«C’è un problema reale sul tema delle bollette non solo per le aziende, ma anche per gli enti locali come la provincia. Ci sono importanti difficoltà perché parliamo di una stima di 3 milioni di euro per le spese di riscaldamento per le scuole superiori», dice il presidente della provincia di Pesaro-Urbino, Giuseppe Paolini. Un costo talmente elevato che, secondo Paolini, non «è sostenibile» e che aprirebbe all’ipotesi di accorciare la settimana scolastica da sei a cinque giorni. 

Il confronto con sindaci e dirigenti

«Dopo un consiglio straordinario su questo tema ci confronteremo con presidi e sindaci», ha aggiunto Paolini precisando che, allo stato attuale, la provincia riesce a garantire il riscaldamento nelle scuole superiori fino a dicembre, per cui si dovrà «necessariamente razionalizzare». Per ora il piano è quello di tenere le temperature più basse nelle scuole e spegnere i riscaldamenti e le luci nel pomeriggio. Il termostato dei termosifoni si spegnerà anche per le palestre usate da associazioni e amatori di pomeriggio, fatta eccezione per le strutture a cui hanno accesso i diversamente abili. «I giovani che giocano a basket o calcetto staranno senza riscaldamento e la doccia si farà a casa», ha aggiunto il presidente Paolini.

L’extrema ratio

Se le cose non dovessero cambiare e i costi dell’energia non si abbassassero si procederà con una rimodulazione dell’orario scolastico, per ora ipotizzata solo come extrema ratio. «Potremo andare incontro a cambi di orari scolastici recuperando ore al pomeriggio e non andare il sabato. Altra idea è quella del sabato in dad. Gli incontri coi genitori saranno in videoconferenza», ha fatto sapere la provincia. 

L’austerity del 1973

Come lo stesso Giuseppe Paolini ha ricordato questo tipo di misure ricalcherebbero l’austerity delle domeniche del 1973. All’inizio degli anni Settanta lo shock petrolifero e la crisi economico-energetica che ne era derivata indussero il governo, allora presieduto da Giulio Andreotti, a emanare un decreto che modificò in modo drastico le abitudini degli italiani.

Tra i provvedimenti presi c’era il divieto di circolazione di domenica su strade urbane ed extraurbane, pena una multa fino a un milione di lire e il sequestro del mezzo. Le uniche eccezioni erano per i mezzi di soccorso, per i servizi postali, per quelli che trasportavano quotidiani e per i mezzi del corpo diplomatico.

Per risparmiare si stabilì anche una riduzione degli orari di servizio degli uffici pubblici, dell’apertura di bar e ristoranti, nonché di altri luoghi di svago come cinema e teatri. Anche le trasmissioni televisive dovevano interrompersi entro le 22.45/23. 

Le parole del ministro Bianchi

Poco prima che iniziasse l’anno scolastico era circolata la notizia secondo cui tra le ipotesi del governo per far fronte all’aumento del prezzo dell’energia vi fosse quella di ridurre la settimana scolastica prevedendo per il sabato lezioni in remoto.

Il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, aveva smentito con forza dicendo che «il governo non ha mai parlato della settimana corta, perché siamo convinti che tutti dobbiamo affrontare le problematiche del caro energia, ma la scuola deve essere l'ultima, abbiamo già dato al paese». Il riferimento era stato ai sacrifici chiesti agli studenti durante l’epidemia da Covid-19. Ora, almeno a Pesaro-Urbino, quell’ipotesi liquidata dal ministro come una «pura suggestione» torna sul tavolo. 

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