Eccoci di nuovo insieme, Europa!
Siamo alla quarantesima edizione dello European Focus! Puoi leggerla con tutta calma, visto che ad agosto la tua newsletter europea del cuore va in pausa estiva.
Io mi chiamo Herman Kelomees, sono il caporedattore della settimana, e ti scrivo da Tallinn.
In Estonia, il mio paese natio, i socialdemocratici si sono chiamati “Moderati” fino al 2004. Questo perché, dopo il crollo dell’Unione sovietica, tutto ciò che aveva a che fare con il socialismo era tabù.
Dimentica il comunismo, quella parola ti farà guadagnare automaticamente un cartellino rosso in questa parte del continente. L’Ucraina, per esempio, ha vietato completamente i partiti comunisti, socialisti e di sinistra.
Se vuoi il mio parere, ti dirò che la ragione per la quale spero in una sinistra europea rinnovata è questa: mi piace l'idea che possa rispondere meglio alle preoccupazioni dei cittadini delusi che, altrimenti, potrebbero essere inclini a votare per l’estrema destra. Nella politica europea moderna, l’estrema destra è spesso ciò che era la sinistra ucraina: solidale con il Cremlino.

In passato ho fatto il giudice di gare di dibattito scolastiche, dunque ho il polso della cosa, quando ti dico che le argomentazioni dell’estrema destra sul clima, sull’economia e sui diritti dei gruppi vulnerabili sono pessime.
I ragazzini che ho visto durante le competizioni erano in grado di smontarle facilmente. Credo sia un peccato che gran parte del centrodestra europeo abbia flirtato con queste stesse idee.
Chissà che in questa edizione non si trovi la ricetta per un equilibrio politico migliore...
Herman Kelomees, caporedattore di questa settimana


LA SPAGNA RIDÀ FIDUCIA AL SOCIALISTA SÁNCHEZ

Il premier socialista ha resistito all'onda d'urto delle destre Foto AP

MADRID - Nelle elezioni generali del 23 luglio, il partito di destra spagnolo ha ottenuto il maggior numero di seggi in Parlamento, ma senza ottenere la maggioranza necessaria per formare un governo. Ciò porta a uno stallo, oppure al rilancio di un governo guidato dalla sinistra con il sostegno di una miriade di partiti regionali. Jaime Coulbois, analista politico spagnolo, spiega perché.
Quindi i risultati delle elezioni spagnole hanno sorpreso molte persone, inclusi i sondaggisti. Cosa è successo?
Prima di cominciare, una parentesi. Domenica ero sicuro di una maggioranza assoluta per il Partito Popolare (Pp, di destra) e Vox (di estrema destra). Ma sembra che il governo del Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) sia riuscito a resistere: la gestione del Psoe ha dato i suoi frutti, e il timore di patti politici con l’estrema destra di Vox ha aiutato il Psoe a ottenere il “voto tattico”. Se i partiti nazionalisti come Bildu (di estrema sinistra e sostenitori dell’indipendenza basca) o i nazionalisti catalani avessero fatto dichiarazioni forti durante la campagna elettorale, avrebbero reso le cose più difficili per il premier Sánchez. Senza che ciò sia accaduto, e con i nazionalisti che sembrano più razionali di Vox, è più complicato per la destra far passare la propria narrazione sui nazionalisti.
Quando Pedro Sánchez ha vinto nel 2019, ha annunciato una “onda rossa” in Spagna e in Europa. Ma dopo la sua sconfitta alle elezioni locali di maggio, gli analisti hanno parlato di un “cambio di ciclo” verso destra che non si è concretizzato.
Non c’è contraddizione nel fatto che ci sia una tendenza sociale verso la destra, anche l’estrema destra, ma non è ancora abbastanza per ottenere la maggioranza e per formare un governo, specialmente in una società polarizzata come la Spagna. Si assiste ad atteggiamenti che pochi anni fa non si sarebbero mai visti, dal nazionalismo spagnolo alla rievocazione franchista.
Come si è evitato tutto ciò in Spagna nel momento in cui vi assistiamo in tutta Europa?
Questo tipo di discorso in precedenza era nascosto, ora è aumentato tra il pubblico. Ma ciò non è incompatibile con l’opinione pubblica. La Spagna è un paese eccezionalmente tollerante per quanto riguarda i diritti Lgbt, mentre il problema dell’immigrazione è molto diverso dal resto d’Europa. La nostra migrazione non presenta le forti barriere culturali, linguistiche e religiose presenti in altri paesi europei, e le tensioni dell’immigrazione potrebbero non essere ancora emerse.
Alicia Alamillos scrive di politica internazionale per El Confidencial


IL NUMERO DELLA SETTIMANA - 9

KIEV - Nove partiti politici nei cui nomi figurano le parole “comunista”, “socialista” e “di sinistra” sono stati banditi in Ucraina a partire dalla sua indipendenza nel 1991. Sei di essi sono stati costretti a sospendere le proprie attività dopo l’inizio dell’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina.
In uno stato post sovietico come l’Ucraina, la sinistra ha spesso legami con la Russia e promuove addirittura un’agenda a favore di Mosca. Ora, questa posizione le si è ritorta contro.
Questo colpo di rimbalzo ha colpito anche la società ucraina: adesso non ci sono più partiti politici con politiche di sinistra ben consolidate. I partiti centristi e di destra tendono a non prestare abbastanza attenzione a questioni quali l’uguaglianza sociale o i diritti dei lavoratori. Pertanto, le discussioni di qualità su questi argomenti attualmente non si trovano nell’agenda politica ucraina.
Anton Semyzhenko si occupa della sezione in lingua inglese di babel.ua


LA SINISTRA VINCE SOLO SE HA CORAGGIO

La segretaria dem Elly Schlein. Foto LaPresse

ROMA - Adesso che le elezioni europee sono ancora più vicine, c’è una domanda che mi ossessiona: ma un’alternativa progressista alla destra sempre più rampante viene davvero tentata oppure no? Capirete anche perché la questione mi ossessioni: vi scrivo da Melonilandia.
Già prima di diventare premier, Giorgia Meloni aveva negoziato un’alleanza tattica con il Partito popolare europeo; questa destra sedicente moderata ha sfondato qualsivoglia cordone sanitario e ha attivamente normalizzato la destra estrema.
Nel 2024 l’Europa potrebbe virare a destra. Di fronte a un simile scenario, ci si aspetterebbe una reazione a sinistra, una risposta compatta ed efficace.
I fatti dicono che quando a sinistra ci si unisce e ci si prova, l’opzione ha successo. Funziona. In Spagna ad esempio, la coppia Sánchez-Díaz è riuscita a controbilanciare l’ondata verso destra. Al Parlamento europeo, i socialisti, i verdi, la sinistra e parte dei liberali unendosi sono riusciti a fare fronte contro gli attacchi delle destre al Green Deal; una maggioranza progressista è stata possibile.
E che dire della Francia? Qui l’unione di sinistra ecologista Nupes ha avuto un ottimo debutto elettorale, alle legislative francesi della scorsa estate.La lotta per la giustizia sociale e climatica mobilita gli elettori. Il problema è che quando si tratta di agire di conseguenza, i leader politici sono ancora riluttanti. Lo si vede proprio a livello europeo, dove la capogruppo dei socialisti all’Europarlamento, Iratxe García Pérez, spera ancora in una grande coalizione con il Ppe. La aspetta e spera nonostante il leader dei popolari, Manfred Weber, sia il normalizzatore per eccellenza di Meloni e dell’estrema destra in Europa.
Persino qui, in Italia, nell’epicentro dell’estrema destra, un'alternativa appare ancora debole e disorganizzata. Basti pensare che se non fosse stato per le divisioni interne all’opposizione, Meloni non sarebbe andata al governo così facilmente.
Ad ogni modo, adesso che assistiamo all’orbanizzazione del paese, il Partito democratico si è visto costretto al cambiamento: la competizione per la leadership, aperta ai non iscritti, è stata vinta da Elly Schlein, che ha promesso di imprimere al partito una svolta a sinistra. La proposta sul salario minimo, supportata da tutte le forze d’opposizione, è un primo segnale positivo in stile spagnolo. Resta da vedere fino a che punto la sinistra sarà capace di generare un momentum favorevole.
Francesca De Benedetti si occupa di Europa per Domani


I PREMIER SOCIALISTI E LA "ECCEZIONE IBERICA"

I premier socialisti spagnolo e portoghese insieme a Lanzarote. Foto Twitter

LISBONA - «Pedro Sánchez non è solo un amico o un socio, ma una persona con la quale ho lavorato a stretto contatto negli ultimi anni alla “eccezione iberica” per i prezzi dell’energia, o alla battaglia che abbiamo combattuto insieme per creare un programma per la trasformazione strutturale delle nostre economie» – António Costa.
A differenza di molti paesi europei, l’estrema destra rimarrà fuori dai governi nella penisola iberica, almeno per ora.
Nelle ultime elezioni del 2022 in Portogallo, il Partito socialista di António Costa ha ottenuto la maggioranza per formare il governo, ma nell’ultimo anno è stato criticato sia dalla destra che dalla sinistra. Casi di corruzione, l’inflazione e una mancanza di vigore nell’affrontare la crisi abitativa hanno portato il 52 per cento dei portoghesi a dire che il governo ha agito “male o molto male”.
Questo potrebbe voler dire che il Portogallo si sposterà a destra alle prossime elezioni? Se sì, di quanto? Il 63 per cento dei portoghesi non vuole un patto elettorale tra il partito di centrodestra Psd e il partito di estrema destra Chega. Luís Montenegro, leader del Psd, ha confermato questo fine settimana che un patto del genere non è nelle sue intenzioni.
Per il momento, l’eccezione iberica resta in piedi.
Jonás Romero è corrispondente da Lisbona per El Confidencial


LA CAPITANA RACKETE DÀ IL TIMONE ALLA SINISTRA

Carola Rackete è ora candidata al Parlamento Ue. Foto Raimond Spekking

BERLINO - Sarà un’attivista ecologista a salvare la sinistra tedesca?
Il 17 luglio, la direzione di Die Linke – il partito della sinistra in Germania – ha annunciato che Carola Rackete sarebbe stata una dei quattro principali candidati del partito per le elezioni al Parlamento europeo del 2024. Si è trattato a dir poco di un colpaccio.
Rackete è diventata famosa a livello internazionale nel 2019, quando ha condotto la Sea Watch 3, nave di soccorso nel Mediterraneo, nel porto di Lampedusa con 53 migranti a bordo, nonostante le autorità italiane le avessero vietato di attraccare.
Inoltre, Rackete è una ricercatrice ed è oggi impegnata come attivista per il clima, come ha lei stessa raccontato nell’intervista che le ha fatto la nostra collega Francesca De Benedetti per Domani nell’autunno 2021.
La sinistra tedesca, Die Linke, è in difficoltà da anni, soprattutto per via dei conflitti interni. Da un lato, include giovani accademici di sinistra provenienti dalle città, per i quali sono importanti il cambiamento climatico, i diritti Lgbtqia e il sostegno ai rifugiati. Dall’altro, il partito contiene la vecchia generazione di sinistra, che vuole vedere più attenzione dedicata ai diritti dei lavoratori.
Tra questi ultimi, molti sono attratti dalla piuttosto controversa ex leader della fazione del partito, Sahra Wagenknecht, che ha polemizzato contro la generazione più giovane, definendola «di sinistra alla moda», e che ha fortemente criticato Angela Merkel per aver consentito ai rifugiati di entrare in Germania nel 2015.
Le dichiarazioni pubbliche di Wagenknecht spesso contraddicono apertamente la politica del suo partito. Questi conflitti hanno causato una perdita di elettori e di membri. Negli ultimi mesi, Wagenknecht ha flirtato apertamente con l’idea di fondare un proprio partito.
Per molto tempo è sembrato che i vertici del partito non sarebbero stati in grado di risolvere questi conflitti. Tuttavia, il 10 giugno la dirigenza ha chiesto a Wagenknecht di dimettersi dal Bundestag. E questo ha segnato una svolta.
La nomina di Carola Rackete rappresenta un’altra pietra miliare in questa nuova direzione. Con un focus su temi come la protezione del clima e le frontiere aperte, Rackete rappresenta esattamente l’opposto di Sahra Wagenknecht.
Teresa Roelcke è cronista di Tagesspiegel


Qual è la tua impressione su questo tema? Ci piacerebbe riceverla, alla mail collettiva info@europeanfocus.eu se vuoi mandarcela in inglese, oppure a francesca.debenedetti@editorialedomani.it
Ci rivediamo dopo la pausa estiva, a presto! Francesca De Benedetti


(Versione in inglese e portale comune qui; traduzione in italiano di Marco Valenti)

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