L’Europa va sempre analizzata nei dettagli con pragmatismo per evitare spiacevoli sorprese e clamorose delusioni: il finanziamento sul mercato del Next generation Eu non fa eccezione. Ma andiamo con ordine.

Martedì scorso, per la prima volta, la Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen ha emesso 2,5 miliardi di euro in bond: briciole rispetto agli 800 miliardi del piano Next generation Eu da finanziare attraverso l’emissione di bond e girare poi ai rispettivi Piani nazionali di ripresa e resilienza per la digitalizzazione e il passaggio al green. Eppure un passo significativo per diventare un emittente sovrano a tutti gli effetti. Tutto bene, dunque? Non proprio. Il diavolo spesso si nasconde, come dicevamo all’inizio, nei dettagli.

Lo scenario complessivo

Lo scorso 17 maggio l’Unione europea ha deciso di utilizzare il sistema di aste Telsat gestito da Banque de France per i suoi Eu bills (i bond a sei mesi) e parte dei suoi Eu bonds a lungo termine. Questa decisione fornisce alla Commissione l’accesso a infrastrutture “all’avanguardia” per le sue aste che sono iniziate a settembre.

Fin dall’inizio, la Commissione ha affermato che avrebbe esaminato i sistemi di aste delle istituzioni pubbliche nei paesi che utilizzano aste su larga scala (fra cui l’Italia ovviamente detentrice del maggior debito dell’eurozona). Su tale base, la Commissione si è rivolta agli operatori dei fornitori di aste per i grandi emittenti sovrani europei con sistemi consolidati e noti.

«Tra le piattaforme che abbiamo esaminato, una era chiaramente più adatta ad affrontare le nostre priorità – ha fatto sapere in modo informale la Commissione europea - Banque de France si è aggiudicata l’appalto a seguito di una procedura negoziata in linea con il regolamento finanziario». Insomma Parigi ha vinto mentre Francoforte e Milano sono rimaste a bocca asciutta (anche se la Germania ha nel frattempo ottenuto la presidenza dell’Esma). Infatti una delegazione Ue – secondo fonti di mercato – si è recata alla Banque de France, Bundesbank e Banca d’Italia nei mesi scorsi per verificare i sistemi di emissione e le relative piattaforme. Risulta strana, comunque, l’esclusione della piattaforma di negoziazione italiana (Mtf) per gli strumenti obbligazionari, la piattaforma che gestisce il maggior debito europeo, quello italiano. Una scelta bizzarra quella della Commissione che non risulta aver scelto nemmeno una rotazione tra le varie piattaforme dell’eurozona.

Nel suo primo piano di finanziamento nel giugno 2021, la Commissione ha annunciato le sue stime per l’emissione di circa 80 miliardi di euro di obbligazioni a lungo termine nel 2021, da integrare con decine di miliardi di euro di Eu bills, per finanziare la ripresa dell’Europa attraverso Next generation Eu. Il piano di finanziamento è stato aggiornato a settembre 2021 con un calendario con la data delle aste di Ue bills e delle obbligazioni Ue.

Finora, la Commissione ha raccolto 56,5 miliardi di euro attraverso l’emissione di obbligazioni (syndication e aste) e ha raccolto 5 miliardi di euro attraverso i Ue bills. A partire da settembre 2021, la Commissione utilizza le aste, oltre alle syndication, per i suoi Eu bond, con i seguenti parametri: le aste per obbligazioni Ue si svolgeranno una volta al mese, il quarto lunedì del mese; le aste obbligazionarie serviranno a incrementare i volumi raccolti tramite obbligazioni già emesse (tap). Non sono previste commissioni pagate alle banche per le aste.

L’asta del 28 settembre

Martedì scorso la commissione Von der Leyen per la prima volta ha collocato titoli a medio-lungo termine (5 anni) attraverso un’asta «pubblica» e non con il “paracadute” di un sindacato di banche. Un passo compiuto da Bruxelles per diventare un emittente a tutti gli effetti, quanto di più simile agli altri enti sovrani.

Una decisione, quella dell’utilizzo delle aste, necessaria per attrezzarsi a piazzare l’enorme quantità di titoli sul mercato. L’operazione arriva dopo la prima emissione di titoli a breve scadenza (Eu bills) del 16 settembre passato e anticipa il debutto dei bond verdi previsto per metà ottobre nella marcia verso la piena capacità di diventare un emittente sovrano a tutto tondo.

Tecnicamente l’operazione, effettuata attraverso la piattaforma Telsat della Banque de France, ha riguardato il titolo con scadenza luglio 2026 emesso a fine giugno per una somma pari a 9 miliardi. Si è trattato dunque di una semplice riapertura, che ha visto arrivare richieste da parte degli investitori per 5,8 miliardi, cioè 2,3 volte il quantitativo collocato, un chiaro segnale di interesse verso queste emissioni.

Il titolo quinquennale è stato piazzato a un rendimento medio ponderato pari a -0,487 per cento. Così la Commissione è diventata una nuovo player sul mercato emissioni, spiazzando altri stati vari e triple A. Naturalmente ci sono margini di miglioramento sviluppando un mercato secondario efficiente. E se c’è un mercato secondario efficiente e liquido in Europa quello è proprio il debito pubblico italiano e la sua relativa piattaforma Mtf. Bizzarro che la Commissione non ne abbia tenuto conto.

L’Esma a Verena Ross

Tutto questo accade mentre l’Italia ha ricevuto un altro schiaffo a favore questa volta della Germania del dopo Merkel che almeno in questo continua nella politica della cancelliera che ha sempre anteposto l’interesse nazionale a quello europeo. La commissione Affari economici e monetari del parlamento europeo ha infatti confermato la tedesca Verena Ross alla guida dell’Esma, l’organismo Ue di vigilanza sul settore dei servizi finanziari. La nomina, approvata con 46 favorevoli, 6 contrari e 5 astensioni, è il secondo passo dopo l’ok degli ambasciatori dei 27 stati membri che l’hanno preferita all’italiano Carmine Di Noia. La nomina dovrà ora passare al voto in assemblea plenaria a Strasburgo.

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