Un elemento che, soprattutto in passato, non è stato ben riconosciuto o apprezzato, è il lato umano del cambiamento climatico e della ricerca sul cambiamento climatico.

Ovvero privilegiare una comunicazione della scienza del clima che metta al primo posto le persone e le loro esperienze e che sia più empatica, favorendo continue opportunità di coinvolgimento del pubblico, e non basata solo su numeri e dati. La sfida per chi comunica la scienza nei media potrebbe essere dunque questa, riuscire a parlare di cambiamento climatico, senza parlare di scienza. Come farlo? A mio modo di vedere, in due modi principalmente.

Solo il programma dei Fridays prende sul serio la crisi climatica

Uno, parlando di altre cose importanti per il pubblico, come il lavoro, la casa, le opportunità, la fede, il futuro, l’energia, l’immigrazione, come “pretesto” per parlare di cambiamento climatico. Quelli sono i temi che riguardano la quotidianità delle persone e possono essere il punto di partenza per discutere del riscaldamento globale, degli effetti del cambiamento climatico e delle pratiche umane che influiscono su esso. Ed è allora che le prove scientifiche, i dati, i numeri, possono assumere un valore diverso e addirittura rafforzare l'identità delle persone e del gruppo cui appartengono, i loro valori.

È necessario che la narrazione del cambiamento climatico sui mezzi di informazione diventi un discorso ricorrente, non di esclusiva pertinenza della scienza o dell’ambiente. Un elemento della storia, qualunque essa sia, che si sta già raccontando.

La nuova quotidianità

Foto Cecilia Fabiano /LaPresse 22-08-2022 Roma, Italia - Cronaca -Pioggia estiva in centro - Nella Foto : Piazza Venezia August 22 , 2022 Rome Italy - News - Summer Rain In the photo: Piazza Venezia

Il ruolo fondamentale che dovrebbero avere i giornalisti è far comprendere come tutte le notizie siano connesse al cambiamento climatico e come sia forte il legame tra il cambiamento climatico e la vita di tutti i giorni. Un classico esempio è quello degli eventi estremi: per le persone il tempo meteorologico sembra impazzito, se ne accorgono, è un tema davanti al quale sono sensibili, perché una forte alluvione, una siccità, un’ondata di caldo estremo rappresentano un rischio anche sanitario, oltre che per il territorio in cui si vive.

Ma quali sono le connessioni con i cambiamenti climatici causati dall'uomo? È importante esplicitarle, anche se la comunicazione può farsi difficile: la risposta del sistema climatico al riscaldamento comprende l'intensificazione del ciclo dell'acqua, che può portare contemporaneamente a un aumento della siccità e delle inondazioni.

Se non si spiegano ai non addetti ai lavori i meccanismi che determinano questo fenomeno – aiutando le persone a collegare i puntini con spiegazioni più presenti e più articolate nei media, ma sempre fruibili - la combinazione di condizioni più umide e più secche può sembrare controintuitiva.

I luoghi che cambiano

Il disastro ambientale d’Europa che la politica non ha fermato

Il secondo modo per parlare di cambiamento climatico senza parlare di scienza è attraverso le storie e le esperienze di vita. Quelle delle persone che ogni giorno sono colpite dal cambiamento climatico, delle preoccupazioni che le affliggono, di ciò che devono affrontare e di come stanno cambiando le loro vite per adattarsi agli effetti già in corso della crisi climatica.

Il cambiamento climatico ha un impatto sulle persone e raccontare le storie degli altri, anche se non li conosciamo o abitano dall’altra parte del mondo, permette di immedesimarsi. Roberto Mezzalama, nel suo libro «Il clima che cambia l'Italia. Viaggio in un Paese sconvolto dall'emergenza climatica» fa parlare agricoltori, pescatori, guide alpine, maestri di sci, albergatori, guardie forestali, persone che, in Italia, vedono i luoghi in cui vivono o lavorano trasformarsi rapidamente sotto i loro occhi.

Le esperienze positive

LaPresse

Ma occorre anche far conoscere le esperienze positive, che favoriscano il passaggio dalla preoccupazione all'iniziativa, che mostrino come anche avere una corretta percezione del rischio climatico sia essenziale per mettere in atto azioni individuali e collettive a favore del clima. E della propria vita o attività.

Raccontare nei media storie umane, dunque, non solo di coloro, spesso inascoltati, che stanno vedendo la loro vita cambiare per effetto della crisi climatica, ma anche delle ricercatrici e dei ricercatori che la scienza la fanno, ogni giorno. Delle loro passioni, delle loro debolezze, di come hanno superato i loro ostacoli, di cose li muove ogni giorno per aggiungere un piccolo tassello alla scienza del clima. Di quello che pensano rispetto ai temi importanti, di rilievo pubblico. Anche questo permette l’immedesimazione e favorisce un accorciamento della distanza tra il mondo della scienza e quello della società e la creazione di una sorta di legame, di un rapporto di fiducia che sia spinta per l’azione.

© Riproduzione riservata