L'energia rappresenta un elemento portante delle nostre economie, così come rappresenta un elemento imprescindibile nella nostra vita quotidiana.

Le risorse energetiche sono alla base dello sviluppo degli ordini internazionali della storia moderna: il carbone ha fatto da sfondo all'Impero britannico nel diciannovesimo secolo, il petrolio è stato al centro del successivo «secolo americano», e oggi molti prevedono che la Cina diventerà la superpotenza mondiale delle energie rinnovabili del ventunesimo secolo. L'importanza strategica dell'energia è tale da definire le dinamiche economiche e geopolitiche globali.

Negli ultimi vent’anni il ruolo globale dell’energia è diventato ancora più centrale in seguito alla crescente consapevolezza, a livello internazionale, di due grandi temi: il cambiamento climatico e l’accesso all’energia nei paesi in via di sviluppo.

Il ruolo dei fossili 

L'approvvigionamento energetico globale è sempre stato, e continua a essere, in gran parte basato sui combustibili fossili. Nonostante il recente sviluppo delle energie rinnovabili, l'80 per cento dell'approvvigionamento energetico nel mondo deriva ancora dal carbone, dal petrolio e dal gas naturale, la cui combustione produce il 75 per cento circa delle emissioni globali di gas serra, rendendo l'energia la principale causa del cambiamento climatico.

Una risposta strutturale a questa grave minaccia per l'umanità può quindi venire solo dal settore energetico, in particolare attraverso una rivoluzione globale dell'energia pulita.

Essendo l'energia una prerogativa fondamentale della vita moderna, garantirne l’accesso assume un’importanza socioeconomica cruciale. Oggi, 860 milioni di persone in tutto il mondo – e in particolare in Africa – non hanno ancora accesso all'elettricità, mentre 2,6 miliardi di persone non hanno ancora accesso a sistemi moderni e sicuri per cucinare.

Problematica, quest’ultima, drammatica sia sotto il profilo sociosanitario (si pensi alle malattie respiratorie dovute ai fumi inalati in casa dalle stufe o dai focolari), sia sotto il profilo ambientale (si pensi al disboscamento risultante dall’uso di legna per queste finalità).

Permettere a queste persone di usufruire di servizi moderni ed economicamente sostenibili rappresenta uno dei maggiori temi socioeconomici del nostro tempo, un passo necessario per sradicare la povertà e per ridurre le disuguaglianze.

Una sfida non solo europea

L’enormità di queste sfide ci presenta la necessità di avere una chiara conoscenza dei fondamentali dell’energia globale per avviare un dibattito pubblico informato sulle questioni vitali della crisi climatica e sulle sue possibili risposte.

Questa necessità si fa oggi ancora più pressante data la centralità del tema della transizione energetica nell’agenda politica europea ed internazionale.

A livello europeo, la Presidente Ursula von der Leyen ha fatto del Green Deal il pilastro centrale della propria Commissione, e uno degli ingredienti fondamentali per la ripresa post Covid-19. Il Green Deal europeo rappresenta l’esperimento a oggi più all’avanguardia in questo campo a livello mondiale.

Con questa iniziativa, finalizzata a fare dell'Europa il primo continente climaticamente neutrale entro il 2050, l’Europa sta impostando una nuova traiettoria capace di accompagnare la transizione energetica con la necessaria trasformazione economica e industriale che essa comporta, garantendo l'inclusione sociale dell’intero processo.

L'Europa ha di fatto preso atto che le politiche climatiche ed energetiche non sono più sufficienti, da sole, a far fronte alla vasta portata della sfida climatica. Solo una politica molto più ampia – che tenga conto anche degli aspetti economici, fiscali, industriali, e delle questioni legate al lavoro, all'innovazione e alla politica sociale – può davvero essere in grado di affrontare questa sfida in modo equilibrato.

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A livello internazionale, va evidenziato come si sia innescato un vero e proprio effetto domino sul fronte dell’ambizione climatica. Ai piani dell’Unione Europea per il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 si sono, infatti, aggiunte analoghe promesse da parte di Cina, Giappone e Corea del Sud.

Tutti questi Paesi hanno, infatti, recentemente pianificato obiettivi di neutralità climatica (o carbonica) per il 2050 o poco dopo. Una volta che, verosimilmente già in gennaio, gli Stati Uniti si saranno aggiunti a questa lista, essa includerebbe circa due terzi dell'economia globale e più della metà delle emissioni mondiali di gas serra.

Un fronte inedito, questo della ‘net-zero’, che non solo apre nuove speranze sul fronte della lotta al cambiamento climatico, ma offre anche rinnovate possibilità di cooperazione tra questi stessi Paesi sul fronte tecnologico e geopolitico.

La tempistica di questo sviluppo è particolarmente importante, in quanto nel 2021 si terrà a Glasgow un’importante conferenza delle Nazioni Unite sul clima (la cosiddetta COP-26) in cui tutti i Paesi dovranno presentare i loro nuovi piani di riduzione delle emissioni al 2030. Un appuntamento fondamentale nella governance dell’Accordo di Parigi.

I prossimi anni vedranno il mondo essere sempre più impegnato sul fronte della trasformazione energetica, sia in chiave di decarbonizzazione globale che di sviluppo dell’accesso all’energia nei paesi in via di sviluppo.

Questi mega-trend toccheranno ogni aspetto delle società e delle economie mondiali, e interesseranno lo stesso modo di vivere e di rapportarsi all’ambiente della popolazione mondiale.

Una sfida storica, che potrebbe davvero fare del mondo un posto migliore, e più giusto, per tutti. Dobbiamo tutti farci trovare preparati a questa sfida, attrezzandoci con gli strumenti della conoscenza nella comprensione di questi fenomeni, e con essi nella comprensione del mondo che verrà.

Simone Tagliapietra è autore del libro L’energia del mondo. Geopolitica, sostenibilità, Green New Deal, edito da Il Mulino

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