milano (24 maggio), Bologna (27) e Firenze (28), per poi continuare in tutta Italia. Durante i mesi estivi e nel resto dell’anno sono già in fase di organizzazione varie altre presentazioni, con l'obiettivo di sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica su temi così delicati quanto “nascosti”.
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