La liberalizzazione del mercato dell’energia è una manna per i truffatori. Stanno aumentando a dismisura le chiamate ai cittadini con proposte di offerte super convenienti per abbattere le spese in bolletta cambiando operatore. E se è vero che, sempre più spesso, non sono le compagnie energetiche a commissionare queste chiamate è, però, egualmente vero che spesso acquisiscono i contratti generati attraverso le chiamate in questione.

È sul trattamento illecito dei dati personali che ha acceso da tempo i riflettori il Garante Privacy: ammontano a circa 100 milioni di euro le multe comminate dall’Autorità negli ultimi 5 anni per una trentina di provvedimenti a carico di colossi del settore, praticamente tutti, ma anche di realtà più piccole che operano solo in singole aree locali.

«L’impennata del fenomeno c’è stata con il passaggio definitivo al mercato libero dell’energia, poco meno di un anno fa, anche se il fenomeno del telemarketing selvaggio si è innescato ben prima facendo leva sull’imminente cambio di modello di mercato. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un aumento esponenziale degli illeciti al punto che le compagnie energetiche sono diventate prime in classifica per quantità di segnalazioni a carico per violazioni della privacy, superando forse per la prima volta gli operatori di telecomunicazioni», spiega a Domani Guido Scorza, componente del Garante Privacy.

Scorza, se le compagnie energetiche non sono le autrici delle telefonate illecite allora perché le multate?

A prescindere dal fatto che talvolta ancora continuano a commissionarle, il punto è che, comunque, almeno nei casi oggetto di sanzione – perché non si può generalizzare – spesso si avvantaggiano del telemarketing illegale, non facendo abbastanza per tracciare l’origine in un contatto, dei nuovi utenti che acquisiscono. Un contatto illecito, in linea di principio, non dovrebbe generare un contratto lecito mentre, nei casi nei quali siamo intervenuti sin qui, questo è quello che accade. Bisogna riconoscere che nel corso degli anni sono state portate avanti azioni di “pulizia” nelle reti di vendita e di qualificazione del personale, ma non basta. C’è un sottobosco molto ramificato sul territorio di soggetti fisici o piccole società che non hanno una relazione commerciale diretta con le compagnie energetiche ma che agiscono procacciando clienti per le stesse compagnie che poi convertono contratti portati a casa per vie traverse in cambio di percentuali. Se le compagnie energetiche verificassero che a ogni contratto acquisito corrisponde un contatto effettivamente lecito, il fenomeno si ridimensionerebbe.

C’è un modo per “bloccare” le chiamate indesiderate?

Intanto è buona regola iscriversi al Registro delle opposizioni in modo da manifestare a tutti gli operatori – o, almeno, a quelli che agiscono nel rispetto delle regole – che non si desidera ricevere telefonate di telemarketing.

Il Registro però non ha funzionato, sono anni che se ne parla.

Credo la realtà sia più complessa. Il registro funziona nel senso che limita il fenomeno consentendo agli operatori onesti di non chiamare chi iscrivendosi ha dichiarato di non voler essere chiamato. Forse si sono riposte e, magari, anche sollecitate aspettative eccessive nel registro quando lo si è presentato al pubblico, dando a pensare che sarebbe stata la soluzione definitiva del problema. Ma questo è un altro discorso. E poi c’è da considerare che spesso e volentieri gli utenti, dopo essersi iscritti, compiono azioni che “annullano” l’iscrizione.

Quindi è anche colpa dei consumatori?

Bisogna fare più attenzione quando si dà il proprio consenso al trattamento dei dati personali in una serie di contesti fisici e digitali. Se diamo il consenso a essere contattati da partner o soggetti terzi allora abbiamo dato la possibilità a qualcuno di chiamarci. Per limitare le conseguenze di questi consensi dati, forse, un po’ alla leggera o senza sufficiente consapevolezza si può rinnovare periodicamente l’iscrizione al Registro per annullare tutti i consensi che si sono dati e quindi abbattere la possibilità che i nostri dati siano usati a fini commerciali. Poi c’è un tema che va oltre il Registro: il cosiddetto fenomeno dello spoofing ossia di chiamate in arrivo da numerazioni che sembrano in apparenza affidabili ma non lo sono e che non sono rintracciabili. L’Autorità Agcom ha annunciato di aver trovato la quadra insieme con gli operatori di telefonia con una soluzione tecnica in grado di bloccare le chiamate illecite alla radice. Ora non resta che attendere la sua effettiva applicazione.

Se non si è iscritti al Registro e si ricevono telefonate illecite come ci si può tutelare?

I cittadini possono fare segnalazioni al Garante Privacy: sul sito Internet c’è un modulo molto semplice da compilare e il Garante prende in carico le segnalazioni. Basta inserire il numero telefonico da cui si è ricevuta la chiamata e l’operatore commerciale citato nella chiamata. In alternativa ci si può rivolgere alle associazioni dei consumatori che spesso si occupano di raccogliere più segnalazioni su singole compagnie contribuendo ad accelerare la raccolta di informazioni.

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