Gli effetti del caro bollette sono appena iniziati, qualcuno se n’è accorto, qualcun altro ancora no, sia tra le famiglie sia tra le imprese. Il governo in questi giorni sta cercando di correre ai ripari pressato dalle forze politiche di destra e di sinistra. Il premier Mario Draghi, ieri a Genova, ha promesso «un intervento di ampia portata nei prossimi giorni». 

Ma i 4 miliardi che tutti aspettano, e che dovrebbero essere stanziati la prossima settimana con il decreto Sostegni quater, non sono stati ancora trovati. Mancherebbe almeno un miliardo. I tecnici del ministero dell’Economia lo stanno cercando tra le pieghe della legge di Bilancio e tutto dovrà poi passare al vaglio del presidente del Consiglio.

In ogni caso Draghi non intende fare altro debito pubblico e quindi sarebbe escluso un nuovo scostamento di bilancio e un aumento dello stanziamento fino a 5 o addirittura 7 miliardi come ipotizzato da alcuni.

Le imprese però hanno iniziato a soffrire e chiedono alla politica di fare di più. Una guerra di logoramento che è anche l’eco dei venti di guerra, veri, che accompagnano la crisi ucraina.

Piscine e ceramiche

Restringendo lo sguardo, i rincari delle bollette energetiche stanno colpendo soprattutto i gestori delle piscine e le manifatture di vetri e ceramiche. Le piscine in particolare, perché sono per lo più micro aziende e molto energivore: la loro struttura dei costi dipende al settanta-ottanta per cento proprio dalle bollette per luce e gas.

Questo perché l’acqua clorata deve avere una temperatura di almeno 29 gradi, anche di notte, e gli ambienti devono essere sempre iper riscaldati, visto che i clienti vanno in giro svestiti e per lo più bagnati. Si sta parlando di circa 3.000 strutture sportive con circa 1.500 società di gestione, 200mila dipendenti e oltre 5 milioni di utenti.

Un settore che, come ha ricordato Marco Sublimi, portavoce del coordinamento nazionale dei gestori di impianti natatori, al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha già subito le pesanti ripercussioni della pandemia e ora rischia la stoccata finale.

Per questo chiedono, oltre al calmieramento dei prezzi energetici e sostegni aggiuntivi per la categoria, anche di poter usufruire del superbonus edilizio, che dovrebbe essere rivisto, nella parte che riguarda la cessione del credito, proprio nel decreto Sostegni quater. Giorgetti ha promesso di farsi carico dell’appello ma intanto è il collega dell’Economia, Daniele Franco, che si occupa del dossier bollette. Incluso quali categorie favorire e secondo quali criteri erogare gli aiuti.

Questione di canone

Il nuovo decreto Sostegni ancora non c’è, dal ministero di Franco non trapelano anticipazioni, ma c’è già chi va dal commercialista per mettersi in fila per i nuovi ristori. È il caso di Sonia De Falco, che gestisce due piscine a Pisa: «Spero che il governo ci aiuti come ha fatto nel 2020 quando siamo stati costretti a chiudere per il lockdown, perché se la luce e il gas aumentano ancora non so proprio come faremo. Voglio dire che spero non si tratterà solo di un taglio del 5 per cento degli importi perché servirebbe a poco: dalle bollette di dicembre si prevede un raddoppio dei costi e anche di più, da 100 mila euro di costo annuo a impianto si passerà a 20 mila euro al mese. E non è sostenibile».

Sonia si immagina che i nuovi ristori seguiranno il criterio della percentuale di perdita del fatturato tra il bilancio 2019 e quello del 2021, secondo le regole precedenti. Così, se di solito c’è tempo fino a fine ad aprile per chiudere il bilancio dell’anno precedente, adesso ha fretta di compilarlo. Per la piscina in affitto dall’ente provinciale, dove tra l’altro si può seguire un corso di psicomotricità acquatica per ragazzi autistici, è meno preoccupata. «Lì abbiamo concordato un canone unico», e quindi i rincari andranno a pesare sull’ente locale, non sulla sua società.

In Italia, in base ai dati del Coni, 77mila impianti sportivi sono di competenza dei sindaci. È questo uno dei motivi per cui l’Ance – l’associazione che rappresenta i comuni d’Italia – è tra i soggetti che più spingono per corposi sostegni statali al settore.

I rischi sono tagli dei servizi e fallimenti dei gestori, quindi necessità di nuove gare, interruzioni, chiusure, degrado delle strutture. Tanto più una piscina è popolare e offre servizi di fisioterapia, idromotricità per pazienti incidentali, con problemi di deambulazione o quant’altro, quanto più drammatico è il problema dei rincari di gas e luce. Gli impianti che si rivolgono a una clientela d’élite hanno la possibilità di alzare i prezzi per mantenere gli standard. Quelli pubblici perderebbero utenze e servizi.

Rischi olimpici

A Roma la Ass Lazio Nuoto è una istituzione con 122 anni di storia, la società è nata il 9 gennaio del 1900. Ha all’attivo un medagliere olimpico di sette ori, alleva atleti per tutte le competizioni nazionali e internazionali, anche paraolimpiche, e ha una squadra di pallanuoto in testa alla serie A1.

Massimo Moroli che ne è l’attuale amministratore è molto preoccupato per le prossime bollette: «Ho sentito dire che sono triplicate, una cosa spaventosa». Attende ancora il primo addebito perché negli ultimi due anni per la piscina comunale appena ristrutturata nel quartiere di Garbatella ha dovuto combattere con l’ex amministrazione della sindaca Virginia Raggi a colpi di ricorsi per riottenere la concessione che durava da 35 anni. «Anche il canone comunale è quintuplicato sotto l’amministrazione Raggi e il bando ora dura ora solo sei anni, un cambiamento a mio avviso assurdo perché l’ente pubblico nei servizi alla persona non dovrebbe avere l’obiettivo di fare cassa, piuttosto dovrebbe preoccuparsi di offrire una qualità alta dei servizi, basandosi su fiducia e fidelizzazione. Tempi di scadenza così limitati non permettono investimenti di lungo periodo, si rischia che subentrino società che fanno debiti e lo lasciano andare in malora».

Moroli è convinto che i sostegni, per quanto utili nell’immediato, non siano risolutivi. Di certo il governo non potrà finanziare ancora per molto i sovrapprezzi energetici per famiglie e imprese con 4 miliardi di euro ogni tre mesi.

«Se i rincari non fossero temporanei servirebbero piuttosto facilitazioni per investimenti su pompe di calore e pannelli solari per l’acqua calda, in modo da ridurre definitivamente i costi», sostiene Moroli. Perché al di là della fase congiunturale e degli esiti della crisi ucraina, anche a bordo piscina comincia a serpeggiare la sensazione che la dinamica in salita dei prezzi dell’energia da fonti fossili non sia destinata a raffreddarsi né nel breve né nel lungo periodo. La transizione energetica è diventata un bisogno anche nello sport.

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