Il governo che dice di avere a cuore la natalità e il contrasto al declino demografico del paese incasserà nel triennio tra il 2023 e il 2025 5,47 miliardi di entrate in meno per l’assegno unico per i figli a carico. La stessa cifra di mancate entrate si ottiene sommando gli effetti della cedolare secca sugli affitti e il nuovo regime forfettario, imposte sostitutive e quindi fortemente ridotte rispetto alle normali aliquote: le due misure costano rispettivamente 2,74 e 2,72 miliardi di euro.

Come è possibile che il nostro paese sia disposto a rinunciare ogni anno quasi tre miliardi di euro di entrate per fare un regalo a chi ha il lusso di poter affittare a terzi una casa?

Le spese fiscali, in cui Banca d’Italia include anche i regimi sostitutivi di imposta, sono ormai una selva di misure particolari, che tutti hanno sempre dichiarato di voler razionalizzare, ma essendo poco visibili al normale contribuente rimangono lì, non fanno scandalo, non sono nemmeno argomento di discussione.

Quando si parla di riforma fiscale al massimo ci si limita al confronto sulle aliquote Irpef che sono solo la parte visibile della sola imposta sui redditi delle persone fisiche. La parte che non si vede è quell’insieme di detrazioni, incentivi, imposte sostitutive, che erodono il gettito dell’Irpef, ma anche delle altre imposte – nel caso del forfait anche di Iva e Irap – a vantaggio solo di qualche categoria. Le diciannove “spese fiscali” che Banca d’Italia ha isolato perchè superano l’importo di un miliardo di euro l’anno dicono, quindi, molto dei gruppi di interesse a cui guarda la nostra classe dirigente, e del modello di sviluppo che vuole perpetrare tramite la politica fiscale.

Il costo della cedolare secca sugli affitti per le casse dello stato è di poco inferiore a quello del credito di imposta per gli investimenti delle imprese in beni strumentali, quindi nuovi macchinari, previsti dal pacchetto Industria 4.0.

La differenza è che gli sconti fiscali che spingono gli investimenti delle aziende andranno progressivamente calando e alla fine nel 2025 il gettito mancante sarà di soli 379 milioni di euro contro i soliti 2,7 miliardi di imposte non richieste a chi incassa redditi dagli affitti. Per intenderci sullo spropositato ordine di grandezza dello sconto basti dire che il mancato gettito per tutte le detrazioni delle spese sanitarie degli italiani è di 3,7 miliardi in media l’anno. Per le imprese sono previsti altri incentivi all’acquisto di macchinari ma si limiteranno se così si può dire a 1,2 miliardi di euro l’anno, meno della metà.

La bolla dei bonus

La bolla dei bonus edilizi ha trovato terreno fertile in un paese in cui gli interessi della proprietà immobiliare vincono sempre. Ovviamente sui redditi da lavoro, ma anche sugli interessi delle imprese, e sul sostegno alle politiche famigliari.

I bonus edilizi costano moltissimo, quasi 15 miliardi l’anno solo il bonus ristrutturazioni e l’econbonus.

Il più necessario cioè il sisma bonus tra 2023 e 2025 costerà due miliardi l’anno come il bonus facciate e come l’ecobonus per i condomini. Ma nello stesso periodo di tempo saranno comunque più onerosi sconti come la riduzione di aliquota sull’imposta di registro per i trasferimenti della prima casa e il regime che sostituisce altre imposte applicate agli immobili: la prima corrisponde a 2,42 miliardi di mancate entrate l’anno, il secondo a 2,39 miliardi.

L’imposta di registro è certamente tra le più odiose, ma potrebbe essere rivista se non regalassimo ai proprietari immobiliari altri sconti fiscali in particolare se non riguardano la prima casa. Per di più in un paese in cui da dieci anni viene inabissato ogni tentativo di aggiornamento del catasto. Ancora la cedolare secca sugli affitti costa in termini di mancato gettito di più anche del regalo fatto dal secondo governo Conte alle imprese con la rivalutazione di asset materiali e immaterali e delle partecipazioni in società collegate o partecipate che vale 1,7 miliardi di euro l’anno.

Il nuovo quoziente famigliare

Se i bonus edilizi iniziano lentamente a sgonfiarsi, i regimi fiscali particolaristici continuano invece a moltiplicarsi e, la proprietà e i redditi potenziali o effettivi che dalla proprietà derivano rimangono i più insensatamente protetti dalla classe politica. La maggioranza di governo ha confermato pienamente la regola. Lega e Fratelli d’Italia hanno varato il nuovo costosissimo forfait per le partite Iva e Fratelli d’Italia ha fortemente voluto la modifica del sistema di calcolo del quoziente famigliare su cui si basa l’assegno unico per i figli a carico. Il nuovo calcolo, infatti, non include più il valore degli immobili di proprietà, ovviamente anche quelli ristrutturati e rivalutati a spese dello stato.

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