La questura di Roma ha chiesto per lui il divieto di partecipare a eventi pubblici, di uscire dalle 20 alle 7, con l’obbligo di presentarsi all’autorità di pubblica sicurezza. Il motivo? Aver partecipato a blocchi stradali, azioni contro i monumenti e aver fatto resistenza (che lui definisce però passiva, non violenta) a pubblico ufficiale per sensibilizzare sulla crisi climatica. Lo abbiamo seguito nel giorno dell’udienza al tribunale, per rispondere a una domanda: è davvero un soggetto pericoloso?
Giacomo Baggio è un attivista di Ultima Generazione. Rischia due anni di sorveglianza speciale come se fosse un malavitoso. La questura di Roma ha chiesto per lui il divieto di partecipare a eventi pubblici, di uscire dalle 20 alle 7, con l’obbligo di presentarsi all’autorità di pubblica sicurezza.
Di cosa è accusato? Di aver partecipato ad alcuni blocchi stradali, in uno si è anche denudato. Non ci sono solo interruzioni del traffico, reato introdotto dal ddl Sicurezza voluto dal governo Meloni, ma anche il deturpamento di beni culturali: «Unitamente ad altri soggetti, ha riversato del liquido di colore nero all’interno della fontana dei Quattro fiumi, opponendo poi resistenza al personale operante», si legge nelle carte.
Tra le contestazioni c’è anche la resistenza a pubblico ufficiale. Baggio ha sempre ribadito l’assoluta non violenza di ogni azione, la resistenza passiva come pratica decennale di lotta e rivendicazione dei diritti, l’uso di carbone vegetale o vernice lavabile.
Chi incrocia Giacomo non è certo contento, stare fermi in auto aspettando che venga rimosso il blocco è fastidioso, genera insofferenza, ma noi abbiamo deciso di seguirlo per raccontare un ragazzo di 30 anni che dedica parte della sua vita alle battaglie ambientaliste.
Ma soprattutto per rispondere a una domanda: Giacomo è davvero un soggetto pericoloso? Lo abbiamo seguito fino al giorno dell’udienza, quando il tribunale di Roma era chiamato a decidere sulla richiesta della questura.
Editing video: Lorenzo Sassi
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