Le Conferenze delle Parti (Cop), sono gli incontri annuali organizzati dalle Nazioni Unite per concordare efficaci politiche di contrasto al riscaldamento globale. A novembre 2021 in Scozia si terrà la ventiseiesima edizione, presieduta congiuntamente da Italia e Regno Unito. La Cop di quest’anno è particolarmente importante per due motivi: è la prima dallo scoppio della pandemia ed è chiamata ad aggiornare gli Accordi di Parigi, ovvero la più avanzata intesa mai raggiunta in tema di lotta alla crisi climatica. In questo spazio bisettimanale ci proponiamo di raccontare le notizie, i meccanismi, i retroscena dei negoziati per il clima. A questo link trovi i numeri precedenti.

Gli annunci di Emirati Arabi e Russia

Gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato che raggiungeranno emissioni nette zero Nelle ultime settimane prima di Cop26 - come prima di ogni scadenza che si rispetti - stanno arrivando numerosi nuovi impegni per il clima. Di tutti i paesi dai quali ci aspettava un annuncio del genere, quello degli Emirati Arabi Uniti forse è il più inatteso.

Prima, però, dobbiamo un attimo dire due parole sulla composizione degli Emirati Arabi Uniti: come suggerisce la parola, siamo davanti a una specie di Federazioni di Stati (in questo caso di Emirati) dei 7 che compongono il piccolo Stato del Golfo sicuramente ne conoscerete due: Abu Dhabi e Dubai. Era già iniziato un processo di diversificazione, guidato principalmente dal Dubai, dell’economia all’interno del paese, seppur con enormi differenze tra i vari Emirati che sono dovute anche alla non-omogenea distribuzione delle risorse fossili all’interno del paese.

Insieme all’annuncio del target di decarbonizazzione il paese ha assicurato che investirà 163 miliardi di dollari in energie rinnovabili, diventando così il primo paese del medio oriente - tra i cosiddetti petro-stati - a presentare un piano concreto per ridurre le proprie emissioni. L’altro annuncio inaspettato è quello della Russia, altra nazione fortemente produttrice di fossili. Il presidente Vladimir Putin ha annunciato l’intenzione di raggiungere la neutralità climatica entro il 2060.

Nuovo Rapporto Iea

È uscito il World Energy Outlook dell'Agenzia internazionale dell'energia. E dice che con le policy attuali al 2050 siamo in grado di raggiungere solo il 40 per cento dell'obiettivo net zero, ossia ben lontani dalla riduzione del 100 per cento indicata dall’Ipcc. Chi segue da più di qualche anno le politiche legate al clima, potrebbe aver bisogno di leggere di nuovo la frase precedente. Per i nuovi arrivati, invece, potrebbe sembrare normalissimo.

La solitamente conservatrice Agenzia Internazionale dell’Energia, un tempo baluardo dei combustibili fossili, da circa un anno a questa parte -  complice anche un mercato dell’energia rinnovabile sempre più appetitoso rispetto alla controparte fossile - ha cominciato in maniera seria a spingere gli Stati sulla transizione a emissioni nette zero entro il 2050. Non stiamo parlando di una Ong, o di un movimento per il clima; bensì di un’organizzazione internazionale intergovernativa fondata nel 1974 dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) in seguito allo shock petrolifero dell'anno precedente.

Laura Cozzi, Chief Energy Analyst di IEA sottolinea che «mancano ad oggi l'80 per cento degli impegni necessari per avere un percorso sicuro (verso +1,5°C, ndr)». Insomma: siamo ancora molto lontani dal rispetto degli Accordi di Parigi, e vedremo se prima di Glasgow questo rapporto potrà smuovere ulteriori impegni.

I Fridays incontrano Cingolani

Giovedì, una delegazione di 5 attivisti di FridaysForFuture Italia ha incontrato al ministero della Transizione ecologica il ministro Roberto Cingolani portando 10 punti concreti ed essenziali per una rapida e giusta transizione ecologica: «Dieci punti da fare ieri - dicono gli attivisti - ma il secondo momento migliore, è oggi».

Il primo, essenziale, è stato l’impegno di rimanere all’interno degli 1,5 gradi di temperatura andando, pertanto, a diminuire le dipendenze dai combustibili fossili anche nel Pniec (il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) - non solo carbone, ma anche del gas fossile vietando ogni nuova estrazione. Infine gli attivisti hanno insistito sulla necessità di tagliare (con un’attenzione imprescindibile alla questione sociale) i Sad, i Sussidi ambientalmente dannosi, poco meno di venti miliardi di euro annui che finanziano direttamente e indirettamente i combustibili fossili. Poco dopo, in una nota stampa e anche in un’audizione in commissione Ambiente di Camera e Senato, il ministro ha detto che i Sad non sono più negoziabili e che dovranno essere rimossi - senza però far ricadere i costi sulla popolazione, una promessa reiterata e finora mai mantenuta.

Secondo una stima del Fondo Monetario Internazionale, solo nel 2020 sono stati infatti ben cinquemilanovecento miliardi i sussidi che l’industria dei combustibili fossili ha ricevuto, ossia il 6,8 per cento del prodotto interno lordo dell’intero pianeta.

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