Dopo un mese di guerra russo-ucraina, l’opinione pubblica italiana dà segno di alcuni mutamenti. Scendono le paure legate al conflitto, mentre cresce l’apprensione per il quadro economico.

Peggiorano i giudizi sui leader occidentali, mentre cresce la disponibilità verso l’invio di armi all’Ucraina (anche se questa decisione spacca il Paese in due). Si insedia la sensazione che la lancetta della storia stia tornando indietro, con una nuova bipolarizzazione internazionale tra occidente e oriente; con il rischio che l’Europa torni a essere un satellite degli Usa e con un arretramento sulle politiche ambientali.

L’Occidente è avvertito come più debole rispetto a 30 anni fa, mentre c’è il timore che, dopo l’Ucraina, possa esplodere il conflitto in Bosnia, con le spinte secessioniste della Repubblica Srpska (62 per cento).

Rallentamenti e crescite nelle apprensioni

Rispetto al conflitto sono in rallentamento le preoccupazioni relative al blocco delle forniture di gas (dal 56 per cento di fine febbraio al 38 per cento di fine marzo); i timori di perdere i risparmi (dal 28 al 24 per cento) e la spinta a ridurre i consumi (dal 37 al 32 per cento). Sono in crescita, tuttavia, le ansie legate alle ricadute negative sul costo della vita, sul lavoro e sulle imprese.  

Cresce la percezione di un aumento generalizzato dei prezzi (70 per cento, +4 rispetto a un mese fa); aumenta la paura per le chiusure di imprese o la sospensione di produzioni (25 per cento, +7); sale un po’, infine, la quota di persone che sta facendo scorte (18 per cento con un +3).

Rallentano, pur restando molte alte, la paura del terzo conflitto mondiale (68 per cento, -7) e quella dell’uso delle armi nucleari (71 per cento, -9). In calo sono anche gli italiani favorevoli all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, pur restando la maggioranza (66 per cento, -9).

Le richieste sul conflitto che emergono dal paese restano, invece, inossidabili: stop agli scontri con tutti i mezzi della diplomazia (89 per cento); ritiro delle truppe russe dall’Ucraina (86 per cento); stop alla presenza delle armi nucleari in Europa e nella Russia occidentale (88 per cento); avvio di trattative per un sistema di reciproca sicurezza che garantisca sia l’Ue sia la Federazione Russa (87 per cento). In mutamento i giudizi sui leader mondiali.

Le valutazioni positive sul presidente Usa Joe Biden, sulla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e sul leader tedesco Olaf Scholz scendono di 9 punti (dal 49 al 40 per cento per il primo, dal 73 al 64 per la seconda e dal 68 al 59 per il terzo); quelle sul presidente francese Emmanuel Macron calano di 7 punti (dal 70 al 64), mentre il britannico Boris Johnson fa registrare un meno 6 (dal 58 al 52). Solo il presidente del consiglio Mario Draghi ha una diminuzione più contenuta (dal 67 al 62 per cento).

Tra i mutamenti c’è anche il tema dell’invio delle armi all’Ucraina che spacca in due il paese, con il 49 per cento favorevoli e il 51 contrari. Diviso è anche il quadro sul raddoppio delle truppe Nato presenti in Europa dell'est (50 favorevoli e 50 contrari). L’alleanza atlantica permane, per la maggioranza del paese, un ombrello essenziale a tutela dei Paesi liberi (66 per cento), ma è ritenuta sbagliata la strategia di allargamento a Est (64 per cento).

La lancetta della storia torna indietro

La sensazione diffusa tra gli italiani di un effetto gambero della storia. Per l’81 per cento la guerra russo-ucraina sta determinando un arretramento sulle politiche ambientali e per il 74 per cento c’è il rischio che l’Europa torni a essere un satellite degli Usa.

Se, da un lato, l’80 per cento dell’opinione pubblica è favorevole a far capire alla Cina che eventuali aiuti alla Russia potrebbero danneggiare le relazioni con i paesi occidentali, allo stesso tempo, la gran parte del paese ritiene probabile che il portato di lungo periodo del conflitto russo-ucraino sia quello di riportare le lancette del quadro internazionale indietro di 50 anni, con la bipolarizzazione tra l’Occidente da una parte e Russia, Cina e India dall'altra (81 per cento).

Una preoccupazione che si lega anche alla sensazione che il mondo occidentale, rispetto al momento della caduta del muro di Berlino, sia più debole (il 34 per cento lo avverte più debole pur rimanendo centrale, mentre il 46 per cento lo ritiene più debole e meno centrale, se non in crisi).

Il conflitto sta mettendo davanti agli occhi degli italiani quanto basti poco per ricostruire nuove cortine di ferro e quanto la pace e la stabilità non siano tratti acquisiti una volta per tutte, ma necessitino di un impegno permanente.

© Riproduzione riservata