«Il dieci febbraio è la Giornata del Ricordo per mantenere viva la memoria di una delle pagine più tragiche della nostra storia», così Amadeus ha ricordato l’eccidio di migliaia di italiani dell’Istria e della Dalmazia gettati nelle foibe dai partigiani comunisti iugoslavi del maresciallo Tito, il rivoluzionario filo sovietico. Una ricorrenza a cui la destra tiene particolarmente, al punto che Fratelli d’Italia voleva equiparare le foibe alla Shoa.

Amadeus ha concluso: «Una vicenda a lungo dimenticata che appartiene all’epoca oscura delle dittature che ci fa riflettere sul valore della memoria e della libertà, perché non si conquista dimenticando o rimuovendo, ma ricordando sempre».

Amadeus ha così esaudito la richiesta diretta del governo. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, giovedì aveva fatto un appello pubblico. Amadeus che fino a ieri appariva dubbioso, venerdì mattina ha ufficializzato l’intenzione di dedicare un passaggio di Sanremo alla ricorrenza.

Il testo

Amadeus ha letto un brano de “La bambina con la valigia” (edito da Piemme) e scritto da Gigliola Alvisi in cui Egea Haffner racconta la sua odissea. Suo padre era scomparso, prelevato quando aveva tre anni e mezzo nel maggio del 1945. Senza nessuna tomba per piangerlo la bambina è stata anche costretta a partire. Sulla valigia la scritta “esule giuliana”.

La scrittrice Alvisi, riporta Agi che l’aveva intervistata poche ore prima dell’intervento di Amadeus, non si è dissociata dalla richiesta del governo, ma si è dimostrata prudente rispetto alla richiesta di diversi politici del centrodestra di commemorare la giornata sul palco dell’Ariston, parlando di questo pezzo, poco conosciuto, come ritiene la scrittrice e come ricordato dallo stesso Amadeus, della storia d’Italia.

«Temo - ha spiegato Alvisi - che il palco di Sanremo sia divisivo. Non si deve essere pro o contro la divulgazione di quanto è avvenuto. E’ un fatto storico che occorre conoscere, portarlo all’Ariston significa arrivare a tutti ma allo stesso tempo continuare a creare divisioni». Per lei si rischia solo l’effetto boomerang: «L’obiettivo finale credo che non debba essere quello di arrivare su un palco popolare ma occorre parlare di un pezzo della storia d’Italia senza sentirsi schierati a destra o a sinistra».

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