- La società è spaccata in due tra esclusi (53 per cento) e inclusi
- I danni collaterali del covid, non sono ferite di passaggio e le persone stanno vivendo sulla loro pelle un peggioramento complessivo del senso di benessere: stanchezza, sovrappeso, insonnia, stress e ansia.
- L’Italia si cerca migliore. Una parte del paese avverte l’urgenza di coraggio fondativo, di un nuovo contratto sociale
Viviamo in una fase complessa, fluida, attraversata da aperture e chiusure. La pandemia prima, la guerra dopo hanno alimentato nel paese una spirale dell’interregno (per dirla con Antonio Gramsci) del non più e non ancora. Derive e approdi sono i due poli dell’oscillare randomico della società, in una nazione dalle fondamenta fragili, segnata da un tasso di sfiducia che aleggia al 65 per cento. Il ceto medio non mostra segni di ripresa dirompenti e l’ascensore sociale è, per i più, imbullona



