La presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva individuato la linea rossa del rinvio a giudizio per le eventuali dimissioni della fedelissima ministra del Turismo Daniela Santanchè, la quale, però, un mese fa aveva rilasciato una dichiarazione di questo tenore: «Dimissioni? Nessuno me le ha chieste». La slavina giudiziaria non si arresta, e nelle scorse ore è arrivata la prima richiesta di rinvio a giudizio, da parte del pool della procuratrice aggiunta Laura Pedio, per il capitolo truffa ai danni dell’Inps: Santanchè insieme ad altri è accusata di aver usato la cassa Covid impropriamente, con dipendenti obbligati a lavorare nonostante beneficiassero dell’ammortizzatore sociale. Si tratta di una costola delle numerose indagini sulla galassia societaria Visibilia che fanno capo a Santanchè e Dimitri Kunz, suo compagno. A questa, infatti, si aggiunge la chiusura degli altri filoni sul fallimento Visibilia e le nuove carte, ottenute da Domani, con tanto di intercettazioni, destinate a creare ulteriori tensioni nel governo.

«Consapevoli»

La gioia per aver giurato come ministra del governo Meloni, l’esecutivo dei patrioti, è durata appena otto giorni. Tanto era trascorso da quel 22 ottobre 2022 quando a casa di Daniela Santanchè è arrivata la notizia che ha posto fine all’idillio post elettorale e ha dato il via alla battaglia giudiziaria in corso da due anni. Tutto ha inizio con la richiesta della procura di Milano di mettere in liquidazione giudiziale la società Visibilia Editore Spa, esposta con il fisco per un milione di euro. Il 31 ottobre 2022, il compagno Dimitri Kunz, intercettato, commentava così con un dipendente dell’ufficio finanziario dell’azienda: «Vuol dire farla fallire...». Dialoghi contenuti nell’informativa della guardia di finanza, letta da Domani, agli atti dell’inchiesta sul falso in bilancio di cui sono accusati Kunz, la ministra del Turismo e altre 15 persone.

«C’abbiamo anche le altre società che sono messe anche peggio», diceva Kunz nella stessa intercettazione, convinto che il vero obiettivo fosse la ministra, «è nei confronti della Daniela...». Per i finanzieri è la prova che «gli interlocutori sono pienamente consapevoli dello stato di crisi dell’azienda». Il revisore di Visibilia con cui si confrontava Kunz spiegava così la situazione delle due Visibilia: «Editore (Visibilia Editore Spa, ndr) è quella con i debiti tributari più alti, c’erano 2 milioni di debiti...Concessionaria (Visibilia Concessionari srl, ndr) ne ha 1,2 milioni».

Gli investigatori nell’informativa sostengono che «le principali preoccupazioni si sono focalizzate sullo scavare a fondo da parte degli inquirenti, consci del fatto che anche Visibilia srl versava in uno stato di difficoltà economico e finanziario». Il revisore, sentito dai pm, ha indicato in Kunz il suo principale punto di riferimento in azienda, «in ordine a gran parte delle problematiche legate al gruppo Visibilia, nonostante in alcuni casi Kunz non rivestisse alcuna carica nell’organico della società», è la sintesi riportata dai finanzieri nell’informativa del 29 marzo 2024.

Una questione di famiglia

I documenti rivelano anche il ruolo dell’ex marito di Santanchè, Giovanni Canio Mazzaro, il quale nelle fasi più delicate, alla vigilia dell’approvazione dei conti o nell’imminenza di verifiche delle autorità di controllo, dava consigli e cercava soluzioni. Questa almeno è la conclusione a cui giungono gli investigatori passando in rassegna le conversazioni tra Mazzaro e gli amministratori delle società della galassia Visibilia.

Nel novembre 2022, quando già da tempo ha formalmente lasciato ogni incarico nella galassia Visibilia, l’esperto Mazzaro spiega a Kunz come schivare eventuali responsabilità derivanti dalla carica di amministratore. «Se non fai questa comunicazione sei responsabile illimitatamente», dice al telefono il manager. E aggiunge: «Segnatelo questo, poi ti dico, è importante». Secondo la finanza, sarebbe stato ancora Mazzaro, nel 2017, ad avere l’idea di affidare al commercialista Angeloantonio Russo, docente all’università pugliese Lum, la perizia sul valore dell’avviamento di Visibilia editore. Un incarico decisivo, visto che proprio grazie alla mancata svalutazione dell’avviamento, decisa sulla base del cosiddetto “test di impairment” condotto da Russo, la società all’epoca controllata da Santanchè ha scongiurato un più che ipotetico fallimento.

«Il test è migliorato», annuncia Russo in una mail indirizzata a Mazzaro, a Kunz e al direttore finanziario. Se ne deduce, annotano gli investigatori, che l’impairment test è stato «adattato al fine di ottenere il miglior esito possibile». In pratica, questo è il sospetto, i dati sarebbero stati di volta in volta corretti per giustificare i numeri poi iscritti a bilancio. In questo modo, è l’accusa della procura, gli amministratori di Visibilia editore sono riusciti per anni a nascondere la polvere sotto il tappeto chiudendo i bilanci in utile malgrado le forti perdite dell’attività caratteristica, cioè la pubblicazione di riviste.

In pratica, venivano redatti piani industriali «eccessivamente ottimistici» per gli anni futuri, con previsioni di profitti a doppia cifra. E su quella base il perito confermava le stime. Tutto regolare anche per i revisori della Bdo, per questo sanzionati dalla Consob, che solo nel 2022 hanno segnalato lacune nei conti di Visibilia. Nel frattempo, però, il gruppo a lungo guidato da Santanchè aveva accumulato perdite milionarie, senza che mai nessuno venisse chiamato a renderne conto. Ora sul destino di Visibilia pende il giudizio di un commissario nominato dal tribunale, e la ministra rischia una seconda richiesta di rinvio a giudizio, dopo quella per la truffa all’Inps, anche per falso in bilancio.

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