C’è una generazione speciale alla prova del voto, quest’anno. «Dopo averla vista per così tanto tempo, sapere che Angela Merkel non governerà più sarà strano», dice Tobias Schmitz, un ragazzo di 20 anni di Aquisgrana che quest’anno sceglierà per la prima volta un nuovo cancelliere per la Germania, dopo i sedici anni di governo Merkel. Le elezioni federali di fine settembre saranno le prime in cui la Generazione Z, i nati negli anni Duemila, esprimerà il suo voto e potrà far valere tutto il suo peso sui temi che stanno loro più a cuore. Secondo una stima dell’ufficio federale di statistica, alle elezioni i nuovi elettori saranno 2,8 milioni, il 4,6 per cento del totale.

Nel nome di Angela

Per chi è nato dal 2000 in poi, quando si parla della cancelleria federale viene naturale l’associazione con la leader della Cdu, Angela Merkel. Per questo in Germania circola un aneddoto, non si sa se vero o inventato, ma ormai parte dell’immaginario comune. Pare che un allievo delle elementari abbia chiesto alla sua maestra se un giorno anche lui, maschietto, potrà diventare cancelliere, o se invece l'incarico sia riservato alle sole bambine. 

Una storia che dice molto dell’influenza che la cancelliera ha esercitato ed esercita tuttora sulle giovani generazioni. «Ricorderò Angela Merkel per aver lasciato aperte le frontiere nel 2015, una cosa ben diversa rispetto a quello che hanno fatto gli altri stati europei. La Germania si è mostrata come un paese utile», dice la ventunenne Merit Demisai di Bonn, studentessa di scienze politiche all’università. «Merkel sarà per me colei che ha mantenuto la calma e ha preso decisioni pragmatiche anche in situazioni senza speranza. Era ed è il simbolo di una donna forte, emancipata e coraggiosa», dice invece Thomas Hübschmann, diciottenne di Höchstadt, cittadina della Baviera.

C’è però anche chi non ha un’opinione del tutto positiva. «Ho delle impressioni mutevoli su Merkel. Da un lato ha portato avanti molte cose positive, come l’asilo ai rifugiati, l’eliminazione del nucleare e il matrimonio per gli omosessuali, dall’altro ha lasciato cadere nel vuoto diversi discorsi di innovazione e progresso. Quindi questi sedici anni hanno sì portato stabilità in senso positivo, ma hanno anche significato immobilismo e stagnazione», dice Lea Spilak, ventenne studentessa di infermeria di Heidelberg, nel Baden-Württemberg.

Le priorità del prossimo governo

Un ambiente più pulito, poca fiducia nei partiti politici e volontà di essere ascoltati: sono questi alcuni dei punti emersi nel sondaggio Shell del 2019 rivolto ai giovani dai 12 ai 25 anni, dove emerge come il 71 per cento degli intervistati sia preoccupato per le tematiche ambientali.

Un interesse che si collega alla percentuale in crescita di giovani che si descrivono come «interessati alla politica» (il 41 per cento) e anche a quella di coloro che trovano importante impegnarsi personalmente in politica, giunta nel 2019 al 34 per cento. Un impegno che però non precipita però in una fiducia nei partiti. Non è un caso, infatti, che il 71 per cento di loro non crede che «ai politici interessi quello che pensano le persone come me».

Una disillusione che i ragazzi sperano verrà superata dagli impegni del nuovo governo. «Vorrei che l’esecutivo federale investisse di più nell’istruzione e nella protezione del clima. In particolare, mi piacerebbe che su impegnasse a rendere più attraente il traffico ferroviario e meno quello automobilistico e aereo», sostiene Merit.

«La questione ambientale sarà certamente uno dei temi che mi aspetto al centro dell’attenzione del prossimo governo, così come il lavoro per i giovani», dice Tobias. La sua risposta si specchia nella sua esperienza personale, visto che attualmente frequenta un centro di formazione professionale per provare diverse tipologie di apprendistato al lavoro.

«Mi aspetto che il nuovo governo federale sia all'altezza delle sfide del XXI secolo: tutta la mia generazione vuole finalmente chiarezza in materia di politica climatica, sanitaria e educativa», dice invece Thomas, che ancora frequenta il liceo nella sua cittadina. Lea invece chiede che alle parole seguano azioni: «Vorrei che problemi come il cambiamento climatico, la disuguaglianza sociale, il ritardo nella digitalizzazione o il sistema educativo obsoleto non solo fossero menzionati, ma fossero affrontati direttamente».

I candidati e i programmi

Il voto di settembre è perciò importante per definire il futuro dei prossimi anni. «Credo che stavolta esprimere la propria preferenza sia fondamentale, perché un voto non espresso è un voto regalato alle destre», dice Merit. Più incertezze per Lea: «Voterò sicuramente a settembre però confesso di essere ancora incerta: per questo mi affiderò al Wahl-o-Mat per una scelta definitiva». Il Wahl-o-Mat è un sistema virtuale che valuta l’affinità tra le posizioni di un individuo e i programmi dei partiti o dei candidati in lizza rispondendo a 40 domande: si tratta di uno strumento molto in voga in Germania per liberare la strada dagli ultimi dubbi prima del voto.

L’edizione del 2021 prevede una sezione per il Bundestag e un’altra a testa per le elezioni regionali nei Land di Berlino e in Meclemburgo-Pomerania occidentale. La scelta è spesso difficile, ma questo non vale per tutti. «Penso che la Germania sia stata raramente messa peggio in termini di candidati alla cancelleria e di programmi come in queste elezioni. I Verdi sono abbastanza promettenti, ma purtroppo sono anche vittime di tante fake news sui social e i loro programmi sono spesso improvvisati e con troppi punti interrogativi. Con Armin Laschet, la Cdu candida un leader senza un’opinione propria e che dice quello che la maggioranza attualmente vuole sentire», dice Tobias.

Lo stuedente reputa quello dei conservatori un candidato del tutto inadatto e che presenta un programma arretrato e non scientifico. «Secondo me, la Spd sta invece andando molto bene in campagna elettorale. Olaf Scholz parla poco e aspetta solo che Laschet e la candidata dei Verdi Annalena Baerbock dicano qualcosa di sbagliato. A differenza della Cdu, la Spd è il male minore e, a differenza dei Verdi, è più capace di governare un paese», dice ancora Tobias.

Un’opinione simile è quella di Thomas: «Credo che i Verdi siano la scelta migliore, anche se hanno mostrato parecchie lacune e i scivoloni sono stati tanti. Per questo credo che alla fine vincerà la Spd: ha mostrato capacità di governare e non è impopolare come gli altri partiti. Il problema di Laschet è uno: non è Merkel. E questo per molti farà la differenza».

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