- Nell’era dello shareholder capitalism, ossia l’accumulazione di capitale di matrice finanziaria da parte di piccoli e grandi investitori tramite aziende quotate, spesso le assemblee degli azionisti sono state decantate come il nuovo tempio della democrazia. Nella realtà si sono ridotti spesso a consessi stanchi e retorici.
- Nel nostro paese sono ben poche le possibilità di avere scambi franchi e diretti con gli amministratori delegati delle grandi società per azioni. Il decreto Milleproroghe proroga la possibilità di tenere le assemblee a porte chiuse.
- Una scusa per non rendere accessibile gli incontri a questi azionisti “critici” che di sicuro non avrebbero influito sull’esito delle votazioni assembleari.
Nell’era dello shareholder capitalism, ossia l’accumulazione di capitale di matrice finanziaria da parte di piccoli e grandi investitori tramite aziende quotate in mercati aperti, spesso le assemblee degli azionisti sono state decantate come il nuovo tempio della democrazia. Diventano piccoli parlamenti, dove gli investitori possono anche decidere le sorti di amministratori e manager. Nella realtà, questi incontri, che avvengono in primavera tranne circostanze straordinarie, si sono ridotti spe



