L’allergia sistemica causata da indigestione da nichel è una condizione subdola e difficile da diagnosticare, legata all’esposizione quotidiana attraverso cibo, acqua e oggetti comuni. Provoca disturbi gastrointestinali, anemia, squilibri ormonali e può aumentare il rischio di diabete. La ricerca lavora su diagnosi più precise e terapie mirate per affrontarla in modo efficace
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
«Mi sono recata dal medico perché mi aiutasse a gestire la mia insulino-reststenza, quando gli ho detto che non potevo mangiare alimenti integrali perché allergica al nichel, ha risposto con una grande risata.
Mi guardava come se stessi inventando tutto.
Alla fine, mi ha detto che forse dovevo solo stare meno su internet».
Qualche mese prima Sara aveva cercato risposte ai dolori gastrointestinali insieme alla sua nutrizionista: gonfiori improvvisi e una stanchezza cronica che le rendeva difficile persino alzarsi dal letto, fastidi che peggioravano sempre dopo l’assunzione di cibi «sani», come cereali integrali, legumi e frutta secca.
L’allergia sistemica al nichel
Sara è una delle tante persone in Italia affette da Snas (Systemic Nichel Allergy Syndrome), una forma di allergia sistemica causata dall’ingestione di nichel (Ni) – un metallo pesante che si trova in tantissimi alimenti di uso quotidiano, ma anche nell’acqua, nell’aria e negli oggetti di uso comune.
A differenza della più nota dermatite da contatto, in cui il Ni provoca irritazioni cutanee, la Snas si manifesta con sintomi sistemici: dolori addominali, diarrea, emicranie, sfoghi cutanei e alterazioni metaboliche.
Eppure, la malattia resta spesso un’illustre sconosciuta.
La difficoltà principale è nella diagnosi.
Il patch test, usato per rilevare allergie da contatto, non è utile per identificare la Snas.
L’unico strumento diagnostico efficace resta il test di provocazione orale: al paziente viene somministrata una dose controllata di Ni per monitorarne la reazione.
Ma è un test complesso, poco diffuso e non privo di rischi.
Motivo per cui molti pazienti arrivano alla diagnosi solo per esclusione, dopo aver sperimentato cioè un’alimentazione povera di Ni.
Un nemico ovunque
Un’alimentazione povera di nichel: è proprio qui il problema. Perché il nichel si nasconde in moltissimi alimenti: legumi, frutta secca, cereali integrali, pomodori, mele, cacao, perfino tè e birra.
Non solo: anche gli utensili da cucina, i contenitori metallici e l’acqua di rubinetto possono contribuire all’esposizione.
Tuttavia, la quantità di nichel presente in questi alimenti non è fissa, ma può variare a seconda di diversi fattori, come la regione in cui vengono coltivati e le condizioni climatiche.
Questo rende l’eliminazione totale del nichel dall’alimentazione una vera sfida, soprattutto se si considera che i dati scientifici sulla quantità di nichel presente negli alimenti possono variare sensibilmente.
Inoltre, un dettaglio preoccupante è che anche il contatto con oggetti può contaminare i cibi, motivo per cui è stato suggerito che chi lavora nel settore alimentare dovrebbe usare i guanti per maneggiare il denaro.
Oltre all’alimentazione, sono importanti anche altri accorgimenti nella vita quotidiana.
Per esempio, è consigliabile non bere la prima acqua che esce dal rubinetto al mattino, poiché durante la notte il nichel potrebbe essersi accumulato nelle tubature e nel rubinetto.
Inoltre, per la preparazione di dolci e impasti, sarebbe meglio utilizzare il bicarbonato al posto del lievito in quanto potrebbe contenere tracce di nichel.
È fondamentale anche scegliere con attenzione le stoviglie, prediligendo contenitori in vetro, ceramica non smaltata o teflon invece di quelli in metallo.
Anche l’uso di prodotti in scatola dovrebbe essere limitato, poiché le sostanze contenute nei contenitori metallici possono favorire il rilascio di nichel nei cibi.
Un campo in evoluzione
È importante non sottovalutare questa allergia che accanto alla sintomatologia gastrointestinale può scatenare altro.
L’allergia al nichel infatti può influire sui livelli di ferro nel sangue, aumentando il rischio di anemia.
È dunque importante monitorare l’assorbimento di ferro, specialmente per le donne, che sono più vulnerabili a carenze di ferro a causa di fattori fisiologici come mestruazioni e gravidanza.
Una revisione scientifica del 2021 evidenzia inoltre come il nichel possa avere effetti significativi sul sistema endocrino e metabolico.
Secondo lo studio, l’esposizione al nichel induce un’anomala secrezione degli ormoni ipofisari, creando uno squilibrio endocrino che può influenzare vari processi biologici.
Effetti preoccupanti sono stati osservati anche sul pancreas: il nichel pare stimoli l’apoptosi delle cellule beta, responsabili della produzione di insulina.
Questo fenomeno può portare a un aumento di peso, un incremento dei livelli di glucosio nel sangue e insulino – resistenza, aumentando così il rischio di diabete di tipo 2.
Le ricerche future sono promettenti e si concentreranno su una comprensione approfondita dei meccanismi immunologici attraverso cui il nichel provoca allergie, cercando di identificare eventuali predisposizioni genetiche.
Particolarmente interessanti gli studi su trattamenti più mirati, come immunoterapie specifiche o farmaci in grado di bloccare la reazione immunologica senza effetti collaterali sistemici.
Un ulteriore ambito di ricerca molto incoraggiante considera l’utilizzo di biomarcatori sia per effettuare diagnosi precoci sia per monitorare l’efficacia dei trattamenti.
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