Miliardi di euro, a disposizione per le politiche climatiche, che restano inaccessibili. Risorse messe a disposizione per rispettare, tra le varie cose, gli Accordi di Parigi sul clima, ma che ancora non hanno trovato una precisa destinazione. È la storia del fondo italiano per il clima, illustrato come una delle grandi innovazioni introdotte dall’ultima legge di Bilancio. A oggi, però, non è possibile attingere da questo bacino a causa delle mancanze dei relativi decreti attuativi che rendono esecutive le norme della manovra. La situazione è impantanata nella triangolazione tra ministero della Transizione ecologica, guidato da Roberto Cingolani, con il ministero degli Esteri di Luigi Di Maio e il ministero dell’Economia, affidato di Daniele Franco. La crisi di governo in corso, con l’ipotesi del voto anticipato a ottobre, complica ulteriormente le cose. Tutto questo, mentre la siccità asseta l’Italia, costringendo a scelte di emergenza. A conferma dell’impatto concreto dei cambiamenti climatici, non solo sul territorio nazionale. Il dicastero di Cingolani deve stabilire il funzionamento del meccanismo, ma deve contestualmente provvedere alla nomina del comitato di indirizzo e del comitato direttivo, gli organismi nazionali chiamati a sovrintendere il progetto.

La vecchia norma

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Nel dettaglio la manovra ha stanziato un budget di 840 milioni di euro all’anno, dal 2022 al 2024, per un valore superiore a due miliardi e mezzo di euro in tre anni. L’impegno temporale va anche oltre con la stessa dotazione di 840 milioni di euro anche nel biennio 2025-2026, salvo poi ridursi a 40 milioni di euro dal 2027 in poi.

Un investimento imponente sul capitolo clima, accolto con soddisfazione da Cingolani. L’iniziativa è insomma molto complessa, perché garantisce il supporto diretto ai progetti green al cofinanziamento, insieme alle istituzioni europee, di eventuali iniziative indirizzate all’abbattimento delle emissioni inquinanti.

La legge istitutiva prevede inoltre un’apposita voce che consente l’erogazione di 40 milioni di euro per contributi a fondo perduto di progetti relativi agli investimenti green. Le tipologie di interventi sono individuati di volta in volta, sulla base delle richieste presentate.

E per questo lo stallo preoccupa anche il parlamento. «Il ritardo mina la credibilità internazionale del nostro paese, in un momento delicatissimo in cui il multilateralismo e la diplomazia, anche climatica ed energetica, si rivelano preziosissimi», dice Rossella Muroni, deputata di FacciamoEco.

Gli investimenti mancati

Nello specifico, il fondo italiano per il clima ha come principale focus il finanziamento di interventi da parte di attori, sia privati che pubblici, in grado di contribuire al «raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell’ambito degli accordi internazionali sul clima e sulla tutela ambientale dei quali l’Italia è parte».

L’importanza del progetto è confermata dal coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti, individuata come gestore del fondo, a conferma della sua natura finanziaria dello strumento. Attraverso il ruolo della Cdp è infatti prevista l’erogazione di crediti. L’ampiezza dello strumento emerge con il coinvolgimento di strutture internazionali. Ed è il carattere sovranazionale che spiega il compito della Farnesina.

In tal senso, attraverso il fondo, si possono individuare le risorse da impiegare per gli investimenti nei paesi individuati dal Development assistance committee (Ocse-Dac), il comitato di assistenza allo sviluppo impegnato a contrastare la povertà.

Su questo punto è previsto anche il rilascio di garanzie, su possibili esposizioni di istituzioni finanziarie, incluse quelle europee, multilaterali e sovranazionali. Un modo per attivare la cooperazione climatica. Ma la mancata attuazione del fondo italiano per il clima non è l’unico problema che affiora dalla legge di Bilancio.

In quel provvedimento era stato istituito un altro bacino di finanziamento, pensato per assicurare l’efficace attuazione del programma nazionale di controllo dell'inquinamento atmosferico, con una dotazione di 300 milioni di euro, con 50 milioni nel 2022, 100 milioni nell’anno successivo e 150 nel 2024. Anche in questo caso si attende un segnale di vita dal Mite per capire come impiegare queste risorse.

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