La conferenza sulla sicurezza di Monaco rivela lo stato di salute delle relazioni internazionali, ma dice molto anche su quello dei rapporti interni ai governi. Nel caso specifico, di quello della Germania, paese ospitante. Da Berlino sono arrivati il cancelliere Olaf Scholz, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock e il neoministro della Difesa Boris Pistorius. 

Il momento di Pistorius

La loro partecipazione all’appuntamento è significativa nei termini in cui dimostra la strategia di ciascuno di loro dentro e fuori dalla politica nazionale. Da tempo i rapporti tra cancelliere e ministra sono tesi, ma a insidiare il vasto consenso che raccoglie Baerbock è arrivato Pistorius. Il nuovo titolare della Difesa sta avendo quella che la stampa tedesca definisce una vera e propria luna di miele con l’elettorato. A onor del vero, piacere meno della sua predecessora Christine Lambrecht sarebbe stato pressoché impossibile, ma Pistorius, di cui inizialmente si metteva in dubbio l’expertise, considerati i suoi incarichi precedenti, si sta rivelando una scelta azzeccata, almeno per quanto riguarda l’immagine del ministero.

Pistorius ha dovuto imparare in fretta, durante gli appuntamenti internazionali con i colleghi sul sostegno a Kiev e nei viaggi, anche in Ucraina, dove ha visitato i militari e promesso aiuto tedesco. Le truppe lo apprezzano e il ministro sembra decisamente più padrona della situazione di quanto lo fosse Lambrecht. A ciò si aggiunge una buona capacità da oratore, che Pistorius ha potuto mettere in scena alla conferenza, dove si è guadagnato simpatie degli ospiti internazionali e degli avversari politici interni dopo aver annunciato cambiamenti incisivi nella struttura elefantiaca del ministero e nell’organizzazione della Bundeswehr, l’origine di tutti i problemi della Difesa tedesca. Promesse altisonanti a cui dovranno seguire fatti perché Pistorius possa continuare il suo rapporto preferenziale con l’opinione pubblica. 

Ma sul fronte internazionale, il ministro si sta rivelando l’uomo giusto al momento giusto nello schema del cancelliere. Compagno di partito di lungo corso del cancelliere, Pistorius sembra essere il miglior contrappeso di Scholz in termini di dichiarazioni pubbliche: mentre Scholz non ha mai parlato esplicitamente di una “sconfitta” della Russia, limitandosi a spingere perché «Mosca non vinca la guerra», il suo ministro a Monaco ha trovato il coraggio di esporsi, auspicando che l’Ucraina vinca la guerra. 

La gara tra Baerbock e Scholz

Lanciato nel contesto geopolitico caldo che lo rende l’uomo del momento, Pistorius rischia di rubare almeno in questo periodo la scena alla ministra degli Esteri, che fin dall’inizio della guerra è la principale fautrice di una strategia di presenza geopolitica in prima linea di Berlino in contrapposizione alla linea più prudente del cancelliere. Nei mesi, gli approcci contrapposti dei due esponenti si sono fatti sempre più incompatibili, fino a raggiungere un punto di rottura durante la discussione sulla fornitura di tank all’Ucraina, quando ministra e cancelliere sembravano seguire strade totalmente diverse. Con il cedimento di Scholz e il via libera alla consegna dei Leopard, quindi la sua convergenza sull’apertura che Baerbock aveva fatto intendere già con un certo anticipo, anche il cancelliere sembra aver cambiato definitivamente rotta. 

È quanto emerge dalla sua presenza alla conferenza, in cui sembrava avere grande interesse a ribadire chi ha l’ultima parola sulla politica estera di Berlino. Scholz ha inaugurato l’appuntamento di Monaco, onore che l’anno passato aveva lasciato alla sua ministra. Nel suo intervento, oltre a ribadire che «la cura vale più della velocità e la cooperazione è più importante della performance solitaria», ha ricordato ai paesi alleati il loro impegno di fornire Leopard esattamente come Berlino. Una richiesta che hanno ripetuto ai partner anche Baerbock e Pistorius, e che, insieme alla ricerca di nuove munizioni per l’artiglieria già consegnata, è diventata la principale missione tedesca alla conferenza. Ma Scholz ha alzato il livello delle sue ambizioni, attribuendo alla Germania un ruolo di «leadership» geopolitica che nessun cancelliere prima di lui aveva neanche lontanamente pensato di chiamare in causa. Nonostante il salto di qualità nelle espressioni utilizzate, Scholz non è riuscito a prendere una posizione sull’auspicio di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino conta sul fatto che la fine del conflitto arrivi entro l’anno.

Problemi futuri

Insomma, pur essendo quasi controvoglia diventato uno dei leader delle forniture di armi all’Ucraina ed essendo arrivato anche a richiamare ai propri impegni i partner internazionali, il cancelliere non riesce a rinunciare del tutto alla sua natura attendista. L’approccio più sanguigno di Baerbock in questo contesto ha però completato lo spettro di strategie messe in campo da Berlino per ottenere una partecipazione maggiore di paesi come Brasile, India e Svizzera, che sarebbero cruciali per esempio nella fornitura di nuove munizioni a Kiev. 

Il rischio è però che l’avvicinamento di Monaco sia soltanto temporaneo. Al primo posto sulla lista delle priorità di Scholz e Baerbock c’è la strategia nazionale di sicurezza. Il documento, che nelle speranze di ministero e cancelleria (e coalizione di governo) dovrebbe essere il più ampio e dettagliato della storia moderna della politica estera tedesca, è uno dei punti cardine del contratto di governo. La strategia, che può essere considerata la contropartita diplomatica della Zeitenwende militare, cioè lo stanziamento da 100 miliardi per la Difesa, doveva essere presentata e discussa proprio a Monaco.

La ragione per cui questo non è successo è proprio il dissenso tra cancelliere e ministra. Al documento è collegato un Consiglio di sicurezza che Baerbock vorrebbe guidare in prima persona, mentre Scholz lo vorrebbe affidare al suo attuale capo della cancelliera e allievo di lungo corso, Wolfgang Schmidt. Per il momento, un compromesso non è ancora in vista. Ne va della spartizione del potere e della stabilità del governo.

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