All’orizzonte del mare del Nord, il grigio dell’acciaio e delle onde è spezzato da una colata di rosso vivo. Dal fianco di una piattaforma di Shell, un torrente di liquido color sangue scende su una tela di dodici metri fissata alla struttura. Si tratta di BUTCHERED, opera di Anish Kapoor portata in mare aperto da Greenpeace.

L’installazione, la prima mai realizzata su una piattaforma fossile ancora in attività, è composta da mille litri di miscela biodegradabile a base di acqua di mare, barbabietola, caffè solubile e colorante alimentare. Il liquido, colando, crea una macchia, un’immagine che Kapoor definisce «un urlo visivo» contro l’industria petrolifera. L’obiettivo dell’artista era creare «qualcosa di visivo, fisico, viscerale che riflettesse la carneficina che stanno infliggendo al nostro pianeta». 
L'opera è «anche un omaggio all'eroico lavoro svolto contro questa distruzione e agli instancabili attivisti che scelgono di interrompere, dissentire e disobbedire e un omaggio a chi protesta», ha illustrato Kapoor.

Greenpeace ha spiegato che il titolo, BUTCHERED, rappresenta le ferite inflitte al pianeta dal settore fossile: ondate di calore estremo, siccità e incendi che colpiscono ogni parte del pianeta. Secondo la Ong, Shell ha in programma 700 nuovi giacimenti di petrolio e gas che, se sfruttati, immetterebbero in atmosfera 10,8 miliardi di tonnellate di CO₂ — il 5 per cento del bilancio globale di carbonio ancora disponibile.

L’organizzazione ricorda che il settore conosceva i rischi del cambiamento climatico già nel 1959, ma ha scelto per decenni di negare, minimizzare e rinviare. Intanto, i profitti continuano: «54 miliardi di sterline di profitti dalla guerra in Ucraina e solo 1,2 miliardi di sterline di tasse pagate nel Regno Unito», riporta Greenpeace, stimando che il danno climatico attribuibile alla compagnia abbia già un costo di almeno 1,42 trilioni di dollari.

Con quest’azione, Anish Kapoor si unisce al Polluters Pay Pact, iniziativa che chiede ai governi di imporre tasse e multe ai grandi inquinatori per finanziare la ricostruzione post-disastro e le soluzioni climatiche. Ad oggi sono state raccolte più di 240.000 firme. Non è la prima volta che l’artista usa la sua voce per prendere posizione su questioni cruciali: già nel 2019 si è unito ad altri colleghi per chiedere alla National Portrait Gallery di Londra di interrompere la collaborazione con il colosso petrolifero BP.

Per Greenpeace, interventi di questo tipo sono strumenti a cui ricorrere quando aziende o governi ignorano richieste e pressioni pubbliche. L’operazione è stata pianificata con rigore: uso di attrezzature antideflagranti, monitor per i gas, esclusione delle zone a rischio della piattaforma e consulto con un vigile del fuoco per la gestione dell’idrante.

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