Il 76 per cento degli under 34 anni ha la sensazione che il mondo stia cambiando troppo velocemente. Una dimensione condivisa anche dall’81 per cento delle donne e dei ceti popolari
La società corre veloce ma non tutti si sentono adeguati e si percepiscono nel flusso. Il 76 per cento degli under 34 anni ha la sensazione che il mondo stia cambiando troppo velocemente. Una dimensione condivisa anche dall’81 per cento delle donne e dei ceti popolari. Di fronte al futuro il 35 per cento dei giovani si sente appesantito, stanco e ansioso. A pesare è la sensazione che il domani riservi una sfida continua a stare al passo con mutamenti tecnologici.
I numeri
Per il 46 per cento delle ragazze e dei ragazzi, infatti, le persone che non sapranno aggiornarsi rischieranno di vedere ridotte le opportunità occupazionali e di carriera. Una sfida che riguarda anche l’Italia: per il 33 per cento della Gen Z il ritardo sull’intelligenza artificiale può indebolire il capitale culturale e le capacità competitive dei lavoratori italiani (dati indagine Ipsos per la Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, ottobre 2024).
Il rapido progresso tecnologico rende difficile il futuro. Come ha osservato il futurista Ray Kurzweil: «Il tasso di cambiamento tecnologico è così rapido e profondo che rappresenta una rottura nella tessitura della storia umana». I veloci mutamenti tecnologici e l’enfasi accelerazionista in cui siamo immersi porta con sé spinte positive, ma produce anche fattori di disagio. I ritmi frenetici dell’innovazione, con nuovi dispositivi, piattaforme e servizi, creano in una parte della società la sensazione di facile obsolescenza.
Le ragioni del pessimismo
L’interconnessione planetaria con il flusso di informazioni, beni e idee, aumenta sia la sensazione di complessità del mondo, sia la percezione di sovraccarico informativo. Due elementi che, combinati tra loro, alimentano il presentismo e le ansie da sopraffazione (l’impressione di avere difficoltà a stare al passo con tutto ciò che accade).
L’accelerazione tecnologia, inoltre, crea una compressione spazio-temporale (per dirla con il geografo David Harvey), in cui il tempo sembra accelerare e lo spazio contrarsi. Infine, la narrazione mediale intorno all’intelligenza artificiale, forgia un effetto eco, che in alcuni segmenti sociali amplifica la sensazione che il mondo stia sfuggendo loro di mano.
Paul Virilio, filosofo francese e teorico della “dromologia” (dal greco “dromos”, corsa: ovvero la logica della velocità) afferma che «la velocità è la vecchiaia del mondo». L’accelerazionismo spinge il mondo in avanti, ma genera anche forme di disagio per un futuro che scivola via dalle mani dei più. Questa duplice dimensione è all’origine di alcuni mutamenti valoriali e comportamentali. Ne sono un esempio la neofilia, così come le controspinte del “realismo domestico” (per usare un termine caro alla saggista Helen Hester).
Da una parte quella pulsione consumistica che, per far sentire le persone nel flusso, induce a comprare l’ultimo modello di un prodotto tecnologico; dall’altra parte il ripiegamento su forme valoriali che riesumano tratti del tradizionalismo familista e del conservatorismo, orientate a cose semplici e a valori locali e domestici.
La corsa accelerazionistica alimentando l’incertezza del domani, incentiva un pensiero impantanato nell’immediatezza (come direbbe Mark Fisher), una mentalità legata al “vivi per oggi”, all’hic et nunc. Tale corsa porta con sé anche una rinnovata ansia per il tempo: la sensazione che invece di liberare tempo, la nuova società esacerbi la sensazione di non averne.
Il mondo che accelera rischia di lasciare molte persone indietro, accrescendo le disuguaglianze sociali e alimentando ripiegamenti difensivi, ma soprattutto rischia di far sembrare il futuro faticoso, sempre un passo avanti rispetto alla capacità della maggioranza delle persone di comprenderlo e… raggiungerlo.
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