Le politiche antitrust valgono un miliardo l’anno di benefici alla collettività. Nei giorni della crisi di governo, con il rischio concreto di accantonare il disegno di legge sulla Concorrenza, uno dei provvedimenti maggiormente osteggiati dai partiti senza eccezione di sorta, la relazione annuale dell’Agcm, certifica che le misure antitrust adottate dall’authority tra il 2015 e il 2020 hanno portato benefici a imprese e consumatori per circa cinque miliardi.  

Poteri più ampi

Si tratta di una stima presentata ieri e basata sui modelli di calcolo dell’Ocse, che in prospettiva dovrebbe aumentare nei prossimi anni, considerato che dal 2021 i poteri dell’autorità garante per la concorrenza e il mercato sono aumentati. Sia per effetto della comparazione tra i poteri sulle clausole vessatorie a quelli esercitati già da tempo sulle pratiche commerciali scorrette, sia per effetto della nuova legislazione approvata a livello di Unione europea, soprattutto sul fronte della lotta agli oligopoli di Big Tech. 

Nell’ultimo anno e mezzo, tra il gennaio 2021 e il giugno 2022, le multe comminate per tutelare la concorrenza ammontano a  più di 1,4 miliardi di euro. La parte del leone la fa il provvedimento del dicembre 2021, che ha sanzionato Amazon con la multa più pesante mai comminata dall’autorità italiana: un miliardo e 128 milioni di euro di sanzione per abuso di posizione dominante nel settore della logistica. Inoltre, proprio ieri, il Tar del Lazio ha respinto il ricorso delle società Google LLC, Google Italia e della controllante Alphabet Inc. confermando la multa per 100 milioni di euro, comminata anche questa volta per abuso di posizione dominante per aver ostacolato l’ingresso della app di Enel X, JuicePass sul sistema Android Auto. 

Sempre nello stesso periodo sono stati 57 i procedimenti che hanno accertato infrazioni nei confronti dei consumatori e 45 quelli che si sono risolti accogliendo gli impegni delle aziende. I primi si sono tradotti in sanzioni per 100 milioni di euro e il 70 per cento dei secondi in rimborsi “compensativi” pari a 23 milioni di euro distribuiti tra circa 190 mila beneficiari.

Il messaggio alla politica

Ma al di là dei numeri, la  relazione annuale di ieri è stata l’occasione anche per mandare un messaggio politico e mandarlo alla politica che sul supporto alle politiche di concorrenza in Italia è stata sempre fin troppo timida, quando non apertamente ostile.  

Il presidente dell’authority Roberto Rustichelli, ha invitato la politica a sostenere con maggiore forza l’approccio del mercato aperto, cruciale in una fase storica, quella degli ultimi trent’anni in cui il potere di mercato non è mai stato così elevato e così progressivamente crescente. E ancora più importante in questo momento di inflazione record che si abbatte sulle tasche dei consumatori e per quest’anno la previsione della Commissione europea è del 7,6 per cento. 

La concorrenza «è una tutela sempre importante, ma ancor più necessaria quando il potere di acquisto si riduce, per cui è indispensabile contrastare eventuali condotte collusive o sfruttamenti abusivi del potere di mercato che potrebbero amplificare ulteriormente gli effetti negativi delle dinamiche inflazionistiche», ha dichiarato Rustichelli. 

Sostegno al governo

Sotto traccia c’è anche un messaggio di sostegno al governo Draghi che in questi mesi ha dovuto gestire una maggioranza di partiti che hanno di volta in volta appoggiato questa o quell’altra lobby, l’ultima quella dei tassisti. 

L'approvazione del disegno di legge sulla concorrenza , ha ribadito Rustichelli, è «un passaggio strategico per il sistema Paese, perché così non solo l'Italia si conforma agli impegni europei assunti con il Pnrr, ma da ai mercati e agli investitori internazionali i giusti segnali». 

Il disegno di legge sulla concorrenza, collegato alla passata legge di bilancio, è stato approvato il 30 maggio dal Senato con 180 voti favorevoli, 26 contrari e un'astensione. Alla Camera invece siamo ancora all’esame del testo in commissione: la commissione attività produttive sta proseguendo i lavori sugli emendamenti proprio in questi giorni. Ma il ddl è centrale anche perché è lo strumento con cui il governo raggiungerebbe alcuni obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, suggeriti del resto proprio dalla relazione dell’Antitrust di marzo 2021, per esempio arrivare a un livello di maggiore concorrenza nelle concessioni idroelettriche, il completamento della liberalizzazione del mercato dell’energia, citato come priorità dall’Antitrust anche nella giornata di ieri e che da Pnrr deve essere raggiunto nel 2023, e aumentare i controlli sugli affidamenti dei servizi pubblici locali. Il disegno di legge rischia di saltare in caso di dimissioni dell’attuale governo. L’Antitrust si iscrive, dunque, più per interessi comuni che altro, tra i favorevoli al proseguimento dell’esecutivo. 

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