«Diciassette giorni che difficilmente dimenticheremo», ha scritto su Twitter il climatologo del Cnr Giulio Betti. Poco più di due settimane che rappresentano un catalogo del clima futuro e che hanno riscritto la percezione e la narrazione di questa emergenza in Italia. Il nostro territorio è stato in una fornace per giorni, poi si è spezzato all'improvviso in due, tra il fuoco della Sicilia e le tempeste del nord. «Siamo di fronte a una realtà climatica imprevedibile», ha detto la presidente del Consiglio Meloni, ma non c'era niente di imprevedibile nella sequenza di eventi estremi che hanno colpito l'Italia, purtroppo tutto è stato coerente con i modelli e le previsioni dell'ultimo rapporto dell'Onu sui cambiamenti climatici uscito tra il 2021 e il 2022.

Come ha detto a Domani il direttore del centro europeo Copernicus Carlo Buontempo, l'unico vantaggio che abbiamo sulla crisi climatica è che i modelli si stanno rivelando accurati, ci danno una mappa dei rischi e di come gestirli.

La mappa ignorata

Il punto è che quella mappa, pensata per i decisori politici, rimane non consultata. La narrazione ambigua e anti-ambientalista del governo ha nutrito il negazionismo dei media di area e sta provando a costruire consenso intorno all'opposizione alla transizione ecologica, unico argine che abbiamo contro i disastri che stiamo osservando.

Quando il problema erano le alte temperature, il blocco che si riconosce nel governo, a partire dal compagno di Giorgia Meloni Andrea Giambruno, conduttore di Retequattro, ha minimizzato l'ondata di calore, la stessa che ha portato Palermo a battere di oltre 2°C il suo record storico e la Sardegna a registrare la temperatura più alta nella storia d'Europa a luglio.

Poi però sono arrivate la furia delle tempeste e dei downburst tropicali in Lombardia, le immagini di centinaia di alberi caduti a Milano dopo una tempesta che solo la fortuna ha fatto arrivare alle 4 di notte con la gente chiusa dentro casa, gli incendi che stanno devastando la Sicilia, il caos di Catania rimasta senz'acqua ed elettricità perché le alte temperature hanno danneggiato i cavi della partecipata pubblica Sidra.

In buona parte del dibattito pubblico italiano questa rimane ancora un'emergenza senza cause, cause che però la scienza ha individuato da decenni. A mettere in prospettiva le cose è arrivata una delle più importanti climatologhe al mondo, Friederike Otto, che ha ricordato una verità semplice da enunciare ma complessa da gestire: questo è solo l'inizio.

«Questa è la nostra nuova normalità? Dipende da noi. Se smettiamo oggi di bruciare combustibili fossili, quella che vediamo oggi sarà la nuova normalità. Se continuiamo come se niente fosse questa estate, vista dal futuro, ci sembrerà mite e fresca».

Otto è un'esperta di attribuzione climatica, lavora per l'Imperial College, ha guidato insieme al gruppo di ricerca World Weather Attribution uno studio sulla recente ondata di calore che ha asfissiato l'Europa meridionale. Le conclusioni della scienza sono che ondate di calore come quella che ha messo in ginocchio Roma e ucciso lavoratori impegnati in mansioni all'aperto in tutta Italia sarebbero state «virtualmente impossibili» senza il riscaldamento dell'atmosfera causato dai combustibili fossili.

Questo è il mondo disegnato dalle nostre attuali policy energetiche. Per quanto la transizione sia in atto (l'anno scorso per la prima volta le rinnovabili hanno superato il gas in Europa), sta procedendo ancora troppo lentamente, la traiettoria attuale ci porta a un aumento delle temperature di 2.4°C rispetto all'era pre-industriale, sarebbe un mondo nel quale ci troveremmo a rimpiangere gli 1.15°C attuali, che pure ci hanno portato queste settimane sconvolgenti.

Gli incendi

«Incendi come quelli di questi anni non ne avevo mai visti a mia memoria», ed è una memoria lunga quella di Angelo Merlino, dottore forestale, ex presidente del Parco regionale dei Nebrodi ed ex direttore di quello delle Madonie. L'anno scorso metà dalla superficie forestale bruciata in Italia era in Sicilia, l'annata precedente era stata ecologicamente tragica in tutto il sud ma con la Sicilia sempre al primo posto come regione con più incendi e ieri si contavano 55 roghi diversi in tutta la regione.

Con le temperature così alte da giorni, le piante in stress idrico, la scarsa prevenzione e l'abbandono delle campagne, la Sicilia è ogni estate un fiammifero in attesa di essere acceso. Il resto lo ha fatto lo scirocco, che fa propagare il fuoco veloce attraverso le chiome senza nemmeno passare dal suolo. «Il problema rimarrà anche quando i roghi si saranno spenti, perché questi sono boschi in forte pendenza. Lì dove brucia in estate, abbiamo le frane in autunno, quando arriveranno le forti piogge». Le fiamme sono arrivate all'abitato di Palermo, il fumo ha invaso la città, diversi voli sono stati cancellati, c'è stata una vittima a San Martino delle Scale, centinaia di persone evacuate nel palermitano e nel messinese, tantissimi accessi ai pronto soccorso per problemi respiratori.

Nel resto d'Italia, a differenza di quello che succede in diversi paesi affacciati sul Mediterraneo (dalla Grecia all'Algeria), la situazione incendi appare sotto controllo rispetto alle annate precedenti, anche grazie alle intense piogge di tarda primavera. «Questa sarebbe la situazione ideale per avviare un'intensa campagna di preparazione e prevenzione sul territorio», spiega Luca Tonarelli, direttore tecnico del centro di addestramento antincendi boschivi della Regione Toscana. 

«Ma in Italia non c'è ancora una cultura della prevenzione forestale che vada oltre l'acquisto di mezzi, non stiamo preparando il territorio, non lo stiamo gestendo, tutto il combustibile forestale che non brucia quest'anno rischia di bruciare l'anno prossimo, e gli incendi arrivano sempre più in quota, ormai anche oltre 2mila metri, altro assurdo statistico al quale abituarci. Siamo ancora fermi ai buoni propositi, ma non si fa nessuna prevenzione strutturale, noi non capiamo che ci stiamo giocando il futuro su questa roba qui».

È l'immagine di un'Italia che ha accolto questa intensificazione improvvisa degli eventi estremi, dopo un inizio estate illusoriamente tranquilla, in tutta la sua disfunzionalità, senza un piano di adattamento ai cambiamenti climatici operativo, anche perché il livello politico è ancora tutto avvitato su se stesso, con lo stesso ministro dell'ambiente Pichetto Fratin che, a leggere le ultime interviste, non sembra del tutto convinto che ci troviamo di fronte a una crisi di origine umana.

Gli ultimi fronti

Anche nell'altro capo d'Italia gli effetti degli eventi estremi hanno colpito gli alberi e da lì le città e le persone, per mezzo del vento e non del fuoco. Una ragazza è morta in un campo scout in Val Camonica colpita da un tronco mentre dormiva in tenda, ha grandinato a Brescia, in Friuli, a Verona, dove un albero ha ferito gravemente un ragazzo.

A Milano ci sono stati tre violenti downburst nel giro di poche ore, sono temporali di pioggia e grandine con velocissime raffiche discendenti che «esplodono» al suolo, generando venti paralleli alla superficie stradale. Fenomeni subtropicali sempre più frequenti nella nostra atmosfera calda e satura di vapore acqueo. Il peggiore nella notte tra lunedì e martedì: ha svegliato l'intera città, la mattina dopo Milano si è ritrovata con centinaia di alberi a terra, diverse linee di tram interrotte, per l'intera Lombardia 100 milioni di euro di danni.

Sono stati il culmine di 17 giorni vissuti su un piano inclinato, solo due mesi dopo il triplo disastro in Emilia-Romagna, che hanno fatto comprendere quanti danni possa fare l'immobilismo climatico in un paese fragile come l'Italia.

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