In 445 bar, ristoranti e locali serali diffusi in tutta Italia e sottoposti a controlli, il 76 per cento dei lavoratori sono irregolari. E tra questi più della metà sono in nero. È quanto emerso il 15 aprile scorso durante un'operazione di vigilanza straordinaria, promossa e coordinata dall’Ispettorato nazionale del lavoro e svolta insieme ai carabinieri del Comando tutela del lavoro. La lente d'ingrandimento è stata posta sui settori del turismo e dei pubblici esercizi e gli obiettivi erano il contrasto al lavoro sommerso e la verifica del rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza.

Proprio riguardo a queste ultime sono state redatte 330 prescrizioni per violazioni, nello specifico per mancata elaborazione del Documento valutazione rischi (60 per cento), mancata formazione e addestramento (12 per cento), mancata costituzione del servizio di prevenzione e protezione e nomina del relativo responsabile (11 per cento) e mancata elaborazione del piano di emergenza ed evacuazione (11 per cento). Invece in merito alle principali violazioni riconducibili ai rapporti di lavoro sono emerse, oltre al lavoro nero, irregolarità relative all'orario di lavoro, omissioni contributive, errato inquadramento contrattuale, indebita percezione del reddito di cittadinanza, tracciabilità delle retribuzioni e videosorveglianza (lecita soltanto se non è diretta a controllare il lavoratore). Nel dettaglio, sono state verificate 2.364 posizioni lavorative e 809 sono risultate irregolari. Sono stati trovati 458 lavoratori in nero, tra cui 16 minori e 101 persone originarie di Paesi fuori dall'Unione europea, tra i quali 18 senza permesso di soggiorno. Inoltre alle aziende sottoposte ai controlli, sono stati emanati 253 provvedimenti di sospensione, di cui 180 per lavoro nero e 73 per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza. Guardando ai dati territoriali delle aziende con lavoratori irregolari, emerge che ci sono stati picchi del 96 per cento al Sud e del 78 per cento al Nord-Ovest. In particolare, nel Mezzogiorno, senza contare la Sicilia, sono stati controllati 90 aziende e 518 lavoratori. Tra questi ultimi il 45 per cento sono risultati irregolari, mentre il 28 per cento in nero. Spiccano i dati di Lecce, dove 18 lavoratori su 20 non erano regolari, e di Vibo Valentia (otto su otto). Ma da non sottovalutare nemmeno Napoli dove le otto aziende ispezionate sono risultate irregolari e sei di queste sono state sospese per nero. In Sicilia, invece, su 29 realtà controllate, 23 non sono risultate regolari e il 96 per cento di queste hanno ricevuto un provvedimento di sospensione.

Obiettivo

È importante non farsi ingannare da questi numeri: la percentuale di irregolarità delle aziende ispezionate non è la sola dimensione che descrive un contesto economico. Ma dà conto della capacità ispettiva di fare intelligence preventiva. Infatti le ispezioni non sono fatte a caso. Prima di tutto viene svolta un'analisi delle banche dati e vengono incrociati i risultati trovati sui database dell'Inps, dell'Inail, dell'Agenzia delle entrate, delle Camere di commercio e le comunicazioni di assunzioni. Se un ristorante ha una capienza per 200 coperti, ma ha un solo dipendente c'è qualcosa che non va. O si è presenza di lavoratori in nero o ci sono appalti. Si verifica la coerenza tra le assunzioni e il volume d'affari. Poi è fondamentale la presenza sul territorio da parte degli ispettori affinché conoscano il contesto in cui operano. Inoltre i lavoratori non sono righe su uno schermo, ma persone. E proprio per questo sono molto utili le segnalazioni, che possono arrivare dalle associazioni datoriali, dai sindacati, dai singoli lavoratori, ma anche da soggetti che non sono direttamente interessati dalla vicenda (per esempio clienti che notano minori che lavorano). Gli ispettori vengono contattati anche dai lavoratori in nero che chiedono di essere regolarizzati. Questi sono per definizione lavoratori senza tutele, costretti a subire una compressione dei propri diritti. L'Ispettorato riceve segnalazioni anche dagli imprenditori che rispettano le regole perché con le irregolarità la concorrenza viene falsata poiché si verifica dumping contrattuale e sociale. In definitiva con le ispezioni si punta a tutelare i diritti del singolo e del mercato.

Il giorno per le ispezioni – il 15 aprile era un sabato – è stato scelto in maniera mirata. Di solito gli ispettori non lavorano nel weekend e quindi si è cercato un effetto sorpresa per i commercianti. E il sabato sera spesso risulta essere il momento di maggiore affluenza nel settore preso in esame. Per revocare le sospensioni bisogna regolarizzare i lavoratori e pagare le sanzioni. Questa operazione fa parte del piano di contrasto al sommerso, previsto dal Pnrr. L'obiettivo è incrementare del 20 per cento le ispezioni e impattare almeno sul due per cento del sommerso.

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