Niente resa dei conti a Mediobanca. Se ne riparla a settembre, forse. Con un colpo di scena maturato tra sabato e le prime ore di domenica, il consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia ha deciso di rinviare l’assembla dei soci convocata per le 10 di lunedì. All’ordine del giorno c’era il via libera all’offerta pubblica di scambio (ops) su Banca Generali.

Il voto è stato rimandato al 25 settembre. Tra 100 giorni, quindi, un tempo lunghissimo, vista e considerata la velocità con cui si moltiplicano sorprese e rovesciamenti di fronte in una partita di potere, quella per il controllo del sistema bancario, che ha presso le mosse nell’autunno scorso. Una partita che vede coinvolto, come arbitro e giocatore allo stesso tempo, anche il governo di Giorgia Meloni.

Sull’esito delle scalate in Borsa grava poi l’incognita delle indagini della magistratura, dopo che, come si è appreso tre giorni fa, la procura di Milano ha aperto un’inchiesta sulle modalità della vendita, da parte del ministero dell’Economia, del 15 per cento del Monte dei Paschi, ceduto a Francesco Gaetano Caltagirone, la famiglia Del Vecchio e il BancoBpm, tre investitori considerati vicini all’esecutivo.

Rischi supplementari

L’inversione di rotta decisa questa domenica da Mediobanca contribuisce a complicare uno scenario già molto movimentato e, almeno a prima vista, espone a rischi supplementari l’istituto guidato da Alberto Nagel.

A meno che, come suggeriscono plurime fonti finanziarie, il rinvio non sia stato deciso come mossa estrema per evitare una conta dei voti in assemblea che si sarebbe risolta con la vittoria del fronte degli azionisti avversi a Nagel, cioè lo schieramento guidato da Caltagirone, con i Del Vecchio, da sempre contrari all’ops su Banca Generali. Dopo aver preso atto della forte partecipazione attesa in assemblea e del gran numero dei “no”, il vertice di Mediobanca avrebbe quindi deciso di buttare la palla in avanti, nella speranza che gli eventi prendano una piega più favorevole.

Da parte sua, Piazzetta Cuccia in un comunicato spiega il rinvio con “l’esigenza di conoscere la posizione” delle Assicurazioni Generali sull’offerta. Come noto, infatti, l’operazione proposta da Mediobanca consiste nell’acquisizione dell’intero capitale di Banca Generali che verrebbe pagato offrendo in cambio la quota del 13,1 per cento posseduta dalla stessa banca d’affari nelle Generali. Poiché queste ultime controllano il 50,1 per cento di Banca Generali, l’adesione della compagnia d’assicurazioni è essenziale per garantire a Piazzetta Cuccia il successo dell’ops.

Nel comunicato si sottolinea che giovedì scorso le Generali hanno reso noto di “aver avviato un processo di analisi della proposta avanzata da Mediobanca". In altre parole, la banca d’affari si dichiara pronta a rinviare ogni decisione proprio per dare modo alla compagnia di Trieste di fare tutte le valutazioni del caso.

A questo punto riesce difficile non notare almeno due fatti. L’esigenza di avviare un “processo di analisi” è stata avvertita da Generali a ben sei settimane di distanza da quando, il 28 aprile, Mediobanca ha annunciato l’ops su Banca Generali e con soli quattro giorni di anticipo dall’attesa assemblea di Piazzetta Cuccia. In secondo luogo, nei giorni scorsi, dal fronte di Caltagirone era arrivata la richiesta di rinviare l’assise dei soci proprio allo scopo di avere maggiori ragguagli sulla posizione di Generali.

Nella richiesta si sottolineava “l’incompletezza e indeterminatezza dell’offerta su Banca Generali” e in particolare si chiedevano ragguagli a proposito del “contratto tra Mediobanca, Banca Generali e Generali in cui devono essere regolati i rapporti tra Generali e Banca Generali per la prosecuzione della collaborazione tra le due società”. All’epoca Mediobanca aveva respinto l’affondo di Caltagirone confermando l’assemblea per il 16 giugno e sottolineando la posizione di potenziale conflitto d’interesse di Caltagirone e dei Del Vecchio che sono grandi azionisti sia di Mediobanca sia di Generali.

Tra maggio e i primi di giugno, però, c’è stato gran movimento in Borsa sui titoli della banca d’affari. Mani forti hanno rastrellato milioni di azioni e gran parte di questi pacchetti è andata a rafforzare le posizioni del fronte Caltagirone, che da parte sua, ha comunicato di essere salito dal 7 al 10 per cento, mentre anche casse previdenziali come Enpam (medici), Enasarco (agenti di commercio), Cassa Forense (avvocati), tutte schierate contro l’ops, hanno accumulato fino al 5 per cento del capitale. Anche Unicredit ha preso posizione con un 1,9 per cento.

Delfin in ordine sparso

In altre parole, l’esito del voto previsto per lunedì era diventato più che mai incerto e il cda di Mediobanca ha scelto il rinvio. La decisione è stata presa con il voto contrario di Sandro Panizza e l’astensione di Sabrina Pucci, due consiglieri entrambi eletti nella lista di Delfin, la holding dei Del Vecchio. Il fatto sorprendente è che anche Delfin nei giorni scorsi avevano chiesto tempo in attesa che Generali facesse chiarezza sulla sua posizione.

Ancora 100 giorni, quindi, prima del voto, ma molto nel frattempo potrebbe cambiare. Tra l’altro, a luglio potrebbe prendere il via l’ops di Mps su Mediobanca, un’operazione che, se avesse successo porterebbe a un ribaltone al vertice della banca d’affari con conseguente rinuncia alle mire su Banca Generali. Il Monte però non ancora ricevuto il via libera della Bce e sulla banca senese pende anche l’inchiesta giudiziaria per la vendita del 15 per cento in mano al Tesoro. Nuovi dubbi, nuovi sospetti per un thriller finanziario che sembra non avere mai fine.

© Riproduzione riservata