Mentre si attende di capire se Vladimir Putin ha intenzione di chiudere definitivamente il rubinetto del gasdotto Nord Stream causando un ulteriore ammanco di metano in tutta Europa, arriva l’allarme del Fondo monetario internazionale: dallo stop totale di ogni fornitura dalla Russia alcuni paesi potrebbero avere un calo del prodotto interno lordo fino al 6 per cento, e per l’Italia si prevedono «impatti di rilievo». La ricetta per cercare di affrontare il problema, come rilevato lunedì anche dall’Agenzia internazionale dell’energia, è ancora una volta quella di fare di tutto per risparmiare metano, con un passo ulteriore: “razionamenti intelligenti” per le industrie.

Il post

Nel post pubblicato oggi si legge che lo stop parziale delle esportazioni di gas naturale dalla Russia sta già mettendo a dura prova l’economia, e la prospettiva di una chiusura totale «senza precedenti» sta alimentando la preoccupazione per la carenza di gas, portando a prezzi più elevati e a un peggioramento dell’economia. 

L'invasione russa in Ucraina «ha reso ancora più cupo l'outlook sulla crescita globale, con l'economia europea che rischia una grave battuta d'arresto dati i legami commerciali, finanziari e sugli investimenti con i paesi in guerra».

Il lavoro del Fondo monetario mostra che in alcuni dei paesi più colpiti dell'Europa centrale e orientale - Ungheria, Repubblica slovacca e Repubblica ceca - esiste il rischio di carenze fino al 40 per cento del consumo di gas e di una contrazione del prodotto interno lordo fino al 6 per cento. Gli impatti, tuttavia, potrebbero essere mitigati assicurando forniture e fonti energetiche alternative, allentando i colli di bottiglia delle infrastrutture, incoraggiando il risparmio energetico, proteggendo al contempo le famiglie vulnerabili e ampliando gli accordi di solidarietà per condividere il gas tra i paesi.

Anche l'Italia dovrebbe affrontare «impatti significativi a causa della sua elevata dipendenza dal gas nella produzione di elettricità». Un impatto addirittura maggiore di quello della Germania, nonostante attualmente Berlino stia subendo un taglio più drastico delle forniture da Mosca. «Gli effetti su Austria e Germania sarebbero meno gravi ma comunque significativi, a seconda della disponibilità di fonti alternative e della capacità di ridurre i consumi di gas delle famiglie».

Unica nota positiva, l’Italia sta agendo bene sul fronte dell’efficienza energetica: «I paesi che già incoraggiano famiglie e imprese a risparmiare energia includono l'Italia, dove il governo impone livelli minimi e massimi per il riscaldamento e il raffrescamento».

Il post arriva alla vigilia del varo delle nuove misure della Commissione europea, attese per mercoledì. Nonostante il RePowerEu approntato nelle settimane scorse, infatti, c'è ancora quello che l’Fmi definisce un divario tra ambizione e realtà. E il Fondo monetario si schiera con decisione per il taglio dei consumi di imprese e famiglie: «Molti paesi hanno scelto politiche che limitano fortemente il modo in cui i prezzi all'ingrosso ricadono sui consumatori» invece «un’alternativa migliore sarebbe quella di consentire il trasferimento per incentivare il risparmio offrendo allo stesso tempo una compensazione mirata ai clienti domestici che non possono permettersi prezzi più elevati».

I governi devono intensificare gli sforzi per garantire l'approvvigionamento di gas naturale liquido da altri paesi e l’uso di fonti alternative, continuare lavorare sul fronte tecnico per superare le strozzature infrastrutturali per importare e distribuire il gas, pianificare di condividere le forniture in caso di emergenza in tutta l'Ue, e infine «agire con decisione per incoraggiare il risparmio energetico proteggendo al tempo stesso le famiglie vulnerabili e preparare programmi intelligenti di razionamento del gas».

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