Il tasso d’inflazione in Italia tarda a scendere, ma non dobbiamo spaventarci: a fine anno l’inflazione potrebbe essere prossima al 2 per cento, rientrando così all’interno dell’inflazione “desiderata” dalla Bce. Una tale previsione può sembrare improbabile oggi, visto che nel mese di giugno 2023 l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo è stato ancora di oltre il 6 per cento rispetto ad un anno prima, malgrado i prezzi non siano aumentati mediamente tra maggio e giugno e quelli dei beni energetici siano scesi del 4,8 per cento.

Movimento lento

Ma l’inflazione è un processo che mette tempo ad esaurirsi, perché viene assorbita progressivamente da tutti i beni e servizi che adeguano successivamente i loro prezzi a mano a mano che i rincari dei costi si manifestano. Ecco perché l’inflazione è rimasta alta anche dopo la riduzione dei prezzi dell’energia che si è manifestata in Italia a partire dall’inizio di questo anno.

Al netto dell’energia, l’inflazione italiana sta ancora viaggiando attorno al 5 per cento annuo e presumibilmente continuerà su questo ritmo fino all’autunno perché deve assorbire i costi avvenuti e che si stanno producendo per il necessario recupero, anche se parziale, dei salari sui prezzi passati.

Effetto tassi sulla domanda

Ma l’onda si sta esaurendo, anche perché i prezzi dell’energia si stanno riducendo ed ancora dovranno ridursi, dato che a giugno 2023 erano ancora superiori di oltre il 16 per cento al livello di inizio 2022. Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse sta già determinando un rallentamento della domanda visibile per i beni manufatti, ciò che ridurrà le tensioni sui prezzi. C’è anche da dire che in Italia l’inflazione è partita in ritardo rispetto agli altri paesi europei e, quindi, anche la decelerazione avviene con un certo ritardo.

Segnali alla Bce

Più in particolare, l’esplosione dei prezzi al consumo in Italia è avvenuta nell’ottobre del 2022, quando l’indice è aumentato, in un solo mese, del 3,4 per cento, generando uno scalino che ci stiamo portando dietro, malgrado la decelerazione dell’indice dei prezzi al consumo.

Questo significa che, se l’andamento dell’indice dei prezzi al consumo proseguirà al ritmo riscontrato negli ultimi mesi, nell’ottobre 2023 la variazione percentuale dei prezzi al consumo rispetto ottobre 2022, accuserà una sostanziale riduzione e porterà l’incremento dei prezzi non molto distante da quel 2 per cento che è l’obiettivo della Bce.

Ovviamente, nulla è scontato nelle proiezioni del futuro, ma con un po’ di attenzione ad evitare rincari nelle tariffe e nei prezzi che si determineranno in autunno, è possibile riportare il nostro paese nei limiti d’inflazione che caratterizzano l’Europa. E questo sarà un buon segnale anche per la Bce per fermare l’ascesa del costo del denaro.

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