Con le attuali politiche, la domanda per petrolio e gas naturale continua a crescere fino al 2050, anche se il carbone inizia a diminuire con la fine di questa decade. Il petrolio, in particolare, dovrebbe crescere attorno al 13 per cento fino al 2050. Se i governi dovessero mantenere tutte le politiche annunciate, attorno al 2030 il carbone arriverà invece a un picco nella propria domanda per poi calare, mentre quella di petrolio smetterà di crescere a si appiattirà
Le rinnovabili sono destinate a crescere più velocemente di qualsiasi altra fonte di energia, trascinate dalla scalata del solare. Ricomincerà a svilupparsi anche il nucleare, mentre i combustibili fossili sono essenzialmente legati alle scelte future dei prossimi anni. Questi i punti in comune negli scenari sviluppati dall’ultima edizione del World Energy Outlook (Weo), il report globale prodotto dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), considerato come la più autorevole fonte di analisi e proiezioni in ambito energetico.
Complessivamente, la domanda di energia sarà sempre più ampia. «Il nostro mondo è assetato di energia» ha dichiarato il direttore esecutivo Fatih Birol. A spingere i consumi saranno comunque soprattutto i bisogni dei paesi emergenti del sudest asiatico e dell’India. Insieme a Medio Oriente, Africa e America Latina, questi sorpasseranno collettivamente anche la Cina. Ma nessun paese avrà la stessa fame di Pechino, che dal 2010 è stata responsabile di metà della crescita della domanda globale di petrolio e gas e del 60 per cento dell’aumento della domanda di elettricità.
«L’era dell’elettricità è arrivata» ha poi aggiunto Birol, spiegando come, nei diversi scenari ipotizzati, è la forma di energia con un aumento più consistente. A differenza dell’ultima decade, data centers e intelligenza artificiale porteranno infatti a un aumento esponenziale della domanda anche nelle economie avanzate, non più solo nelle economie emergenti.
«L’economia globale sta diventando più orientata ai servizi, e questi saranno alimentati più dall’elettricità che dai combustibili» ha aggiunto Laura Cozzi, direttrice per la Sostenibilità e la tecnologia dell’Aie.
Al momento la domanda di elettricità si attesta al 20 per cento del consumo finale, ma è la fonte energetica più rilevante per settori che rappresentano oltre il 40 per cento dell’economia, ed è inoltre la fonte principale per i consumi della maggior parte delle famiglie.
Rinnovabili al galoppo, ma rischio per i minerali critici
Nel suo outlook, l’Aie ipotizza tre diversi scenari: il primo rispecchia le politiche attualmente in atto e assume che la struttura energetica attuale rimanga immutata. Il secondo stima invece l’impatto delle politiche e degli impegni annunciati dai governi, anche se ancora non concretizzati. Nel 2021, la Conferenza sul cambiamento climatico dell’Onu ha poi chiesto all’Aie di sviluppare un terzo scenario che prendesse in considerazione l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura entro 1,5°C, ovvero entro il limite più ambizioso sancito dall’Accordo di Parigi del 2015. Nessuno dei tre scenari è comunque da considerare come una previsione.
In tutti e tre, le rinnovabili crescono più rapidamente di qualsiasi altra fonte. L’altro elemento in comune è l’aumento degli investimenti nel nucleare, sia negli impianti tradizionali che nello sviluppo di nuovi modelli, come i reattori piccoli e modulari. Dopo oltre due decadi di stagnazione, la capacità nucleare crescerà di almeno un terzo entro il 2035.
Sulla possibilità di garantire la sicurezza energetica grava però l’incognita della velocità con cui si finanzieranno la rete elettrica e le sue batterie. Se è vero che gli investimenti in produzione sono aumentati del 70 per cento dal 2015, quelli nelle reti sono invece aumentati a un ritmo inferiore a più della metà. La concentrazione di materie prime critiche nelle mani cinesi rappresenta poi un’altra pesante incognita sulla sicurezza energetica globale. Pechino è infatti il raffinatore dominante per 19 dei 20 minerali strategici legati all’energia.
Picco nel consumo di carbone e impennata di Gnl
A variare maggiormente fra i tre scenari elaborati dello Aie è il futuro utilizzo dei combustibili fossili. Con le attuali politiche, la domanda per petrolio e gas naturale continua a crescere fino al 2050, anche se il carbone inizia a diminuire con la fine di questa decade. Il petrolio, in particolare, dovrebbe crescere attorno al 13 per cento fino al 2050. Se i governi dovessero mantenere tutte le politiche annunciate, attorno al 2030 il carbone arriverà invece a un picco nella propria domanda per poi calare, mentre quella di petrolio smetterà di crescere a si appiattirà. «Tutto dipenderà da ciò che accade nel settore dei trasporti su strada, che rappresenta la metà del petrolio» ha spiegato Tim Gould, economista energetico dell’Aie.
A cambiare in modo sostanziale rispetto all’anno scorso sono le previsioni sul gas naturale: dopo la drastica virata delle politiche statunitensi e i prezzi più bassi, l’Aie pensa che continuerà ancora a crescere nella prossima decade. Nel 2025 gli investimenti nel gas naturale liquefatto (Gnl) hanno fatti subito un’impennata, portando a circa 300 miliardi di metri cubi la nuova capacità annuale di esportazione nel 2030, con un aumento del 50 per cento della quantità globalmente disponibile. «Questo cambierà le dinamiche dei mercati dei gas completamente» ha spiegato Birol, spingendo in giù i prezzi. L’Aie continua però ad avere dubbi sulla possibile destinazione di tutto questo nuovo Gnl.
L’ultima possibilità di tornare dentro 1,5°C
La cattiva notizia è che, in qualunque dei tre scenari elaborati quest’anno, il mondo supererà 1,5°C. C’è tuttavia ancora spazio per la speranza: raggiungendo le emissioni nette zero entro la metà del secolo potremo riportare indietro le temperature nel lungo periodo.
La buona, però, è che lo sviluppo di alcune tecnologie di energia pulita è in linea con i livelli ipotizzati dall’Aie: è il caso, ad esempio, dell’estensione dell’energia solare e dell’aumento della diffusione dei veicoli elettrici. Altre hanno però dato risultati inferiori a quelli prospettati, come la rimozione di CO2 del carbonio (Ccus) e lo sviluppo dell’idrogeno e di carburanti basati su di esso.
La lista di cose da fare per invertire la tendenza rimane però molto impegnativa: la capacità installata di rinnovabili deve quasi quadruplicare rispetto ai livelli del 2024, quella nucleare deve aumentare del 70 per cento, mentre le emissioni di metano devono essere ridotte di oltre l'80 peer cento entro il 2035. E a questo si aggiungono 660 tonnellate di CO2 da rimuovere dall’atmosfera. Peccato che, secondo l’Aie, questa tecnologia sia ancora costosa e non sperimentate su larga scala.
© Riproduzione riservata


