Attesa per un’altra giornata calda nel settore delle banche, da settimane in grande fermento. In agenda una serie di appuntamenti di rilievo: il cda di Generali valuterà l’offerta migliorativa presentata da Mediobanca per l’operazione su Banca Generali, la mossa di Alberto Nagel per difendersi dall’assalto di Mps, spalleggiato dalla cordata Delfin e Gruppo Caltagirone con la benedizione del governo. 

Nel frattempo, però, nella prima parte della mattinata l’attenzione del mercato era tutta per le parole dell’ad di Mps, Luigi Lovaglio, che ha ribadito la sua intenzione di andare fino in fondo con la scalata della banca d’affari milanese in scadenza a inizio settembre e sottolineato di fronte agli analisti la forza dei conti del suo istituto. «Confermiamo la nostra determinazione a creare una nuova forza competitiva leader nel sistema bancario italiano attraverso la nostra offerta per Mediobanca» ha detto il numero uno dell’istituto senese in una call con gli analisti. Lovaglio ha anche criticato la strategia di Nagel: «Vediamo un approccio strategico abbastanza erratico, posizioni che cambiano senza ratio, che cambiano all'improvviso, con un approccio conservativo. La nostra offerta non vuole sostituire i punti di forza di Mediobanca ma mira a liberare il loro potenziale» ha continuato, confermando l’obiettivo di raggiungere nell’ops il 66 per cento del capitale di piazzetta Cuccia.

Ma anche se dovesse andare meno bene di così, per Lovaglio il futuro è roseo: «Ci vorrà un po' più di tempo per realizzarle ma noi siamo stati prudenti nel fissare le sinergie a 700 milioni e riteniamo che avendo una visione più ravvicinata di Mediobanca potremo rivedere le sinergie e arrivare a questo tipo di sinergie nei primi tre anni anche con meno del 50 per cento». 

Su quanto succederà nella riunione del cda del Leone, Lovaglio non si espone, preferendo invece anticipare agli interlocutori l’intenzione di distribuire tutto l’utile già nel 2025. «È qualcosa a cui stiamo pensando, vedremo come si evolverà la situazione nella seconda parte dell'anno dal punto di vista della perfomance ma siamo fiduciosi che potremo anticipare il payout ratio del 100 per cento nel 2025».

Gli auspici di Castagna

Al centro della scena torna anche Banco Bpm grazie alle parole del suo ad Giuseppe Castagna riportate da Class Cnbc. Sventata la scalata ostile di Unicredit, Castagna guarda a nuovi possibili partner per fusioni e acquisizioni. «Avevamo già comprato, tra noi e Anima, il 9 per cento di Mps, quindi è evidente che ci può essere un interesse» ma «allo stesso tempo Crédit Agricole ha aumentato la sua partecipazione a oltre il 20 per cento. Sono due interlocutori ovvi considerando le partecipazioni azionarie, ma non escludo nemmeno altre possibili operazioni» ha detto.

L’ad si dice felice per l’applicazione del golden power in «un momento instabile per la geopolitica». L’intervento del governo aveva “salvato” l’istituto dalle mani di Andrea Orcel, che invece secondo Castagna voleva soltanto «comprare a un prezzo più basso». Ma Castagna si mostra anche pronto a nuove imprese: negli occhi ha Crédit Agricole, che ha aumentato la propria presenza in Bpm, istituto che secondo la Lega andava salvaguardato da appetiti stranieri, oltre il 20 per cento. Ma per l’ad non si tratta di una presenza eccessivamente ingombrante. 

«Mi sembra di capire che rispetto a un'operazione di acquisizione di una banca grande rispetto a una banca più piccola, in questo caso ci sarebbe piuttosto sul piatto una potenziale fusione tra due banche italiane, Banco Bpm e Crédit Agricole Italia». Si tratterebbe dunque di un’operazione che non riguarda l’istituto francese, ma la filiale italiana. «Non un'acquisizione da parte della Francia, ma un'operazione italiana con un azionista di minoranza, ma di maggioranza relativa, non italiana» continua l’ad. Con Mps, invece, per il momento, «non ci sono programmi». «Oggi Mps sta facendo un'operazione importante e dovremo inevitabilmente attendere gli esiti per capire che tipo di potenziale operazione possa esserci in piedi».

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