Piero ha 86 anni, le mani rosse consumate dal freddo e callose per il lavoro della terra. Ogni giorno, che sia estate o inverno, scende dal suo appartamento di via Bottoni nella periferia sud di Milano, zona Vaiano Valle, per prendersi cura dell’orto urbano che il comune gli ha affidato nel 2019. Ogni giorno si trascina sui due bastoni che gli permettono di camminare, e quando arriva all’orto ci si china sopra con calma per prendersi cura delle verdure. Piero non ha idea però se potrà continuare a farlo a lungo, il comune l’anno scorso non gli ha rinnovato il contratto a causa di una potenziale contaminazione dei terreni. Contaminazione di cui però nessuno gli ha spiegato nulla, tanto meno il comune che ha interrotto tutte le comunicazioni con lui e gli ortisti di via Bottoni. 

Il comune ha destinato ad aziende agricole, orti urbani e progetti europei di agricoltura biologica dei terreni interessati da una contaminazione storica da metalli pesanti. Nonostante l’amministrazione locale, in quanto proprietario, avesse l’obbligo di verificare la qualità dei terreni prima di darli in gestione per attività agricola, non solo non ha mai condotto analisi approfondite ma non si è neppure accertato della qualità dei terreni prima di acquisirli dal precedente proprietario, Unipol. Le analisi che hanno certificato a fine 2019 la contaminazione sono state realizzate privatamente dalle aziende agricole, Vitalba e Cascinet, a cui il comune aveva già dato in gestione i terreni. L’allarme principale riguarda il piombo, ma, in singoli casi, anche per altri metalli si è riscontrato il superamento critico anche di molto oltre la soglia.

Niente comunicazione sui rischi

Dopo aver individuato la contaminazione Vitalba e Cascinet hanno comunicato l’esito dei rilievi agli organi competenti, perché fosse avviato il piano di caratterizzazione, che precede la bonifica. Nell’aprile del 2021 il comune, come prevede la procedura, ha stanziato i fondi necessari al piano.

Tuttavia da allora non solo nessuna analisi è stata effettuata e neppure disposta da parte dell’amministrazione locale, ma non è mai stata neppure messa al corrente la popolazione del rischio sanitario connesso all’ingestione di prodotti agricoli provenienti dalle aree interessate – in gran parte di proprietà comunale. Gli stessi contratti degli ortisti di via Bottoni sono stati rinnovati per due anni e mezzo nonostante il comune fosse già a conoscenza della contaminazione. 

I bandi continuano

Contaminazione storica quella della zona di Vaiano Valle e della Vettabbia, di cui peraltro si dava cenno già nel 1975 in alcuni articoli accademici redatti dall'Istituto di chimica agraria dell’Università degli studi di Milano. Gli inquinanti infatti si depositavano sui terreni a causa dell’irrigazione dei campi con l’acqua contaminata del canale della Vettabbia, il quale ha ricevuto per decenni le acque reflue delle lavorazioni industriali del nord di Milano. Inoltre c’è il rischio concreto che l’inquinamento si estenda lungo il parco della Vettabbia fino ai campi su cui è stato realizzato il progetto europeo Open Agri (6 milioni di euro per la coltivazioni biologiche). L’università statale aveva certificato la bontà dei terreni, ma le verifiche richieste dal comune riguardavano solo la potenziale fertilità della terra.  

«Siamo molto preoccupati per l’inerzia e l’indifferenza del comune di fronte a un rischio ambientale e sanitario che interessa un’area molto vasta del territorio agricolo cittadino», dice Veronica Dini, legale dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica Lombardia (Aiab) e dei consumatori che ha citato in giudizio il comune per il mancato controllo assieme all’impresa Vitalba.

«A oggi, il comune non ha avviato neppure la caratterizzazione delle aree. Eppure, città metropolitana e regione Lombardia hanno certificato che si tratta, con ogni probabilità, di inquinamento storico e che spetta proprio al comune intervenire – spiega Dini – Quello che più preoccupa però, è la perseveranza con cui l’amministrazione continua, nonostante non abbia idea della portata della contaminazione, ad avviare progetti agricoli sostenibili nella zona».

Lo dimostra il recente bando sulla rigenerazione delle zone di San Dionigi e Porto di Mare. Nel testo del bando si fa cenno a una contaminazione storica da metalli pesanti individuata già nel 2015-2016. Il bando però non aggiunge altro se non: «tali risultati dovranno essere valutati alla luce degli aggiornamenti normativi intervenuti in anni recenti». 

Il comune contattato da Domani ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione, l’intera questione è infatti oggetto di una causa civile, la cui sentenza – in primo grado – è attesa per le prossime settimane. 

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