Non è diffamatorio scrivere che l’attuale sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon «ha mantenuto rapporti con soggetti, imprenditori e professionisti, rivelatisi in via diretta o mediata in rapporto con esponenti del clan Di Silvio di Latina». Lo ha confermato la giudice per le indagini preliminari, Valeria Tomassini, nel decreto con cui accoglie in toto la richiesta d’archiviazione presentata dalla procura di Roma, rappresentata dai pubblici ministeri Corrado Fasanelli, Luigia Spinelli e la procuratrice aggiunta Ilaria Calò. Tutti peraltro impegnati in delicate indagini antimafia sulle cosche che fanno affari nel Lazio.

Durigon, braccio destro di Matteo Salvini nel Lazio e numero due del ministero del Lavoro, non aveva gradito le inchieste giornalistiche di Domani. Per questo aveva deciso di denunciare i cronisti impegnati nella ricerca sui rapporti tra il politico e personaggi finiti al centro di scandali per rapporti con i clan.

«Giornalismo serio»

I giornalisti, Giovanni Tizian e Nello Trocchia, avevano rivelato i collegamenti tra il politico e figure vicine al clan Di Silvio, gruppo egemone in provincia di Latina. Su Domani hanno pubblicato documenti giudiziari, chat inedite e le risposte di tutti i protagonisti delle vicende rivelate. «Nessun rimprovero è dunque possibile muovere loro in ordine al grado di diligenza usata per il corretto vaglio delle notizie pubblicate», scrivono i pubblici ministeri sul conto dei cronisti.

I servizi di Domani affrontavano in particolare la questione dei rapporti intrattenuti nel corso della campagna elettorale del 2018 (le elezioni del trionfo della Lega) con «imprenditori e professionisti, rivelatisi in via diretta o mediata in rapporto con esponenti del clan Di Silvio di Latina (Natan Altomare, Luciano Iannotta) o sui quali collaboratori di giustizia riferivano in ordine a loro legami con gli stessi esponenti di organizzazioni criminali (Andrea Fanti)», si legge nell’atto d’archiviazione.

Gli articoli su Durigon

I Di Silvio sono un’organizzazione criminale che ha base a Latina e provincia. I collegamenti tra il sottosegretario e Altomare sono stati confermati da una serie di messaggi scambiati su WhatsApp e pubblicati in esclusiva da Domani.

«Detti colloqui erano trascritti in altro articolo pubblicato dallo stesso quotidiano non oggetto di querela e richiamati nell’articolo questo sì oggetto di querela del 25 agosto 2021 (acquisito da fonti aperte poiché in querela veniva allegata copia illeggibile) dal titolo “Durigon e l’uomo vicino ai clan di Latina: ecco la foto che imbarazza il governo”. Qui, oltre a una foto che ritraeva Claudio Durigon seduto accanto a Natan Altomare, le conversazioni venivano così sintetizzate, chat su incarichi di governo, scambi di cortesie per “trovare i biglietti” delle partite di serie A, feste pagate in campagna elettorale», ricostruiscono i pubblici ministeri.

Nelle inchieste veniva svelato anche altro: Altomare aveva, infatti, confermato di avere pagato le feste allo Chalet Cafè alla Lega e a Durigon. Circostanza che veniva così commentata a Domani dallo stesso politico: «Altomare condivideva la nostra stessa passione politica e ci siamo ritrovati nella campagna elettorale, non conosco i dettagli personali», e ancora, «riguardo alle feste di cui mi chiedete ho solo partecipato ma non conosco i dettagli».

Per dimostrare la correttezza di Domani, i pubblici ministeri evidenziano anche come il nostro giornale abbia assunto una posizione a favore di Durigon, opposta invece a quella del quotidiano Fanpage, su una circostanza relativa alla nomina del generale della finanza e della vicenda relativa ai 49 milioni di euro che la Lega deve restituire allo stato.

Ancora querele

L’archiviazione non ha chiuso la sfida legale lanciata dal sottosegretario al nostro giornale. Dopo la presentazione di un’ulteriore denuncia, lo scorso marzo, i carabinieri si erano presentati in redazione per esibire un decreto di sequestro di un articolo di cronaca, anche in questo caso sgradito al sottosegretario, in cui si dava conto della condanna in primo grado per estorsione di una persona in contatto con Durigon ai tempi in cui il leghista era vicesegretario del sindacato Ugl. La notizia del sequestro in redazione suscitò grande clamore e solidarietà, anche dal sindacato europeo dei giornalisti, a tal punto che la procura ha dovuto firmare un decreto di dissequestro con l’intervento del capo della procura di Roma, Francesco Lo Voi.

Ma non è finita. Durigon ha minacciato una nuova querela a febbraio scorso per lo scoop realizzato da questo giornale sulla casa che il sottosegretario ha acquistato dall’ente previdenziale Enpaia con un prezzo scontato. Una minaccia che per ora è rimasta tale.

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