I soldi pubblici per bonificare le aree avvelenate dall’amianto ci sono, ma i comuni calabresi che li hanno richiesti sono una sparuta minoranza. Persino città come Reggio Calabria hanno preferito rinunciare. Eppure ci sono scuole, alloggi popolari, rotaie dei treni ed ex stabilimenti di produzione costati milioni di euro. Siti e micrositi con i tetti di amianto, la fibra killer utilizzata fino agli anni Ottanta per la coibentazione degli edifici, per tubazioni, per le vernici e perfino, per le tute dei Vigili del fuoco.

In Calabria, parliamo di 12 milioni di metri quadrati di coperture in eternit per circa due milioni di abitanti, poco meno di 6 metri quadri a testa. «Tante amministrazioni non ritirano neanche la mappa del proprio circondario», dice Giuseppe Infusini, coordinatore provinciale dell’Osservatorio nazionale amianto Cosenza.

Censimento incompleto

I dati della mappatura eseguita dall’Arpacal, aggiornati al mese di giugno 2020, che la regione Calabria ha trasmesso al ministero dell’Ambiente, risultano «ancora parziali e non permettono una valutazione sulla tipologia e quantità complessiva di amianto presente sul territorio». Questo perché al censimento avviato dal 2014 solo 45 comuni su 404. In particolare parliamo di 21 comuni su 150 della provincia di Cosenza, 5 su 80 della provincia di Catanzaro, 7 su 27 della provincia di Crotone, 11 su 97 della provincia di Reggio Calabria e solo 1 su 50 della provincia di Vibo Valentia.

Secondo l’Ona, in Italia ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, parliamo di circa 370mila strutture tra cui 2.400 scuole, 250 ospedali e 300mila chilometri di tubature, senza dimenticare impianti sportivi, biblioteche e perfino ferrovie. La Calabria è tra le regioni strette nella morsa dell’amianto e finora leggi, regolamenti e ordinanze non sono stati sufficienti, così come il Piano per lo smaltimento e la bonifica approvato dal Consiglio regionale.

In testa alla classifica c’è Crotone, considerata come area contaminata pericolosa nella lista dei Siti di interesse nazionale (Sin). Qui ci sono 569mila metri quadrati di fibra killer, 9,7 metri per abitante e sul banco degli imputati c’è tutto il polo industriale dove l’amianto, è stato utilizzato come isolante termico.

A Corigliano (Cs), nonostante numerose bonifiche, l’amianto insiste su oltre 315mila metri quadrati, mentre a Reggio Calabria che completa il podio, ce ne sono oltre 305mila. A Cosenza quasi 123mila, a Catanzaro più di 289mila, a Vibo 194mila.

«Nonostante siano passati ventotto anni da quando è stato bandito la strada è ancora tutta in salita sul piano della messa in sicurezza dei siti».

Comuni assenti

Ad agosto scorso qualcosa si era mosso. La regione Calabria aveva pubblicato un avviso per la concessione di contributi per smaltimento e bonifica, ma non c’è stato un boom di adesioni. Si tratta di 43 milioni e 200mila euro, che il Cipe aveva messo a disposizione per ripulire i territori dall’amianto. Una cifra che avrebbe fatto comodo a molte amministrazioni locali, che però non hanno mostrato grande entusiamo. Tra i grandi assenti anche Reggio Calabria che conta numerosi alloggi popolari costruiti in amianto: nella provincia ad esempio, ci sono quelli della frazione di Trunca che hanno causato una vittima per famiglia e anche se oggi sono sfitti, continuano a rappresentare una minaccia per i residenti.

«Quando vengono inalate le fibre entrano in profondità. Possono sorgere asbestosi, cancro polmonare, tumore ai polmoni, allo stomaco, ma anche all’ovaie e ai reni», spiega Paola Serranò, oncologa ed ex consigliera delegata all’inquinamento dell’amianto al comune di Reggio Calabria. «L’Inail ha riconosciuto che la malattia di mio padre è stato frutto di anni e anni di espozione alla fibra sul luogo di lavoro», spiega Alampi, responsabile Ona Reggio Calabria, suo padre Letterio è morto per il mesotelioma. Una delle troppe storie di vittime di amianto: sono morti più di 2.500 lavoratori per colpa di mesotelioma e patologie correlate. Alampi conclude: «Mio padre ha lavorato per trent’annia contatto con l'amianto e chi sapeva ha taciuto».

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