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Nel lungo processo che porterà alla nascita del nuovo governo tedesco, è giunta l'ora dello scontro con le ambizioni personali. Le figure che dominano in queste ore le cronache politiche della stampa tedesca sono tre: Christian Lindner, Robert Habeck e Lars Klingbeil.

Fanno ciascuno parte di uno dei tre partiti della coalizione semaforo: Lindner, il capo della Fdp, ambisce al ministro delle Finanze, Habeck, cosegretario dei Verdi, sogna di allungare le mani sul ministero dell'Interno e Lars Klingbeil, figura di punta della Spd e della campagna elettorale di Olaf Scholz.

Se le cose si mettessero bene per Lindner, si tratterebbe della coronazione del suo sogno mai nascosto. L'ultima volta che il capo di quel ministero apparteneva al partito liberale è stata negli anni Sessanta: il partito gli deve tanto, il leader l'ha recuperato quando i consensi erano a terra e l'ha portato a essere l'ago della bilancia.

L'idea che un falco come lui diventi il successore di Scholz e possa avere la visibilità internazionale che gli ultimi inquilini del ministero hanno avuto inizialmente strideva con l'idea che la coalizione semaforo voleva dare di sé. I liberali si sono ampiamente spesi in campagna elettorale per il rientro nelle regole rigide previste dalla Costituzione dei conti tedeschi, agitati dalla pandemia. Anche in Europa, Lindner da ministro delle Finanze sarebbe poco tollerante nei confronti di chi trasgredisce alle regole del debito.

Secondo una parte dell'opinione pubblica, a cui dà voce in un recente editoriale sulla Zeit Clemens Fuest, direttore dell'istituto Ifo, in realtà sarebbe una scelta che riequilibrerebbe un andamento più lasco in fatto di regolamentazione internazionale economica.

Anche Robert Habeck sta cercando una soluzione per accontentare il suo ego. Dato in un primo momento come alternativo a Lindner al ministero delle Finanze, Habeck dovrebbe secondo le ultime indiscrezioni fare da sponda alla candidata cancelliera Annalena Baerbock, che potrebbe trovar posto agli Esteri o alla Transizione ecologica, al ministero dei Trasporti.

Un posto tattico, soprattutto considerato il flusso di denaro che finanzierà negli anni a venire l'adeguamento del paese alle nuove esigenze imposte dal cambiamento climatico, che sarà gestito soprattutto da questi due ministeri. Se i Verdi decidessero di reclamare per sé il tandem della transizione, potrebbero avere davvero l'impatto promesso in campagna elettorale.

In mattinata è arrivata invece la notizia che un altro favorito per un incarico nell'esecutivo uscirà molto probabilmente dalla corsa: parliamo di Lars Klingbeil, dal 2017 segretario generale della Spd dopo aver ricoperto quasi tutti gli incarichi previsti dal cursus honurum del partito e diverse legislature da parlamentare alle spalle.

Il quarantatreenne nei desideri del direttivo della Spd dovrebbe andare ad affiancare Saskia Esken nella segreteria del partito. Esken, considerata un'esponente radicale anche all'interno del proprio partito, aveva portato alla candidatura Olaf Scholz insieme al cosegretario Norbert Walter-Borjans, che però qualche settimana fa ha annunciato di non volersi ricandidare. Ora il suo posto dovrebbe esser preso da Klingbeil, considerato uno degli astri nascenti della socialdemocrazia tedesca: ora il suo compito sarà portare la razionalità e la moderazione che sono diventate il marchio di fabbrica di Olaf Scholz anche nella dirigenza di partito.

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