La Direzione distrettuale antimafia di Firenze ha chiuso le indagini sul flusso di denaro tra l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. «Con l’aggravante di aver commesso i delitti di trasferimento fraudolento al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Dell’Utri, per la quale Berlusconi è stato indagato unitamente al medesimo Dell’Utri, sino al momento del suo decesso avvenuto in epoca successiva all’ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest’ultimo il quantum percepito da Dell’Utri per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi», ha scritto la Dda nell’atto di chiusura delle indagini, riporta Repubblica. 

Secondo gli inquirenti quindi i soldi trasferiti da Berlusconi sul conto di Dell’Utri sarebbero stati un compenso per la riconoscenza nei confronti dell’ex senatore di Forza Italia e suo braccio destro per il silenzio mantenuto, per la tutela quindi fornita al Cavaliere. 

La moglie di Dell’utri

Nel procedimento è indagata anche la moglie di Dell’Utri, Miranda Ratti, per intestazione fittizia di beni. È poi accusata di aver violato la normativa antimafia, secondo cui, dopo una condanna definitiva per concorso in associazione mafiosa, vige l’obbligo di comunicare le variazioni patrimoniali. Violazione che ha portato al sequestro di circa 10,8 milioni di euro. 

A fondamento dell’accusa per il reato di intestazione fittizia di beni, gli inquirenti hanno individuato 15 bonifici versati da Berlusconi a Ratti, del valore complessivo di 8 milioni di euro, al fine – scrive la procura – di «eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione».

Le variazioni del patrimonio

ANSA

Secondo una perizia disposta dai pubblici ministeri Luca Tescaroli, Luca Turco, e Lorenzo Gestri, l’ex senatore di Fi avrebbe avuto un incremento patrimoniale per oltre 42 milioni di euro, ricondotti principalmente a versamenti fatti da Berlusconi nel periodo tra il 2012 e il 2021. Ma il sequestro è stato disposto solo sulle somme trasmesse dal 2017. 

Al centro delle indagini, un’intercettazione della stessa Ratti che si riteneva «portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi», facendo intendere all’interlocutrice «che il debito verso di loro è ancora aperto». Una tesi respinta dalla difesa degli indagati, che ha invece ritenuto quei trasferimenti leciti ed effettuati in maniera «trasparente», «per ragioni di affetto e gratitudine verso l’amico».

Il filone principale

Le indagini sui mandanti esterni delle stragi del 1993 e 1994 sono ancora in corso, dopo la riapertura dell’inchiesta nel 2017, sulla base di alcune intercettazioni nel carcere di Ascoli che hanno registrato alcune conversazioni tra Giuseppe Graviano, uno dei mafiosi di Cosa nostra condannato al 41-bis per le stragi, e Umberto Adinolfi, camorrista suo compagno di ora d’aria. 

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