Nel gran calderone delle proteste del popolo dei trattori non è facile estrarre una lista delle cose da fare subito, dei provvedimenti che il governo di Roma dovrebbe varare al più presto per ridare fiato alle imprese agricole.Dalla compensazione dell’Iva agli sgravi Irpef fino ai crediti d’imposta sul gasolio, le richieste delle tante anime del movimento si sovrappongono tra loro e diventa complicato tirare una linea retta che separi le cose fattibili dai cori da stadio.

Lista della spesa

Anche il governo non sa bene se e come venire a patti con la piazza, spiazzato da una rivolta che sperava di spegnere sul nascere grazie alla solida alleanza con le organizzazioni del mondo agricolo, a cominciare da Coldiretti. Prima domanda: qual è il prezzo della pace? Già, perché togliere i trattori dalle strade ha un costo per i conti pubblici, che già non se la passano bene, per usare un eufemismo. E infatti il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per ora frena su possibili concessioni.

I tecnici del Mef, però, hanno già messo in fila i loro calcoli, anche perché la premier Giorgia Meloni sembra pronta a trattare. Ed ecco, allora, una prima lista della spesa ora allo studio del Mef.

Si parte dall’esenzione Irpef sui redditi dominicali e agrari, un provvedimento in vigore dal 2017 (su decisione del governo Renzi nel 2016) che la manovra del 2024 ha cancellato. Le varie anime della protesta sono unite almeno su questo punto: tutte vogliono che la misura venga reintrodotta da subito.

Terreni e bovini

Se la richiesta venisse accolta integralmente, l’onere per le casse pubbliche supererebbe i 200 milioni, ma l’ipotesi allo studio prevede che il taglio dell’imposta sia riservato ai redditi più bassi. Di conseguenza il costo potrebbe aggirarsi sui 100 milioni.

Un’altra rivendicazione riguarda l’Iva zootecnica, che riguarda la compravendita di bovini e suini. Da molto tempo gli imprenditori agricoli godono di un regime speciale che permette di ridurre di molto questa particolare imposta, che, in pratica, viene in gran parte compensata dall’erario.

Fino al 2022 la quota restituita era del 9,5 per cento su un’aliquota Iva del 10 per cento. Poi però il favore fiscale è stato ridotto tra il 7 e il 7,5 per cento e adesso i manifestanti chiedono che si torni alla situazione di due anni fa con una spesa complessiva per lo Stato che potrebbe aggirarsi intorno ai 50 milioni, secondo le stime di Cia-Agricoltori italiani, una delle principali organizzazioni del settore.

Poi c’è la questione carburanti e anche qui gran parte del popolo dei trattori pretende sconti e agevolazioni ulteriori rispetto a quelle che già sono garantite alla categoria.

Sconto carburante

Il negoziato potrebbe aprirsi sui crediti d’imposta per l’acquisto del gasolio per i mezzi agricoli, uno sgravio in vigore fino al primo trimestre del 2023. Se venisse accordato anche per il primo semestre di quest’anno lo Stato dovrebbe rinunciare a introiti per alcune decine di milioni, forse 60 milioni in totale. Se all’elenco aggiungiamo anche l’esenzione contributiva per i giovani imprenditori agricoli, va tenuto conto di un ulteriore aggravio di una quarantina di milioni per le case pubbliche.

Tirando le somme, se il governo dovesse accettare l’intera lista delle richieste formulate a gran voce in questi giorni, la mini-manovra a favore dei trattori costerebbe al Tesoro circa 250 milioni. Tanti? Pochi? Se si pensa che pochi giorni fa il ministro Adolfo Urso ha ipotizzato un’operazione come l’ingresso dello Stato nel gruppo Stellantis, all’ipotetico prezzo di 4-5 miliardi, le concessioni agli agricoltori possono anche apparire poca cosa.

Coperta corta

D’altra parte, però, il Tesoro si trova ad affrontare difficoltà oggettive. Il rallentamento della crescita rende sempre più difficile mantenere gli impegni su deficit e debito. In altre parole la coperta è sempre più corta e la lista degli impegni su altri fronti come pensioni e sanità lasciano spazi di manovra ridottissimi all’esecutivo.

Non va dimenticato, inoltre, che gli stessi imprenditori che adesso sono scesi in piazza fanno parte di una categoria che già riceve, a vario titolo, sussidi miliardari dallo Stato. La relazione sulle cosiddette spese fiscali pubblicata dal Mef elenca una serie di agevolazioni destinate al mondo agricolo. Per esempio, il taglio delle accise su gasolio e benzina pesa per circa un miliardo all’anno sui conti pubblici, mentre il regime agevolato per l’Iva ha un costo complessivo di circa 410 milioni l’anno, solo per citare le due voci più consistenti in termini di spesa.

Fin qui i numeri su cui in queste ore è costretto a ragionare il governo. Poi c’è anche una questione di opportunità. Un’eventuale resa alla piazza avrebbe un costo politico che va confrontato con un profitto in termini di maggiori voti alle prossime elezioni.

Nel caso di tassisti e balneari i partiti della maggioranza hanno già fatto da tempo i loro calcoli. Adesso andrà fatta una scelta anche sui trattori, col rischio di restare ostaggi di una minoranza.

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