Si parla molto in queste ultime settimane del ritrovato desiderio di partecipazione politica della generazione Z, e non solo, dopo le grandi manifestazioni pro-Palestina e per la pace. Questo segno di vitalità delle giovani generazioni non può che farci contenti ed è certamente una boccata d’ossigeno in un mondo troppo spesso indifferente.

Ma la verità è che, quando qualcosa ci sta veramente a cuore, la voglia di intervenire e agire collettivamente e cooperativamente diventa un percorso naturale e necessario, non importa quale sia la generazione di appartenenza. Il desiderio di ragionare seriamente di scuola e in particolare di come concepire e insegnare le lingue e le letterature è ciò che ha spinto venti diverse associazioni del mondo scolastico e della ricerca scientifica a riunirsi e lavorare per gli Stati generali dell’educazione linguistica e letteraria, che si tengono il 30 e 31 ottobre a Roma all’Università la Sapienza.

Cinque temi fondamentali

È la prima volta che così tante associazioni sentono il bisogno di stare insieme per promuovere un’idea di scuola e didattica condivisa, che parte dalla partecipazione congiunta di docenti, ricercatrici e ricercatori e si apre democraticamente a tutto il mondo della scuola. Nei due giorni degli Stati generali si avrà la possibilità di definire insieme ciò che riteniamo irrinunciabile nell’educazione linguistica su cinque temi: la lingua italiana, l’italiano come lingua seconda e l’educazione plurilingue, le lingue straniere, la trasversalità dell’educazione linguistica, e la formazione dei docenti.

Questi cinque temi sono stati oggetto di cinque tavoli di lavoro in cui docenti di scuola, ricercatrici e ricercatori hanno lavorato gomito a gomito per scrivere dei documenti, già pubblicati sul sito www.statigenerali2025.com, che saranno discussi e perfezionati nei due giorni a Roma. Il testo finale per ciascuno dei cinque temi sarà quindi il frutto anche degli interventi di chi parteciperà alle giornate degli Stati generali e la sua versione definitiva sarà presentata il 20 novembre nella sala Caduti di Nassirya al Senato.

Grande partecipazione

Contribuiranno al progetto anche le diverse relazioni di studiose e studiosi invitati: Roberto Antonelli, Presidente dell’Accademia dei Lincei, Paolo D’Achille, Presidente dell’Accademia della Crusca, Franco Lorenzoni, maestro elementare, fondatore della Casa-laboratorio di Cenci, Lucia Olini, insegnante esperta di didattica dell’italiano e del latino, membro del consiglio direttivo dell’Associazione degli Italianisti-sezione didattica, Massimo Vedovelli, già professore di Linguistica educativa e Semiotica dell’Università per stranieri di Siena.

Allo stato attuale 1350 tra docenti, dirigenti scolastici, ricercatrici e ricercatori si sono prenotati per partecipare. È il segno di un grande interesse per i temi proposti e del desiderio di lavorare insieme su argomenti così importanti. La lingua è un elemento centrale sia per la costruzione del sé sia per la vita sociale perché è il mezzo più potente a nostra disposizione, anche se non l’unico, per costruire relazioni con gli altri.

Educazione linguistica

Fare educazione linguistica significa partire dal repertorio linguistico di bambine e bambini, sul quale si fondano le loro relazioni, non certo per rimanere immobili, ma per iniziare un percorso che va dal noto al meno noto, offrendo sempre più ampie e varie occasioni comunicative orali e scritte, che sono via via funzionalizzate all’osservazione e alla riflessione metalinguistica.

In quest’ottica sono preziose sia la lettura di testi letterari, calibrati a seconda dell’età delle allieve e degli allievi, sia i nuovi usi linguistici che si sperimentano nello studio delle altre discipline, che devono essere integrati nella competenza linguistica generale.

Insomma, una buona educazione linguistica deve rendere capaci di gestire quanti più contesti e rapporti comunicativi possibili, dando a tutte e tutti le parole giuste non solo per partecipare alla vita familiare e scolastica, ma soprattutto per essere partecipi della vita sociale, civile e politica del proprio paese. Una buona educazione linguistica deve avere necessariamente una vocazione democratica perché ha tra i suoi compiti quello di rimuovere gli ostacoli comunicativi per una cittadinanza attiva.

*Ordinaria di linguistica generale e presidente della Società di linguistica italiana

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