Il governo Draghi si propone come il promotore di una transizione ecologica ambiziosa di cui l’Italia sarebbe capofila in Europa. Le affermazioni dei suoi ministri, tuttavia, cozzano con la realtà dei fatti, illustrata dai recenti studi scientifici in tema di crisi climatica: nessuno stato del mondo, eccetto pochi paesi responsabili di una frazione insignificante delle emissioni globali, si sta muovendo abbastanza velocemente per evitare di superare il famigerato aumento della temperatura di 1,5°C. Sembra insomma che l’idea di transizione del governo sia ben diversa da quella degli scienziati e degli esperti, e da quella dei cittadini e dei giovani. È molto più simile, invece, a quella di grandi aziende inquinanti come Eni e Snam.

La voce dei e delle giovani, degli attivisti e delle attiviste che avrebbero così tanto da dire su questa (in)giusta transizione, viene sistematicamente ignorata, e sostituita con altre meno scomode, come nel caso della Youth Cop di Milano: il ministero per la Transizione ecologica ha scelto e promosso, come delegati italiani, due persone per lo più estranee al mondo dei movimenti per il clima, nonostante le numerose candidature presentate da attivisti e attiviste di Fridays For Future, e in netto contrasto con i delegati scelti per altri paesi.

Chi in Italia ha la forza di dire che bisogna smettere di investire sul gas o che la transizione ecologica dev’essere più veloce viene immediatamente bollato come un “ambientalista oltranzista”. Quando però sono John Kerry, Joe Biden o Faith Birol a dire lo stesso, tutti zitti.

Un altro caso emblematico è quello dello sciopero globale per il clima di oggi, 24 settembre: avevamo chiesto al ministero dell’Istruzione di garantire con una circolare ministeriale, come già accaduto due anni fa, che l’assenza delle studentesse e degli studenti che fossero venuti alla manifestazione fosse giustificata.

Questo per impedire, come accade in diverse scuole, che la partecipazione potesse essere oggetto di sanzioni disciplinari (ad esempio di una sanzione per «assenza strategica di massa»), limitando la libertà di espressione dei ragazzi e delle ragazze delle scuole medie e superiori.

La lettera, che ha ricevuto il sostegno di eminenti docenti universitari, ricercatori e scienziati, è stata completamente ignorata dal ministero che così ha limitato la libertà di espressione per centinaia di migliaia di minorenni che ancora non godono del diritto di sciopero, nonostante siano influenzati più di chiunque altro dalle decisioni che verranno prese nei prossimi mesi.

Fortunatamente, alcune scuole garantiscono comunque la giustificazione e incoraggiano studenti e docenti a partecipare alla manifestazione.

Quando si tratta di vendersi come verdi, le istituzioni sono sempre pronte a citare i giovani per il clima come modello o ispirazione, ma quando vogliamo prendere la parola, invece che aspettare di farcela cedere, diventiamo improvvisamente trasparenti e muti, agli occhi del governo. Ma questo non basterà a fermare il cambiamento. Da che parte della storia vuole stare, il governo Draghi?

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