Chi monitora da vicino il mercato dell’energia, lo sa: il caro bollette non si attenuerà presto, neanche se la diplomazia dovesse risolvere la crisi geopolitica dell’Ucraina in tempi record. L’Europa negli ultimi mesi ha attinto copiosamente alle sue scorte strategiche di gas, che sono ai minimi dal 2011, la produzione continentale sta decrescendo strutturalmente, gli impianti di estrazione in Norvegia, nei Paesi Bassi e nel mare a largo del Regno Unito, che da questo punto di vista fa ancora parte dell’Europa, sono già ai livelli massimi e anche una volta passato il picco dei rincari, previsto a marzo, per la seconda metà dell’anno sarà necessario rimpinguare gli stoccaggi.

È la recente valutazione dell’Oxford Institute for Energy Studies, una delle massime autorità in materia. Di fronte a questo scenario in tutta Europa si pone il problema di come garantire le attività che richiedono un’impiego intenso di energia, in particolare nei settori industriali detti “energivori”. In Italia, a parte le piscine, il settore manifatturiero che rischia di andare in ginocchio nei prossimi mesi è quello delle ceramiche e del vetro.

Produttori insieme, atto secondo

E infatti imprenditori e sindacati sono già andati a bussare alle porte di palazzo Chigi per chiedere un tavolo per programmare gli interventi anche nel Pnrr e in ogni caso al di là del nuovo decreto Sostegni (quarta manovra di aiuti alle imprese anche se viene denominato Sostegni-ter) atteso per la settimana prossima, non appena i tecnici del ministero dell’Economia saranno riusciti a recuperare i 4 miliardi previsti senza operare scostamenti di bilancio.

Dopo il precedente della settimana scorsa dell’industria dell’auto che si è presentata in cordata con i sindacati dei metalmeccanici, ora anche Confindustria ceramica e i segretari di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec hanno concordato insieme una lettera ai ministri economici per chiedere una programmazione in grado di rispondere “al drammatico aumento dei costi delle commodities energetiche, in particolare del gas,” che “non si stanno delineando come temporanei o di breve durata”.

Futures versus futuro

Il distretto ceramico modenese raggruppa circa 300 aziende con 18mila addetti e rappresenta l’80 per cento della produzione nazionale di piastrelle, rivestimenti e sanitari e il 15 per cento della produzione mondiale di alta gamma.

Sergio Bondavalli è il titolare di una media azienda, da 500 dipendenti suddivisi in vari stabilimenti nella provincia di Modena, ha un marchio di piastrelle rinomato in Italia e all’estero, produce dal 1962 e ha appena terminato una ristrutturazione per ammodernare i macchinari. Alle sue dipendenze ha un Energy manager e altri due consulenti per cercare i contratti migliori con i player energetici e monitorare il mercato, per il quale fa fede il prezzo dei future Ttf sulla piazza di Amsterdam.

Li monitora anche lui, giornalmente, e ha notato che da un prezzo vicino ai 30 centesimi si è arrivati pochi giorni fa a un euro a metro cubo di gas metano. Nel giro di pochi mesi, sintetizza, ha visto esplodere i costi dell’energia da 700-800mila euro di bolletta mensile a 2 milioni e mezzo.

«Continuando così tra tre mesi rischio di non avere cassa per pagarle», dice e infatti ha già fatto richiesta per accedere ad ammortizzatori sociali per risparmiare sul costo del lavoro e tutto ciò nonostante l’esplosione di ordini e un mercato delle ceramiche in fermento, drogato dai bonus edilizi.

«Il fatto è che ci sono prodotti finanziari che scommettono sulla nostra morte, sul fatto che andremo male, che non guadagneremo – fa notare – ma io faccio solo piastrelle, sono un convinto europeista e ho una grande disponibilità a fare la mia parte innovando nei processi produttivi e nell’approvvigionamento, però non credo spetti a me decidere dove stiamo andando, ad esempio se puntare tutto sul gas russo o diversificare, sul metano che come diceva una pubblicità “ti dà una mano” o su altre fonti, decidere se devo fare contratti a lungo termine o a spot come sempre».

La vera de-escalation

Non tutto dipende dalla crisi in Ucraina, molto dipende dalla politica energetica europea e nazionale, che – rileva l’imprenditore – è contraddittoria o assente. Il metano è stato prima messo all’indice in Europa come gas climalterante come e peggio della C02 e poi reinserito insieme al nucleare nella tassonomia delle fonti sostenibili, anche se la decisione definitiva del parlamento di Strasburgo non è attesa prima dei prossimi tre mesi. «Nel frattempo noi cosa facciamo? Ho fiducia nel governo ma non ci dà indicazioni e siamo in forte difficoltà», conclude Bondavalli.

Le piastrelle hanno bisogno di un calore intenso, fino a 1.400 gradi nella breve fase della greificazione e finora gli esperimenti di alimentazione con l’idrogeno pare non riescano ad arrivare a temperature così alte. Secondo Katiuscia Eroe, responsabile Energia per Legambiente, la strada però può essere solo quella di «un piano mai visto prima che punti sulle rinnovabili in parallelo ai ristori per far fronte all’emergenza del caro bollette di famiglie e imprese».

«Gli imprenditori hanno ragione», ammette l’ambientalista: manca da vent’anni una politica energetica seria e poi serve una politica industriale per gli energivori, perché comunque esistono forni e lavorazioni a minor impatto climalterante. Per Legambiente, e anche per tutte le altre associazioni ecologiche, il governo dovrebbe iniziare abolendo i sussidi ambientalmente dannosi: 34,6 miliardi di euro dati ogni anno al settore Oil&Gas per trivellazioni e investimenti nelle fonti fossili, soldi che «potrebbero essere dirottati per incentivare gli investimenti negli accumuli eco-compatibili e nelle rinnovabili, incluso le nuove frontiere dell’idrogeno e del nuovo combustibile tratto dall’ammoniaca che sembra dare prestazioni più alte».

Limitare la dipendenza dal metano, ora all’80 per cento della bolletta energetica nazionale, renderebbe più compatibili le necessità degli energivori e inoltre «servirebbe a depotenziare le tensioni del gioco geopolitico, a evitare il riarmo e le guerre», sostiene Eroe. Sarebbe la vera de-escalation che il premier Draghi ha detto di voler perseguire con la Russia.

© Riproduzione riservata