Speriamo che in futuro gli investitori possano semplicemente

Speriamo che in futuro gli investitori possano semplicemente chiedere a ChatGpt: «Indica le clausole del prospetto dove si menziona il rischio di perdere tutti i soldi».

La battuta circola in una chat di money manager dopo il quasi crac di Credit Suisse e la perdita di 16 miliardi di euro subita da chi possedeva i famigerati CoCo bond, azzerati e ridotti a carta straccia nel giro di una notte. Materiale per grandi uffici legali internazionali ma soprattutto brutto capitolo di un certo capitalismo finanziario tossico e fuori controllo.

Rabbia degli obbligazionisti

C’è stata un’ondata di rabbia perché in base all’accordo di fusione tra Ubs e Credit Suisse i possessori di obbligazioni AT1 non otterranno nulla mentre gli azionisti, che di solito si collocano al di sotto degli obbligazionisti in termini di chi viene pagato quando una banca fallisce, riceveranno 3,2 miliardi di dollari (anche se il titolo Credit Suisse, una delle peggiori banche al mondo, piagata da anni di scandali e malaffare, ha perso in borsa -96 per cento dal top a oggi).

Il furore contro la Banca nazionale svizzera e l’autorità di controllo Finma che hanno autorizzato sia la fusione che l’azzeramento dei bond si scontra però con la realtà di un prospetto di 150 pagine in cui i CoCo bond di Credit Suisse erano regolamentati, non nelle clausole in piccolo, ma sulla prima pagina del prospetto, intitolata: «US $1.650.000.000 - 9,750 per cento. Perpetual Tier 1 Contingent Write-down Capital Notes».

Alti profitti, alto rischio

La banca svizzera garantiva uno spettacolare tasso d’interesse del 9,75 per cento, pagabile a scadenze semestrali. Assai allettante sì, ovvio, ma gli investitori erano avvertiti se hanno firmato un documento che dichiara tra l’altro che a certe condizioni «l’intero importo capitale di ciascuna obbligazione potrà essere automaticamente e definitivamente svalutato a zero».

Le autorità monetarie del Regno Unito e dell’Unione europea, compresa la Bce, hanno cercato di rassicurare gli obbligazionisti AT1 affermando che in Europa nulla cambierà, ovvero gli azionisti subiranno perdite prima degli obbligazionisti in eventuali futuri fallimenti bancari.

Chi intraprenderà azioni legali per l’azzeramento dei bond avrà tuttavia poche possibilità di riavere i soldi indietro. Finora ci sono pochissimi precedenti. Il più significativo è il fallimento del Banco Popular spagnolo nel 2017. In quel caso, l’equity fu spazzata via così come le obbligazioni AT1. Anche gli obbligazionisti di BP si lamentarono di “gioco scorretto” per cui intrapresero cause legali contro le autorità di regolamentazione. Senza però alcun successo.

Qui il fatto grave è che il problema d’un colpo si è propagato all’intero mercato di questi bond, valutato oggi 260 miliardi di euro. Il rendimento medio dei CoCo è speculativo e oscilla tra il sei e il sette per cento (uno spread di 2-300 punti in più rispetto ai Btp a 10 anni).

Ma chi li possiede, questi bond? I maggiori emittenti sono al 90 per cento in Regno Unito, Svizzera e nell’Ue quindi lo shock ha avuto un serio impatto sui fondi europei del reddito fisso. In base ai dati di Morningstar in Europa i più esposti ai bond AT1 di Credit Suisse sono: GAM Star Credit Opps, Nordea 1 - European High Yld Bd, FTGF WA Mcr OppBd S, Western Asset Corporate Bond A, Artemis Strategic Bond R, Artemis High Income R, PIMCO GIS GlInGd Crdt Instl, BGF European High Yield Bond D4, Invesco Global Bond, BlueBay Investment Grade.

A livello globale i grandi gestori di capitali come Pimco e Invesco hanno perso rispettivamente 807 e 370 milioni di dollari; seguono BlackRock, Lazard Freres Gestion e GAM Investments. Il fondo Financial Capital Bond da 2 miliardi di dollari di BlueBay e il fondo Preferred e Capital Security (1,3 miliardi) di Pimco hanno entrambi registrato un calo superiore all’8 per cento ciascuno nella settimana fino a lunedì, secondo Bloomberg.

Il terremoto ha colpito in pieno un mercato fondamentale per la sicurezza e la resilienza del sistema bancario europeo, ideato (e ciò fa riflettere) proprio perché non ripetere la crisi finanziaria del 2008. Perseverare diabolicum?

La svalutazione «potrebbe portare al contagio dei costi di finanziamento in tutto il settore» ha scritto JPMorgan in una nota. Qualunque sia l’esito della battaglia legale, il crac Credit Suisse ha minato non solo la reputazione della Svizzera ma la fiducia del mercato nelle banche. La prossima data importante per un CoCo in Europa è a maggio, quando è prevista l’emissione di un bond AT1 da parte di UniCredit. Sarà emesso?

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