Nel modenese si torna a parlare di abusi in divisa. Qualche settimana fa su Domani è uscita la storia dei due ragazzi che hanno denunciato abusi e umiliazioni nella questura di Sassuolo. La scorsa settimana nel pieno centro del capoluogo emiliano si è invece consumata la violenza di due carabinieri nei confronti di un ragazzo guineano, finito in ospedale. Un altro video, girato nel 2023 ma diffuso solo ora, rilanciato per primi dalla pagina Welcome to favelas, mostra poi uno di quei due carabinieri colpire in faccia una persona arrestata che non oppone resistenza. Per l’altro invece spunta un’indagine per lesioni per la morte di un ragazzo, sempre di origine straniera, avvenuta lo scorso ottobre in un parcheggio. Episodi che si intrecciano e che dipingono un quadro preoccupante per la città emiliana.

Nuovo video, nuove violenze

Non è chiaro a quando risalgono le immagini, ma un pannello pubblicitario su uno spettacolo teatrale di marzo 2023 fa pensare che si tratti dell’anno scorso. La scena si consuma a Modena, in viale Monte Kosica. Un carabiniere tiene una persona ammanettata e la conduce verso la volante, assieme a tre colleghi. L’uomo arrestato, che sembra essere di origine straniera, non oppone resistenza: cammina e arrivato davanti alla portiera si ferma in attesa che venga aperta. A un certo punto il carabiniere lo colpisce in faccia, senza motivo. Poi l’uomo è condotto in macchina, nell’indifferenza dei colleghi.

C’è un dettaglio che colpisce in quelle immagini, al di là della violenza. Il carabiniere che colpisce in faccia l’arrestato è lo stesso che nei giorni scorsi ha preso a pugni in faccia un 23enne guineano in largo Garibaldi, sempre a Modena. A confermarlo sono i carabinieri del capoluogo emiliano, che in una nota aggiungono: «Sono state immediatamente disposte e sono già in corso verifiche interne per accertare se i superiori dei militari coinvolti abbiano svolto le previste attività di controllo e di istruzione sugli specifici temi nei confronti del personale dipendente».

Il 13 marzo scorso il ragazzo si trovava seduto su una panchina in attesa dell’autobus, quando è stato avvicinato da due carabinieri per un controllo. Anche se titolare di permesso di soggiorno, in quel momento non aveva con sé i documenti ma solo l’abbonamento dell’autobus. I carabinieri hanno deciso di portarlo in caserma, ma il ragazzo ha opposto resistenza. Uno dei due militari, lo stesso dell’episodio del 2023 in viale Monte Kosica, lo ha allora colpito con diversi pugni al volto. Dopo un passaggio in caserma e la rimessa in libertà, il ragazzo è finito in ospedale, dove ha ricevuto due giorni di prognosi. E ora, assieme alla sua avvocata Barbara Bettelli, sta valutando di presentare denuncia nei confronti del carabiniere, mentre ad aprile dovrà comparire in tribunale con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento dell’automobile dei militari. Intanto i due carabinieri sono stati trasferiti ad altri incarichi.

Gli abusi in divisa a Modena

Il fatto che il carabiniere che ha preso a pugni in faccia il ragazzo guineano il 13 marzo sia lo stesso che un anno fa colpiva in faccia un’altra persona fa riflettere. Ma non è l’unica coincidenza. L’altro carabiniere coinvolti nell’arresto violento del ragazzo guineano, quello che lo teneva mentre il collega lo colpiva in faccia, è coinvolto in un’altra brutta storia che arriva sempre da Modena, avvenuta lo scorso ottobre. Taissir Sakka, 30enne tunisino, venne trovato morto in un parcheggio del capoluogo emiliano, dopo aver trascorso diverse ore in caserma. Il fratello, che era stato fermato con lui, ha denunciato violenze e abusi da parte dei carabinieri e in sei sono stati iscritti nel registro degli indagati per lesioni. Tra loro c’è proprio il carabiniere che ritroviamo nel video dell’arresto violento del ragazzo guineano.

Prima c’è stata la strage in circostanze mai del tutto chiarite nel carcere Sant’Anna nel 2020, costata la vita a nove persone e archiviata in due pagine dalla procura locale. Ora ci sono gli episodi correlati dai video che mostrano i colpi inferti nei confronti di persone arrestate da parte dei carabinieri. In mezzo ci sono le morti sospette come quella di Taissir Sakka, la denuncia di abusi e umiliazioni di Samuel Sasiharan e del suo compagno in questura a Sassuolo, o ancora il processo per tortura contro alcuni agenti della polizia locale, sempre a Sassuolo. A Modena e provincia le storie di presunti abusi in divisa sembrano non finire e adesso ci si interroga se si tratti di coincidenze, di singoli episodi, o se non esista sul territorio un problema sistematico.

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